L’uscita pubblica dei capi di Cia e Sis è la conferma della stretta collaborazione tra i servizi di Stati Uniti e Regno Unito. Come racconta Michael Smith, tutto nacque nel 1941 con una missione di quattro esperti di crittografia americani a Bletchley Park
“La stretta collaborazione tra i nostri servizi di intelligence è uno dei più importanti elementi invisibili della special relationship” tra Stati Uniti e Regno Unito. A scriverlo, ieri, su X, è stata Jane Hartley, ambasciatrice statunitense nel Regno Unito, pubblicando una foto assieme a William Burns, direttore della Central Intelligence Agency, che sabato è apparso in pubblico (un’occasione rara) con l’omologo britannico, Sir Richard Moore, capo del Secret Intelligence Service (o MI6).
In realtà, è proprio dai rapporti tra i servizi d’intelligence che nasce la special relationship, come ha raccontato il giornalista Michael Smith. Nel libro “The Real Special Relationship”, ha raccontato che tutto ebbe inizio con una visita top-secret di quattro esperti di crittografia americani a Bletchley Park (la cosiddetta missione Sinkov, guidata da Abraham Sinkov) nel febbraio 1941, dieci mesi prima dell’ingresso degli Stati Uniti nella Seconda guerra mondiale. Gli americani portarono almeno due doni molto preziosi: una copia del cifrario diplomatico tedesco completo, che era stato sequestrato a un corriere tedesco; un analogo della macchina cifrante giapponese Purple. Meno utile si rivelò un cifrario giapponese JN-25B “quasi vuoto”. Fu l’inizio di una stretta collaborazione tra le due nazioni che dura tuttora.
Terminato il conflitto e apertasi la Guerra fredda, Stati Uniti e Regno Unito si sono resi conto che il modo in cui avevano lavorato insieme per decodificare i codici cifrati tedeschi e giapponesi poteva ora essere utilizzato per contrastare la minaccia sovietica – e dunque non soltanto sulla signals intelligence ma anche su altri campi dello spionaggio. E nonostante occasionali conflitti politici e tensioni pubbliche tra le due nazioni, come durante la crisi di Suez, la condivisione di intelligence dietro le quinte è continuata senza interruzioni, fino alla recente invasione russa dell’Ucraina, racconta Smith.
Nella prefazione del libro, Sir John Scarlett, già capo del Secret Intelligence Service, racconta che, in base alla sua esperienza, la special relationship “è molto apprezzata da tutti i partecipanti ai Five Eyes, non solo Stati Uniti e Regno Unito, ma anche Canada, Australia e Nuova Zelanda, che, in quanto ‘Dominion britannici’, sono stati inseriti nell’accordo di collaborazione di intelligence Brusa (Ukusa dal 1953) nel marzo 1946”. Oggi, dopo più di ottant’anni, “questa relazione è ancora forte. Si basa su un eccezionale grado di fiducia tra cinque Stati nazionali indipendenti”, continua Scarlett sottolineando, come hanno fatto Moore e Burns, la centralità della fiducia in un rapporto di partnership tra servizi d’intelligence (perché in certi campi parlare di alleanze è un po’ avventato).