La prossima visita del Capo dello Stato segue mesi di intense interazioni. Pur uscendo dalla Via della Seta, Roma cerca nuove strade per rafforzare la cooperazione economica, ma le divergenze politiche, dal sostegno alla Russia alla questione di Taiwan, restano centrali. Anche se una linea politica non sembra chiara…
Mancano pochi giorni alla visita di Sergio Mattarella in Cina. La visita del Presidente della Repubblica a Pechino arriva dopo quelle di molti esponenti del governo, tra cui Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, e Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy. Ciò che unisce tutti gli incontri bilaterali di quest’anno è la volontà di superare senza incidenti il mancato rinnovo del memorandum d’intesa sulla Belt and Road Initiative, la cosiddetta Via della Seta, che fu sottoscritto nel 2019 dal governo gialloverde presieduto da Giuseppe Conte. Per questo, si è deciso di punta sul rinnovo del partenariato strategico globale lanciato vent’anni fa.
Il 26 settembre è stato inaugurato il collegamento aereo diretto tra Venezia e Shanghai, operato dalla compagnia aerea China Eastern Airlines, come auspicato da Tajani e da Wang Wentao, ministro del Commercio, in occasione della Commissione economica mista riunitasi lo scorso aprile a Venezia. Come aveva anticipato Tajani, ciò va “nella direzione, auspicata da entrambe le parti, di ampliare collegamenti aerei tra Italia e Cina anche su scali diversi da Roma e Milano”.
Oggi Jia Guide, ambasciatore cinese in Italia, ha firmato un editoriale pubblicato sui giornali su Il Messaggero e Il Mattino, giornali del Gruppo Caltagirone, per spiegare le ragioni per cui l’economia cinese sarebbe un’opportunità per l’Italia. Racconta, per esempio, che Pechino “sta anche formulando una legge sulla promozione dell’economia privata, dando un chiaro segnale di sostegno fermo ufficiale. Il governo cinese regolamenterà l’applicazione delle leggi e i comportamenti normativi verso le imprese, in modo da fornire a tutte le aziende che investono in Cina un ambiente imprenditoriale più stabile, giusto, trasparente e prevedibile”. Nel complesso, questa e altre politiche del Partito comunista cinese “non solo ancorano gli obiettivi annuali dello sviluppo cinese, ma si focalizzano anche sulle preoccupazioni delle entità imprenditoriali, comprese le aziende italiane in Cina, dando un impulso complessivo al sano sviluppo dell’economia reale cinese e fornendo anche un forte sostegno allo sviluppo di nuove forze produttive cinesi di qualità”. Come ha spiegato Tajani incontrando un mese fa Wang, l’Italia è pronta “a collaborare invece sul tema delle piccole e medie imprese, con iniziative molto positive che abbiamo concordato e che ribadiremo anche in occasione della visita del presidente della Repubblica Sergio Matterella, che accompagnerò a Pechino”.
Un ramoscello d’ulivo teso da Pechino a Roma in vista della visita del capo dello Stato, che sarà accolto dal leader Xi Jinping. Rimangono, però, alcune domande senza risposta, dalla sovraccapacità cinese alla debolezza della domanda interna, dal sostegno militare alla Russia ai piani di invasione di Taiwan fino all’inazione contro gli Houthi che destabilizzano l’Indo-Mediterraneo.
Pechino, però, può contare su una politica, quella italiana, che non sembra seguire sempre una linea comune. Basti pensare che la scorsa settimana Daniela Santanché, ministra del Turismo, ha rappresentato il governo al gala di China Media Group o che, mentre il ministro degli Esteri ha detto sì ai dazi europei sulle auto cinesi, quello delle Imprese auspica che le imprese cinesi aprano stabilimenti di auto elettriche in Italia. Mercoledì a Montecitorio si terrà il convegno “Nel 700° anniversario della morte di Marco Polo, l’importanza degli scambi culturali nelle relazioni tra Italia e Cina” con i saluti del presidente della Camera, Lorenzo Fontana, e gli interventi del ministro della Cultura, Alessandro Giuli, Vinicio Peluffo, presidente dell’Associazione parlamentare “Amici della Cina”, Tiziana Lippiello, rettrice dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’ambasciatore Jia, Roberto Pella, presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani. Modera Maria Rosa Azzolina, presidente dell’Istituto italo cinese.