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L’Italia ha imboccato di nuovo la Via della Seta? Il ministro Wang atteso a Roma

Seconda visita in sei mesi in Italia per il titolare del Commercio di Pechino. La prossima settimana vedrà Tajani e Urso. Borghi (Iv): “Che sta accadendo? Si sta facendo rientrare dalla finestra ciò che era uscito dalla porta?”

Wang Wentao, ministro del Commercio cinese, sarà di nuovo in Italia la prossima settimana. Dopo aver partecipato al Forum di dialogo imprenditoriale Italia-Cina tenutosi ad aprile a Verona, il politico del Partito comunista cinese è atteso alla Farnesina per un incontro con Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri (con delega al commercio estero). Poi a Palazzo Piacentini per vedere Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, particolarmente attivo nella ricerca di un secondo produttore di auto in Italia (sul tavolo l’ipotesi Dongfeng Motor, che è uno dei tre maggiori produttori cinesi ed è controllato al 100% dal governo cinese, che potrebbe insediarsi c’è l’area ex Olivetti di Scarmagno, in Piemonte).

Le proposte

Tra le proposte che il ministro porterà in Italia c’è quella di un accordo di collaborazione tra piccole e medie imprese e la realizzazione di un Parco industriale sino-italiano a Shanghai. Si vocifera poi di un accordo da firmare con il ministro Tajani per rilanciare il partnerariato strategico globale che Italia e Cina hanno deciso di riprendere dopo il mancato rinnovo del memorandum d’intesa sulla Belt and Road Initiative, la cosiddetta Via della Seta.

Le consultazioni Ue-Cina sui dazi

La sua tappa in Italia si inserisce nel contesto delle consultazioni tra Bruxelles e Pechino sui dazi provvisori introdotti dalla Commissione europea sulle auto elettriche prodotte dalla Cina. Se non si trovasse un accordo, a novembre gli Stati membri dell’Unione europea potrebbero essere chiamati a confermare o meno i dazi definitivi per un periodo di cinque anni. I dazi individuali applicati a tre produttori cinesi sono del 17,4 per cento per l’azienda Build Your Dreams (Byd), del 19,9 per cento per Geely, e del 37,6 per cento per Saic.

La tappa a Bruxelles

Per questo, Wang incontrerà giovedì prossimo Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea e commissario per il Commercio. È di oggi la dichiarazione di un portavoce della Commissione europea che ha spiegato che Bruxelles ritiene insufficienti le soluzioni proposte fin qui dalla Cina per rispondere alle preoccupazioni europee sugli “effetti dannosi” dei maxi-sussidi di Pechino per le auto elettriche.

Verso una soluzione negoziata?

Rientra in questo contesto anche la recente visita del premier spagnolo Pedro Sánchez a Pechino che ha auspicato che gli Stati membri e la Commissione europea riconsiderino le loro posizioni per evitare una potenziale guerra commerciale. Come la Spagna, e come la Francia, l’Italia si era inizialmente espressa a favore dei dazi. A una domanda se la posizione italiana fosse cambiata, il ministro Urso ha detto a Reuters, a margine di un question time in Parlamento, che si aspetta una soluzione negoziata.

Le altre tappe

La visita a Roma di Wang segue la missione a Pechino di fine luglio in cui Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha siglato un Piano d’azione per il rafforzamento del partenariato strategico globale Cina-Italia (2024-2027). E precede quella che Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, effettuerà in Cina a novembre. L’obiettivo prioritario del governo italiano, come sottolineato dalla presidente Meloni, resta quello del riequilibrio delle relazioni economiche, in termini di scambi commerciali e flussi d’investimento, dopo il mancato rinnovo del memorandum d’intesa sulla Belt and Road Initiative.

I settori strategici

L’agenda del forum a Verona aveva visto quattro tavoli tematici aperti ad aziende e associazioni su altrettanti temi – agritech; e-commerce; investimenti; farmaceutico e biomedicale – che vengono considerati strategici da diversi Paesi, a partire dagli Stati Uniti, e sui quali, dunque, è necessario limitare la dipendenza da attori come la Cina. Dal viaggio della presidente Meloni a Pechino è nato l’accordo di cooperazione tra il ministero delle Imprese e del Made in Italy e il ministero cinese dell’Industria e delle tecnologie dell’informazione, che ha già portato a diversi memorandum d’intesa tra aziende dei due Paesi su settori strategici come il green-tech.

Il commento di Borghi (Italia Viva)

“All’indomani del viaggio a Pechino, abbiamo chiesto alla presidente Meloni di riferire in Parlamento sui contenuti della visita con relativo dibattito parlamentare” ma “la risposta è stata il silenzio”, dichiara il senatore Enrico Borghi di Italia Viva, membro del Copasir. “Il ministro Urso, che da presidente del Copasir nella scorsa legislatura condivideva le preoccupazioni sul condizionamento strategico di Pechino sulle economie europee, oggi corre in Cina per spalancare le porte dell’automotive italiano al Dragone”, aggiunge. “Che sta accadendo? Si sta facendo rientrare dalla finestra ciò che era uscito dalla porta?”, conclude.

(Foto: @wto)


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