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Così l’era digitale ha cambiato il lavoro dell’investigatore. Le parole di Rizzi (Aisi)

Il numero due dell’agenzia d’intelligence interna, già vice capo della Polizia, ha spiegato come in un mondo globalizzato e interconnesso siano cambiati gli strumenti della criminalità. Ma anche quelli del law-enforcement. Basti pensare al superlatitante Morabito, caduto in una “cyber-trappola”

In un mondo globalizzato e interconnesso cambiano gli strumenti attraverso cui la criminalità commette i reati. Ma anche quelli delle forze di polizia. Così Rocco Morabito, esponente di spicco della ’Ndrangheta, è stata arrestato grazie a una “cybertrappola” in Brasile. Lo ha ricordato Vittorio Rizzi, ex vice capo vicario della Polizia e dal 2 settembre scorso vicedirettore dell’Agenzia informazioni sicurezza interna (Aisi), a margine dell’evento “Le nuove minacce criminali e le investigazioni 5.0: dal mondo reale al virtuale e al metaverso” organizzato giovedì dalla Fondazione Insigniti OMRI, lanciata dal prefetto Francesco Tagliente, e dalla Questura di Firenze nello storico Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze.

“L’era digitale ha determinato un’accelerazione enorme del cambiamento e questa accelerazione rende sempre più complesso inseguire nuove tecnologie e un lavoro enorme del legislatore per adeguare le norme al mondo che cambia. In questo millennio è cambiato radicalmente lo scenario”, ha dichiarato il prefetto Rizzi. “Due sono i fattori che hanno determinato questo cambiamento”, ha aggiunto. “Rivoluzione tecnologica, il passaggio dall’analogico al digitale, dall’altra parte anche la costante evoluzione dei paradigmi culturali, queste due rivoluzioni si inseriscono poi nella globalizzazione. Di fronte a questo, per semplificare, se un tempo un ’ndranghetista veniva catturato in una caverna dell’Aspromonte oggi l’ultimo degli ’ndranghetisti, Rocco Morabito, è stato catturato attraverso una cybertrappola in Brasile”.

Il latitante, rifugiatosi in Brasile, è stato infatti individuato grazie a una piattaforma digitale realizzata dal Federal Bureau of Investigation Fbi e venduta in tutto il mondo, attraverso agenti sotto copertura, come un sistema di comunicazione non intercettabile. È stata acquistata da centinaia di criminali, tra cui il superlatitante italiano che un giorno fissò un appuntamento con un complice credendo le sue comunicazioni criptate. In realtà, tutto venne seguito dall’Fbi, che avvisò i carabinieri italiani. Questi partirono per il Brasile e supportarono la polizia brasiliana nell’arresto.

Rizzi si è anche soffermato sull’intelligenza artificiale dicendosi favorevole a un’integrazione nelle investigazioni perché “proprio da investigatore ritengo che l’intelligenza artificiale possa di gran lunga essere di aiuto in tanti campi”, ha spiegato. Tuttavia, ha invitato a “fare attenzione” affinché l’intelligenza artificiale non intervenga “nel lavoro di giudizio, che deve rimanere dell’uomo. Come nel caso dell’attività di un magistrato per esempio”. Fondamentale anche che “ne sia normato l’utilizzo. E non basterà una normazione nazionale, ma occorre quantomeno una regolazione comunitaria perché in questo millennio confini non ce ne sono”, ha detto.





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