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Non solo via di mezzo, ma strada verso il progresso. Il centrismo secondo Yair Zivan

Di Yair Zivan

Il centrismo non è solo una via di mezzo tra destra e sinistra, ma una visione politica che valorizza la moderazione, l’equilibrio e il pragmatismo. In un’epoca segnata dal populismo, rappresenta una risposta concreta, promuovendo il progresso sociale senza perdere di vista identità e comunità e proponendo un’agenda politica che unisce piuttosto che dividere. L’analisi di Yair Zivan, curatore e autore del libro “The centre must hold” e consigliere dell’ex primo ministro israeliano Yair Lapid

Il centrismo si basa su una serie di ideali e principi ben precisi: l’importanza della moderazione e del pragmatismo; l’accettazione della complessità; il profondo impegno nei confronti della democrazia liberale; la convinzione dell’uguaglianza delle opportunità e che, bilanciando le tensioni che esistono in ogni nazione, si possa migliorare la vita delle persone. Il centrismo può fornire le risposte alle sfide del nostro tempo; è l’antidoto all’estremismo e agli attacchi continui alla democrazia liberale che stanno investendo gran parte del mondo.

Ma perché ciò accada, dobbiamo prima lavorare. Sono stati versati litri di inchiostro sulla crisi della democrazia, sulle divisioni all’interno della società, sulla diffusione della disinformazione e sull’ascesa dell’estremismo. Alcune cose sono indubbiamente vere, altre sono esagerate. La destra populista, ad esempio, è in netta ascesa in gran parte dell’Europa, come dimostrano i risultati di molte elezioni, mentre la sinistra populista domina nei campus e nel mondo accademico. Il risentimento, la rabbia e lo sconforto guidano il sentimento populista.

I populisti possono ridurre ordinatamente qualsiasi problema a due messaggi fondamentali: la soluzione è sempre semplice e il fallimento è sempre colpa di qualcuno. Non c’è problema che non possa essere risolto con un tweet o uno slogan di cinque parole. I populisti hanno sempre una risposta facile, anche se in definitiva irrealizzabile. Il populismo, nella sua essenza, è il tentativo di dividere la società in due gruppi facilmente distinguibili. L’individuo non conta, conta solo la sua classificazione identitaria.

In qualsiasi forma si presenti il populismo, questo approccio divisivo non lascia spazio alle sfumature, al contesto o alla complessità. Non c’è spazio per l’introspezione, per il dibattito o per l’autocritica. Ecco perché il populismo va di pari passo con l’estremismo politico, dividendoci e impedendoci di trovare un terreno comune.

Ma se il problema fossero quelle persone che garantiscono soluzioni facili a questioni complesse, che cercano di sfruttare le reali difficoltà economiche e le sincere paure culturali? E se non fossimo così divisi come vogliono farci credere? E se, in realtà, molti di noi fossero desiderosi di abitare una terra di centro politico? I populisti e gli estremisti non solo non offrono soluzioni reali, ma sono diventati uno dei problemi principali: un ostacolo che dobbiamo superare per portare i nostri Paesi in una direzione più sana.

Non basta bollarli come irresponsabili, razzisti o antidemocratici, anche se possono essere tutte queste cose. Qualcuno deve offrire un’alternativa migliore. Questa alternativa non può provenire da un altro marchio di estremismo o da un altro tipo di populismo, ma deve provenire dal centro. È il centro che offre l’antidoto alla politica dell’intransigenza e dell’inflessibilità; è il centro che può contrastare i messaggi di disperazione e divisione.

Nel suo primo discorso il presidente francese Emmanuel Macron ha detto: “Farò di tutto perché non abbiate mai più motivo di votare per gli estremi”. Questo dovrebbe essere un grido d’allarme per i centristi, perché è rivolto a noi. Non è una critica agli estremisti e non è certo una critica all’opinione pubblica: è una sfida ai centristi a fare di più per dare ai cittadini un’alternativa chiara e per entrare in contatto con i loro timori genuini e fondati per il futuro.

Il centrismo, così come viene concepito nelle pagine di questo libro, non è il punto di mezzo tra due tribù sempre più estreme, a destra e a sinistra. Il centrismo, se correttamente articolato e attuato, stabilisce l’agenda a cui gli altri devono rispondere e diventa così un punto focale della politica. Ma al messaggio centrista è mancato qualcosa.

Non possiamo ignorare le sfide: la democrazia liberale è sottoposta a un attacco continuo, le democrazie non sono riuscite ad adattarsi ai rapidi progressi tecnologici, la nostra politica si sta sgretolando e ci troviamo di fronte a una serie di eventi globali più complessi di qualsiasi cosa abbiamo visto prima. Ma il disastro è tutt’altro che inevitabile. L’umanità ha ripetutamente dimostrato la capacità di superare ostacoli che sembravano insormontabili, se ispirati da società ben governate e infuse di speranza.

Il centrismo offre il quadro con cui farlo ancora una volta. La lotta tra la politica della paura e quella della speranza, tra gli estremi e i moderati, definirà il futuro della democrazia ed è una lotta che può essere vinta solo dal centro politico. Noi centristi siamo fiduciosi riguardo al futuro e ottimisti sulla natura umana. Non siamo ingenui, né cerchiamo l’utopia, ma crediamo che con il giusto approccio si possa progredire, far progredire la società, migliorare la qualità della vita delle persone, risolvere i problemi e creare opportunità senza perdere il nostro senso di identità, comunità e scopo.

In un momento in cui la politica può sembrare cupa e in cui alcuni fanno leva sulla paura e sulla rabbia, questo senso di speranza è uno dei maggiori contributi che il centrismo apporta alla vita pubblica. Forse, più che mai, è proprio quello di cui abbiamo bisogno.

Formiche 206



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