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L’aerospazio italiano prova a “Crescere insieme” a Leonardo Elicotteri

Di Filippo Del Monte

L’autonomia strategica nel settore aerospazio-difesa è ormai cruciale. Per questo, il progetto mira a rafforzare le pmi italiane del settore, favorendo l’innovazione e l’ingresso di nuove aziende da settori affini

Nel più ampio campo dell’industria dell’aerospazio-difesa, garantirsi una sostanziale autonomia strategica basata su approvvigionamenti affidabili di materiali e di materie prime, oltreché sullo sviluppo di componenti specifiche (che dovranno includere le fasi di ricerca, sviluppo, progettazione e sperimentazione) è, ormai, essenziale. Si tratta di un imperativo figlio della “globalizzazione selettiva” e della sempre più alta competizione internazionale tra Stati e blocchi d’alleanza. La guerra in Ucraina è stata un (tardivo) campanello d’allarme sull’importanza di disporre di un sistema industriale della difesa resiliente e resistente anche nella “vecchia e pacifica” Europa. La supply chain aerospaziale è coinvolta in importanti programmi militari e civili nazionali e internazionali e rappresenta una avanguardia tecnologica da tutelare e promuovere. Alcuni passi importanti nel corso dell’ultimo biennio sono stati fatti, ma non bastano.

Da qui tutta l’importanza del progetto “Crescere insieme” lanciato dalla divisione elicotteri di Leonardo e rivolto alle piccole e medie imprese italiane delle regioni nelle quali è già forte e strutturata la filiera dell’aerospazio-difesa. Il comparto elicotteristico nazionale deve essere rafforzato nei termini di ricerca e sviluppo, oltreché della produzione e della sostenibilità della catena delle forniture. Per fare questo serve sia favorire il trasferimento di know-how da Leonardo Helicopters alla catena di fornitori, ma anche la disponibilità di questi ultimi, che sono il pilastro portante del settore, a investire e a crescere.

Il panorama italiano dell’aerospazio-difesa ha una particolarità rispetto alle controparti estere determinante e che è in linea con il genoma dell’industria nazionale: il 75% della filiera è costituito da microimprese e piccole imprese, mentre il 12,8% è rappresentato da medie imprese e solo il 12% è costituito da grandi imprese. Se, dunque, il reticolato di competenze e conoscenze è variegato e diffuso, la catena degli approvvigionamenti è debole o, comunque, soggetta ad oscillazioni competitive che rischiano, se non la si tutela adeguatamente, anche con interventi positivi dall’alto come quello targato Leonardo, di farla collassare.

L’obiettivo dietro al progetto è duplice: aumentare il numero di player già presenti nella filiera aeronautica, favorendo investimenti per l’ampliamento del loro portafoglio prodotti e tecnologie, ma anche supportare l’ingresso nella filiera A&D di nuovi player ad alta tecnologia provenienti da settori contigui come, per esempio, automotive, smart cities e oil & refinery.

Da un lato si individua una questione di natura, se si vuole, prettamente economica, legata alla sopravvivenza attraverso la riconversione dell’indotto di settori che, un tempo strategici, sono stati “fagocitati” dalla concorrenza estera o da scelte di politica industriale sbagliate; dall’altro c’è l’esigenza, tutta “geopolitica”, di rafforzare la propria industria dell’aerospazio-difesa rendendola maggiormente competitiva sul mercato, riportando in Italia tecnologie essenziali e potenziando una catena di fornitura sempre più indispensabile anche in caso di crisi internazionale.



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