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Droni e sottomarini cinesi nel mirino dei satelliti Usa. Ecco l’Intelligence spaziale

Gli Usa sembrano non volersi fermare nella loro corsa per una Space force sempre più onnisciente. Il vice capo delle operazioni spaziali ha annunciato che sono iniziati gli studi per schierare, entro la fine del decennio, satelliti in grado di tracciare bersagli aerei e terrestri in movimento

Il vantaggio occidentale in termini di satelliti in grado di osservare il Pianeta si traduce in importanti risultati di Intelligence: dall’aiuto alle Forze armate ucraine all’osservazione di nuovi sistemi d’arma cinesi (recentemente, un drone e un sottomarino). Al di là del fatto che questo vantaggio rischia di essere intaccato dalle mega costellazioni di Pechino, gli Usa continuano a elaborare nuovi, ambiziosi piani. Questa volta, è il turno di satelliti in grado di seguire e tracciare singoli velivoli e mezzi di terra mentre si spostano sul campo di battaglia, che le Forze spaziali a stelle e striscie contano di schierare entro la fine degli anni Venti. 

Secondo il vice capo delle operazioni spaziali, generale Michael Guetlein, che ha parlato ad una conferenza di DefenseNews, il futuro dell’osservazione spaziale sarà stratificato, con i satelliti che integreranno quanto osservato da velivoli, in modo da rendere il sistema più resiliente. Già, perché, ovviamente, le Forze armate Usa sono già in grado di tracciare bersagli terrestri e aerei, a partire da dati forniti da velivoli e radar; si tratta di Gmti (Ground moving target indicator mission), portata avanti principalmente dai vecchi E-8 Jstars, e di Amti (Aerial moving target indicator mission), che si basa sugli E-3 e, in futuro, sui nuovi E-7. 

Passare a un’osservazione (in parte) fondata sullo spazio, però, non è facile: “Diventa sempre più difficile ottenere il necessario livello di risoluzione”, ha detto il vice capo delle operazioni spaziali. Per questo, “stiamo iniziando a investire in quelli studi adesso, e ad avere quelle conversazioni”, anche se il budget è limitato (per tutto il Pentagono, e per le Space force in particolare),  e sarà complicato assegnare i fondi necessari a questa iniziativa e mantenere ad un livello operativo soddisfacente Amti e Gmti.

Il punto è che non si può fare altrimenti: come spiegato da Guetlein “l’avversario è diventato molto bravo a portare le linee arretrate sempre più lontane dal fronte, ed è diventato molto bravo a negare il sorvolo del territorio. Facendo questo, ci ha costretto ad andare sempre più in alto per ottenere la stessa prospettiva di quello che succede sul campo di battaglia”. 

Si tratta solo dell’ultimo sviluppo pensato dal Pentagono, che ha compreso quanto sia essenziale utilizzare il dominio spaziale come abilitatore delle altre Forze armate, in un’ottica realmente multidominio. Sempre per la fine del decennio, il generale (Usaf) Heath Collins, direttore della Missile defense agency (Mda), conta di schierare satelliti in grado di distinguere tra i vari tipi di missili balistici (essenziale per comprendere come rispondervi) e tra vettori utilizzati a scopo offensivo (che necessitano di risposta difensiva) o difensivo (che richiedono magari altre reazioni, ma di natura diversa). In parallelo, pure innovazioni di carattere organizzativo: la National geospatial-intelligence agency (Nga) e la Space force collaboreranno per trasmettere dati di Intelligence raccolti dai satelliti direttamente sul campo di battaglia.


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