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Uniti nella difesa della libertà e della democrazia. Il discorso di Meloni al G7 Parlamenti

Di Giorgia Meloni

Pubblichiamo l’intervento del Presidente Meloni alla XXII Conferenza dei presidenti delle Camere basse dei Paesi membri del G7: “Cosa saremo capaci di fare, ad esempio, per garantire che l’intelligenza artificiale sia controllata dall’uomo, incentrata sull’uomo e al servizio dell’uomo? Dalla risposta a questa domanda sapremo se la politica ha assunto il suo ruolo o ha abdicato a quel ruolo”

Buongiorno a tutti,

Benvenuti in Italia. Benvenuti segnatamente nella splendida Verona. Voglio ringraziare il Presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana al quale faccio i miei complimenti sinceri per questo evento, saluto tutti i Presidenti delle Camere basse delle Nazioni del G7, saluto la Presidente del Parlamento europeo, la mia amica e amica dell’Italia Roberta Metsola, saluto il Presidente della Verkhovna Rada ucraina Stefanchuk e la Presidente dell’Assemblea nazionale della Tanzania e dell’Unione interparlamentare Ackson.

È per me un grande onore partecipare a questa iniziativa seppure da remoto, e voglio scusarmi con tutti per non essere riuscita a fare di più, raggiungendovi fisicamente, ma in ogni caso non potevo e non volevo far mancare il mio contributo in questa giornata.

Il Gruppo dei Sette, come voi sapete molto bene, un gruppo unito da valori e principi comuni, che ricopre un ruolo insostituibile nella difesa della libertà e della democrazia. È un ruolo che i Governi del G7 esercitano, ma che esercitano seguendo le indicazioni dei rispettivi Parlamenti nazionali, dove cioè la sovranità popolare trova la sua massima espressione. Per questo, e lo dico da parlamentare ancor prima che da capo di Governo, io penso che lo sviluppo e il rafforzamento della dimensione parlamentare del G7 rappresenti assolutamente un valore aggiunto. È un percorso che l’Italia è orgogliosa di aver contribuito ad avviare, e che oggi assume un’importanza ancora maggiore, se guardiamo alla complessità delle sfide che siamo chiamati ad affrontare in questa difficile eppoca. Sfide nelle quali è fondamentale che la politica, e dunque prima di tutto proprio i Parlamenti, rivendichino la propria centralità.

Una di queste sfide è senza dubbio l’intelligenza artificiale generativa – Il Presidente Fontana ne parlava prima di me – ed è tra i temi, non a caso, che la Presidenza italiana del G7 ha voluto prioritari in quest’anno di presidenza. Al Vertice di Borgo Egnazia noi abbiamo ascoltato il punto di vista, su questa materia, di Sua santità Papa Francesco e vorrei riflettere con voi su uno dei messaggi che il Pontefice ha portato con il suo intervento, che io ritengo essere di estrema importanza. Il Santo Padre ci ha ricordato che la “politica serve” e che la sua grandezza si mostra quando opera sulla base di “grandi principi e pensando al bene comune e a lungo termine”. Ci ha poi ricordato, il Pontefice, che ogni strumento tecnologico creato dell’uomo, intelligenza artificiale generativa inclusa, deve avere una “ispirazione etica”, che sia cioé ordinata “al bene di ogni essere umano”. È una riflessione che condivido appieno. Perché? Se ci pensate, l’intelligenza artificiale altro non è che un grande moltiplicatore. E se è così, la domanda che noi dobbiamo porci come politici è: che cosa vogliamo moltiplicare con l’intelligenza artificiale? Voglio dire, se questo moltiplicatore venisse usato per trovare una cura finalmente a malattie che oggi sono incurabili, avrebbe allora la possibilità di concorrere in modo estremamente significativo al bene comune. Ma se quel moltiplicatore venisse invece utilizzato per aumentare le diseguaglianze e divaricare gli equilibri globali, allora gli scenari che ne deriverebbero sarebbero potenzialmente catastrofici. A chi spetta rispondere a questa domanda?

Spetta alla politica, segnatamente spetta alla “sana politica”, e se la politica delegasse questa risposta agli algoritmi o alle macchine, semplicemente la politica avrebbe abdicato al suo ruolo, con conseguenze che oggi sono inimmaginabili.

La riflessione del Santo Padre non a caso era rivolta noi. E noi dobbiamo saper cogliere la potenza della sua esortazione. E per noi intendo chi ha responsabilità di governo, certo, ma intendo soprattutto i Parlamenti, che sono il cuore delle nostre democrazie perché sono i luoghi nei quali tutti i cittadini sono rappresentati e le diverse visioni del mondo si confrontano, trovano una sintesi e si tramutano in risposte per quei cittadini.

Cosa saremo capaci di fare, ad esempio, per garantire che l’intelligenza artificiale sia controllata dall’uomo, incentrata sull’uomo e al servizio dell’uomo? Dalla risposta a questa domanda sapremo se la politica ha assunto il suo ruolo o ha abdicato a quel ruolo.

E io sono contenta di poter dire che la politica non sta abdicando, come dimostrano proprio gli esiti del summit dei leader del g7, con gli impegni assunti nelle dichiarazioni finali, e con un lavoro che stanno facendo anche le varie ministeriali, che consentono significativi passi avanti.

Penso, ad esempio, alla decisione di creare un marchio che consenta alle imprese e alle organizzazioni che adottano il codice di condotta previsto dall’Hiroshima Artificial Intelligence Process di essere riconoscibili dai cittadini e dai consumatori. Ma penso anche al Piano d’azione sull’uso dell’IA nel mondo del lavoro, consapevoli come siamo del fato che questa rivoluzione avrà conseguenze su tutti i settori e sulla vita di milioni di lavoratori. Piano che sarà adottato, tra pochi giorni durante la riunione dei Ministri del Lavoro, e rappresenterà, dal mio punto di vista, un riferimento di grande rilievo su questa materia.

Ma, a mio avviso, la politica non può non sentire sulle proprie spalle un altro peso, che è quello di valutare l’impatto sugli equilibri globali che possono avere le nuove forme di potere che stanno emergendo, come il potere computazionale, cioè il potere di calcolo associato ad algoritmi sempre più sofisticati e potenti, e il fatto che la competizione geopolitica lambisce oggi nuovi domini, domini non abitati dall’uomo ma da algoritmi, macchine e tecnologia. Spetta alla politica – ancora una volta ai Governi, ma anche e soprattutto ai Parlamenti – assumersi questa responsabilità, una responsabilità sempre più decisiva in un quadro globale già particolarmente complesso, che è attraversato da una crescente instabilità e da conflitti che hanno ricadute a 360 gradi.

Penso naturalmente alla guerra in Ucraina e all’impegno, ribadito anche in ambito G7 con forza e con nuove risposte a sostegno della Nazione aggredita di difendere quel sistema internazionale basato sulle regole e sulla forza del diritto su cui si fonda la convivenza tra le Nazioni e che garantisce tutti. È un impegno che non solo i governi ma anche i Parlamenti qui rappresentati hanno ribadito in più occasioni, e che proseguirà finché non raggiungeremo due obiettivi fondamentali: la fine della guerra e la costruzione di una pace giusta e duratura.

Ma mi riferisco, ovviamente, anche al conflitto in Medio Oriente, dove non è più rimandabile un accordo complessivo, basato sulla mediazione alla quale hanno lavorato Stati Uniti, Egitto e Qatar e che preveda un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani catturati da Hamas il 7 ottobre. Come non è più rimandabile un deciso cambio di passo nell’assistenza umanitaria alla popolazione civile.

Il G7, Italia in testa, è da sempre in prima linea per scongiurare un’ulteriore escalation nella regione, a partire dalla situazione del Libano che ci preoccupa molto. Oggi più che mai necessaria una soluzione politica duratura della crisi, che dia nuovo slancio alla prospettiva della soluzione dei due Stati.

Ci muoviamo in uno scenario di crisi che si moltiplicano, certo, ma dobbiamo ricordare che ogni crisi nasconde sempre anche un’opportunità. Spetta alla saggezza della politica saper cogliere quelle opportunità, e io penso che una delle opportunità che abbiamo davanti sia quella di approfittare di questa stagione per sapere costruire un nuovo modello di approccio alle relazioni internazionali e dimostrare che l’Occidente non è una fortezza che vuole o deve difendersi da qualcosa o qualcuno, ma è piuttosto un’offerta di valori aperta all’esterno, che vuole costruire con i partner globali le condizioni di uno sviluppo condiviso.

Noi abbiamo un’opportunità storica, e io sono particolarmente soddisfatta che il G7 sotto Presidenza italiana abbia segnato un cambio di passo e di prospettiva in questo senso. Penso, ad esempio, alle sinergie strategiche che abbiamo instaurato tra il Piano Mattei per l’Africa dell’Italia, il Global Gateway dell’Unione europea e la Partnership for Global Infrastructure and Investment del G7, e ai nuovi strumenti finanziari che abbiamo creato con la Banca Africana di Sviluppo per sostenere lo sviluppo del Continente africano.

E’ esattamente questo l’approccio che abbiamo voluto imprimere ed è questo l’approccio con il quale l’Italia parteciperà anche al Vertice dei Leader del G20 di novembre a Rio de Janeiro. L’Italia, insieme alle altre Nazioni del G7, assicurerà la massima collaborazione possibile alla Presidenza brasiliana per fare passi avanti condivisi su molti fronti. Penso a un’azione più incisiva contro la povertà e la fame, agli sforzi per affrontare il nesso clima-energia in modo più pragmatico, meno ideologico e socialmente più giusto, e alle azioni necessarie per rendere più efficaci le istituzioni finanziarie internazionali e le Nazioni Unite.

Temi di grande respiro sui quali, sono convinta, il ruolo dei Parlamenti può e deve essere decisivo. Sarò felice di ricevere la Dichiarazione finale che adotterete al termine dei vostri lavori, e sono certa che ne trarrò spunti e suggerimenti estremamente utili per l’azione della Presidenza italiana.

 


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