Skip to main content

Globalizzare la solidarietà. Perché l’appello di Papa Francesco riguarda anche le sorti dell’economia europea

Le parole di Bergoglio risuoneranno durante l’imminente Giubileo 2025 e ispireranno la convention inaugurale della stagione di attività 2024/2025 della Fondazione Guido Carli, “Intelligenza da vendere. Etica e impresa al tempo dell’IA”, in programma a Roma all’Auditorium Parco della Musica il 22 novembre. L’intervento di Romana Liuzzo, presidente Fondazione Guido Carli

Affermava Seneca che «il valore, quando è sfidato, si moltiplica». È la scommessa del nostro tempo: mobilitare i talenti e gli investimenti, pubblici e privati, per affrontare appunto le grandi sfide planetarie e accrescere benessere e qualità della vita a tutte le latitudini.

La ricerca curata da Deloitte calcola in 66mila miliardi di dollari l’anno il costo di cambiamento climatico, invecchiamento della popolazione, polarizzazione della ricchezza, pandemie e crisi sanitarie, povertà, fame, guerre e instabilità politica, migrazioni forzate, disuguaglianze e discriminazioni. Il prezzo dell’inazione è elevatissimo: in termini di valore attuale, significa circa 1,1 milioni di miliardi di dollari in un trentennio, pari al 63% del Pil mondiale. Possiamo permettercelo? La risposta è no. E lo studio documenta perché, ricorrendo all’esempio della fame: sarebbe sufficiente un investimento di 4,3 miliardi di dollari annui – meno del 2% del costo generato dal non fare – per nutrire tutte le persone affamate del pianeta.

Estendendo alle altre dimensioni prese in esame, il gioco è presto fatto: voltare la testa dall’altra parte equivale a sperperare risorse, a danno delle persone. Ecco le ragioni dell’appello rilanciato lo scorso aprile da Papa Francesco, da cui la ricerca ha preso le mosse: «Bisogna globalizzare la solidarietà, operando a livello nazionale e internazionale. Servono norme che garantiscano i diritti umani in ogni luogo, prassi che alimentino la cultura dell’incontro e persone capaci di guardare al mondo con una prospettiva ampia».

Sono parole che risuoneranno durante il Giubileo 2025: dal prossimo 24 dicembre, con l’apertura della Porta Santa da parte del Pontefice, sono attesi a Roma oltre 32 milioni di «pellegrini di speranza». Il messaggio di cui si faranno portatori è prezioso innanzitutto per l’Europa: anche dalla capacità di difendere la sua storia di civiltà e di agire contro gli squilibri sullo scacchiere globale senza perdere drammaticamente terreno rispetto a Stati Uniti, Cina e India dipenderà la sua sopravvivenza. Lo ha detto Mario Draghi illustrando il suo rapporto a Bruxelles: rilanciare la competitività europea è una «sfida esistenziale» per l’Ue e l’unico modo per raccoglierla è crescere e diventare più produttivi, preservando valori e diritti fondamentali senza i quali l’Europa «avrà perso la sua ragione d’essere».

Un punto, quest’ultimo, forse passato in secondo piano nel dibattito pubblico, ma centrale. Significa che le ricette indicate dall’ex presidente della Bce ed ex premier italiano – innovazione, decarbonizzazione abbassando il costo dell’energia, sicurezza e difesa comune (una delle incompiute del progetto di integrazione, coniugate a una governance più forte e alla capacità di spesa dell’Unione con investimenti aggiuntivi di 750-800 miliardi di euro all’anno – vanno considerate salvifiche anche per l’«anima» europea, non soltanto per la sua economia. Quell’anima fatta proprio di ricerca costante dell’equilibrio tra sviluppo e solidarietà, tra crescita e attenzione agli ultimi, a favore della quale Guido Carli, lo statista che fu Governatore della Banca d’Italia e ministro del Tesoro firmatario del Trattato di Maastricht nel 1992, si spese durante la sua intera esistenza. Consapevole che non si può parlare di progresso – per un singolo Paese come per l’intero globo – se qualcuno viene lasciato indietro.

È in questa lezione di bilanciamento, davanti al multilateralismo in crisi, alla frammentazione del commercio mondiale e al riemergere di protezionismi in conflitto, che un’Europa più forte e meno dipendente da Paesi terzi può ancora essere maestra, a cominciare dagli ambiti più delicati della rivoluzione tecnologica. Ne parleremo alla Convention inaugurale della stagione di attività 2024/2025 della Fondazione Guido Carli – “Intelligenza da vendere. Etica e impresa al tempo dell’IA” – in programma a Roma all’Auditorium Parco della Musica il 22 novembre. Cercheremo di riunire insieme le diverse facce dello stesso prisma ascoltando da Padre Paolo Benanti le ragioni della necessità di un’«algoretica» contro il potere incontrastato degli algoritmi e da top manager e imprenditori di primo piano le loro esperienze all’avanguardia. «Ognuno vale quanto le cose a cui dà importanza» è una delle frasi di Marco Aurelio più care a Carli. Nell’anno del Giubileo abbiamo l’opportunità di ricordare al mondo i valori a cui dare importanza. Per moltiplicarli.



×

Iscriviti alla newsletter