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India e Medio Oriente pronti, l’Europa (a guida italiana) può fare la differenza. Un anno di Imec

Di Kaush Arha, Giulio Terzi di Sant’Agata e Francesco Maria Talò

In occasione del suo primo anniversario, ecco il bilancio di quanto fatto finora. I progressi dell’India e del Medio Oriente (Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita) sono promettenti. L’Europa e gli Stati Uniti, invece, sono distratti dalle guerre in Ucraina e a Gaza. L’Italia, non solo geograficamente ma anche politicamente, è pronta per essere il Paese leader nell’attuazione del Corridoio economico India-Medio Oriente-Europa. L’intervento di Kaush Arha, Giulio Terzi di Sant’Agata e Francesco Maria Talò

Il Corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (Imec), firmato a Nuova Delhi lo scorso 10 settembre in occasione del Vertice del G20, è un’iniziativa strategica fondamentale per rivitalizzare il commercio e gli scambi indo-mediterranei. Un vero e proprio ponte economico tra l’Indo-Pacifico e il Mediterraneo.

In occasione del suo primo anniversario, ecco il bilancio di quanto fatto finora. I progressi dell’India e del Medio Oriente (Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita) sono promettenti. L’Europa e gli Stati Uniti, invece, sono distratti dalle guerre in Ucraina e a Gaza. Ironia della sorte, l’India e le nazioni dell’Asia occidentale sono molto più entusiaste del Corridoio, nonostante le turbolenze nel loro vicinato, rispetto ai più lontani partner transatlantici. A tale lacuna serve un tempestivo rimedio.

Cos’è Imec? Una iniziativa che riaccende le più antiche e importanti vie economiche tra India ed Europa. Dai secoli avanti Cristo fino al XIX secolo, l’India è sempre stata al centro commercio indoeuropeo, rappresentando un quinto o un quarto dell’economia globale in modo non dissimile dall’economia cinese degli ultimi due decenni. E la forza dell’India è intrecciata con la storia europea, dalle Storie di Erodoto alle conquiste di Alessandro ai confini indiani, sino all’ambizione di Colombo e delle potenze europee – pensiamo alle Compagnie delle Indie Orientali alla ricerca del dominio delle rotte commerciali – di trovare un passaggio marittimo occidentale. L’India, nata dal prosciugamento coloniale della sua ricchezza, è oggi una grande nazione, quella in più rapida crescita, e si avvia a diventare la terza economia mondiale entro la fine del decennio. Nuova Delhi è tornata in prima linea nel tracciare interessi e nel guidare gli investimenti nell’integrazione economica indo-mediterranea.

A differenza di altri progetti, Imec è una vera e propria iniziativa multilaterale, in cui nessuna nazione prevale. Otto partner i firmatari fondatori: India, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Italia, Germania, Francia, Unione Europea e Stati Uniti. I Paesi con una forte dimensione marittima hanno chiaramente un interesse a finanziare infrastrutture nel loro territorio nazionale, così da racchiudere e convergere all’interno dei propri confini gli scambi economico-commerciali indoeuropei. Inoltre, il forte sostegno – diplomatico, economico e securitario – degli Stati Uniti a Imec consolida le relazioni nel libero scacchiere tra l’Indo-pacifico, il Mediterraneo e l’Atlantico. Così se da un lato gli interessi Usa si rafforzano, dall’altro i loro competitor perdono spazio di manovra.

Se vogliamo sapere cosa sarà realmente Imec bisogna guardare alle pulsioni del presente ma anche proiettarsi sul futuro. Oggi, il commercio indo-mediterraneo dipende in larga misura dalla rotta di Suez. Non vi è dubbio che il Canale continuerà ad essere la via marittima di gran lunga più conveniente tra l’Estremo Oriente e il Mediterraneo ma siamo altrettanto certi che diversificazione e ridondanza siano due parole chiave per comprendere il mondo di oggi. Ecco il futuro, l’aggiunta di ulteriori corridoi di trasporto che passino per le nazioni del Golfo via terra attraverso Arabia Saudita, Giordania e Israele e giungano poi fino al Mediterraneo. Anche Turchia e Iraq stanno pianificando di collegare le rotte terrestri dal Golfo Persico attraverso l’Anatolia all’Europa. È prevedibile che la crescente portata del commercio indo-mediterraneo nei prossimi decenni genererà e occuperà molteplici arterie commerciali e collegamenti tra i due continenti. Su queste rotte indoeuropee pesa peraltro una enorme aspettativa, ovvero quella di integrare e promuovere la crescita economica e la prosperità dall’Asia centrale alle nazioni africane costiere lungo l’Oceano Indiano. Proprio come accadde secoli fa.

Le principali città portuali dell’India, del Medio Oriente e dell’Europa sono di fatto i tasselli vincenti della scommessa Imec. Mumbai in India e Dubai negli Emirati Arabi Uniti sono hub finanziari e di trasporto che rappresentano veri e propri multiplier della forza economica dell’India e del Medio Oriente. In Europa, il porto più vicino al cuore industriale e finanziario europeo è Trieste, il porto più settentrionale del Mediterraneo, storico ingresso marittimo all’Europa centrale e orientale.

Nelle città portuali, le imprese associate dei firmatari di Imec troveranno il modo di impegnarsi l’una con l’altra in una versione moderna della lega anseatica, una sorta di lega indo-abramitica. Le più importanti imprese indiane – Tata, Reliance, Ambani per citarne alcuni – assieme a quelle mediorientali – come Dpp, Etisalat e le banche degli Emirati Arabi Uniti – e Generali, Fincantieri, società bancarie, finanziarie, di telecomunicazioni ed energetiche italiane potranno sinergicamente collaborare, facilitando gli scambi commerciali lungo Imec. Un esempio concreto è il cavo di comunicazione intercontinentale in fibra ottica Blue Raman che coinvolge Reliance Jio, Omantel, Sparkle, Google ecc. O ancora, se pensiamo al porto di Trieste, il sito già vanta investimenti da parte delle principali entità logistiche europee, tra cui Msc, Hhla e Adria ports.

L’India e, rispettivamente, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita hanno compiuto progressi sostanziali nell’avanzamento delle loro relazioni economiche bilaterali. L’accordo di partenariato economico globale India-Uae è stato firmato nel 2022 e prevede di portare il commercio bilaterale a 100 miliardi di dollari entro il 2027. Dal 1° maggio 2022, il commercio tra India ed Emirati Arabi Uniti è aumentato del 16,4% e ha raggiunto gli 83,64 miliardi di dollari nel 2024. Gli Emirati Arabi Uniti sono il terzo partner (dopo Cina e Stati Uniti) commerciale dell’India ma il progresso tra i due Paesi continua a crescere, basti pensare all’impegno di creare un corridoio bilaterale per la sicurezza e la lavorazione degli alimenti. L’Indian Tobacco Corporation (Itc) valuta la possibilità di estendere il corridoio di sicurezza alimentare anche lungo l’intera lunghezza del corridoio Imec. Allo stesso modo, Fedex è impegnata nella pianificazione e nella formazione per nuovi futuri corridoi sullo stesso stampo di Imec. Gli scambi commerciali tra India e Arabia Saudita si avvicinano costantemente a 50 miliardi di dollari l’anno e l’Arabia Saudita è diventata il quarto partner commerciale dell’India. L’Arabia Saudita ha impegnato 20 miliardi di dollari nella costruzione di reti stradali e ferroviarie, finanziamenti destinati ad accelerare le tempistiche di Imec. Questo il quadro attuale.

È evidente che i segmenti Europa-Medio Oriente ed Europa-India necessitino di progressi pari a quelli ottenuti dal segmento India-Medio Oriente. L’Italia, primo Stato membro dell’Unione tra i firmatari di Imec, è strategicamente chiamata ad esser la guida europea del progetto. La leadership italiana ha già ben delineato la sua linea d’azione economica internazionale: diversificazione e rafforzamento dei legami commerciali con l’Asia e attuazione del Piano Mattei per l’Africa. Asia, Africa, Europa, in una allargata prospettiva indo-mediterranea: è questa la visione italiana, condivisa anche dall’India e dai Paesi africani che si affacciano sul Mar Rosso e sul Mediterraneo. E, alla ricerca di uno snodo che possa unire tutto questo con l’Europa, non resta che guardare alla cima del Mar Adriatico, a Trieste. Perfettamente collegato al cuore economico e industriale dell’Unione, il porto italiano è l’entrepôt ideale di Imec.

Il conflitto in corso a Gaza e le tensioni in aumento tra Israele, Hezbollah e Iran pongono seri ostacoli a Imec, così come gli attacchi degli Houthi al traffico di Suez. La pace e la sicurezza a lungo termine della regione sono direttamente correlate al miglioramento dell’attività economica, dell’interdipendenza e della prosperità di Imec. Gli attori regionali ne sono consapevoli e si stanno impegnando costantemente affinché si possano mettere in sicurezza le rotte. Anche l’Europa e gli Stati Uniti dovrebbero seguire l’esempio regionale dando priorità a Imec come parte integrante di qualsiasi soluzione di pace ai problemi attuali. L’accordo sul nucleare tra Stati Uniti e Arabia Saudita, attualmente in fase di elaborazione, promette – per esempio – anche di dare un impulso sostanziale al Corridoio.

L’Italia, non solo geograficamente ma anche politicamente parlando, è pronta per essere il Paese leader nell’attuazione di Imec. Considerando le elezioni parlamentari europee e francesi appena concluse, e le elezioni americane e tedesche all’orizzonte, è di fatto l’unica nazione che può offrire – anche nell’ottica dell’Alleanza Atlantica – una stabilità istituzionale e politica su Imec. L’Italia potrebbe impegnarsi con le nuove amministrazioni europee e statunitensi a garantire che Imec diventi una priorità assoluta nei rispettivi obiettivi geostrategici. Come? Ad esempio, nell’ambito dell’iniziativa Europe’s Global Gateway e del G7 Global Partnership for Infrastructure Investment, qui Imec otterrebbe grande attenzione e rilievo. L’Italia, nel perseguire i propri interessi nazionali, saprebbe così offrire all’Unione una leadership visionaria, coinvolgendola in un’iniziativa straordinaria quale è Imec, e al tempo stesso essere all’altezza della sfida e dell’energico entusiasmo dell’India e delle nazioni del Medio Oriente.

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