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Chi è Laurene Powell Jobs, l’amica (e finanziatrice) di Kamala Harris

La vedova del fondatore di Apple e la vicepresidente sono molto amiche e da quel legame autentico è nata un’alleanza determinante nella corsa per la Casa Bianca. Storia di una fratellanza basata su una filosofia politica condivisa e un interesse per l’arte, la cultura e le sfide per le donne

 

L’amicizia vera tra donne, quando c’è, ha un potere incredibile. E il mondo degli affari e la politica non sono l’eccezione. Tra la vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, e l’imprenditrice e filantropa americana, Laurene Powell Jobs, c’è una vecchia e autentica amicizia. Tanto, che la candidata del Partito Democratico considera la vedova di Steve Jobs parte della sua famiglia allargata.

Negli ultimi 20 anni, Harris e Powell Jobs hanno legato moltissimo, tanto da essere confidenti sul piano personale e scambiarsi consigli strategici sul piano professionale. Powell Jobs, infatti, ha finanziato economicamente l’ascesa politica dell’amica Harris, aiutandola anche a migliorare la sua immagine pubblica.
“Dietro la salita di Kamala Harris c’è la donna più ricca della Silicon Valley”, ha scritto il quotidiano americano The New York Times. Powell Jobs avrebbe anche un ruolo importante nel ritiro del presidente Joe Biden come candidato e la spinta di Harris come nuova opzione dei democratici nelle elezioni contro Donald Trump. Per il NYT, “LPJ” – come la chiamano intimi e amici – sarà uno dei personaggi più influenti nel governo di Harris, in caso di vittoria il 5 novembre.

Nata a West Milford il 6 novembre del 1963 (festeggerà, quindi, il compleanno il giorno dopo il voto), Powell Jobs ha un patrimonio di circa 11 miliardi di dollari. È laureata in Scienze Politiche all’Università della Pennsylvania e in Economia all’Università di Pennsylvania. Si è sposata con Steve Jobs in una cerimonia buddista nel 1991. Come fondatrice della Emerson Collective, sostiene politiche di istruzione, giustizia sociale, e immigrazione. Ha il controllo del trust di Jobs e molte azioni della Walt Disney Company.

David Bradley, che ha venduto la rivista The Atlantic alla Emerson Collective, l’impresa di Powell Jobs, racconta che Kamala Harris è nel circolo più stretto della vedova di Steve Jobs. Le due donne chiacchierano, come fanno le amiche, buttate sul divano, mentre mangiano pesce e verdure e si raccontano gli aneddoti dei loro viaggi in Africa. Le due amiche non hanno voluto rilasciare commenti all’inchiesta del NYT, ma molti conoscenti hanno assicurato che il loro legame si basa su “una filosofia politica condivisa, un interesse per l’arte e la cultura e le sfide che hanno le donne al centro dell’attenzione pubblica”.

Le due donne hanno frequentato per 20 anni gli stessi ambienti della Silicon Valley. Powell Jobs è stata una delle 60 persone che hanno partecipato al matrimonio di Kamala Harris con Douglas Emhoff nel 2014, e Powell Jobs invitò Harris al matrimonio del figlio Reed nelle Hawaii. Viaggiano insieme – spesso sull’aereo privato di Powell Jobs – e difendono il tempo per mangiare insieme. Il NYT sostiene che condividono anche lo stesso dermatologo.

Quando Harris cominciò a pensare in un ruolo politico più alto, l’amica organizzò una raccolta fondi a casa con molte figure importanti della Silicon Valley come Marc Benioff, fondatore di Salesforce; Ron Conway e Sean Parker di Facebook, come ricorda il quotidiano americano. Ora si dedica ad incentivare ad altre leader donne del mondo della tecnologia a sostenere l’amica Harris e dona milioni di dollari alla campagna elettorale.

Sarà Powell Jobs la futura segretaria per l’Istruzione, se vince Harris? Non si può prevedere il futuro politico della vedova di Steve Jobs. Ma per Marc Porter Magee, difensore della riforma dell’istruzione negli Usa, potrebbe diventare una persona molto influente in un ipotetico governo Harris: “Laurene è una delle poche filantrope che ha fatto importanti investimenti in innovazione educativa e che partecipa attivamente nella politica democratica. Se vince Harris, lei e il suo team potrebbero diventare attori importanti in un governo che deve ancora definire l’agenda sull’istruzione”.



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