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Cosa dicono i dati Istat sulla povertà e come invertire la rotta. Scrive Becchetti

Il contrasto al fenomeno richiede una pluralità di interventi con effetti a breve e medio termine. Da una parte ridurre o eliminare le differenze di accesso a istruzione e sanità, dall’altra favorire formazione e riqualificazione dei lavoratori nei processi di creazione e distruzione di posti di lavoro sempre più frequenti per via della rapidità del progresso tecnologico. Il commento di Leonardo Becchetti

I dati Istat sulla povertà nel 2023 rilasciati oggi evidenziano sostanzialmente la stabilità della povertà assoluta e l’aumento della povertà relativa.

Sono in povertà assoluta circa 5,7 milioni di persone, l’8,4% delle famiglie mentre la povertà relativa passa da 14 al 14,5 % e riguarda circa 8,5 milioni di persone. Va ricordato come la povertà assoluta si calcola come reddito necessario ad acquistare il paniere di beni e servizi essenziale per la vita (di sussistenza), con soglie diverse a seconda dell’area geografica, della dimensione del comune di residenza e della struttura del nucleo famigliare. La povertà relativa è invece una misura della distanza del reddito dei più indigenti dal reddito medio della popolazione.

Stabilità della povertà assoluta accompagnata da un aumento della povertà relativa significano aumento delle diseguaglianze. Aumento che conferma le forze centripete del sistema economico globale dove concorrenza internazionale e progresso tecnologico aumentano i differenziali salariali per qualifica e dunque le diseguaglianze all’interno dei paesi. Povertà assoluta, relativa e diseguaglianze assumono nel nostro paese forme come quelle dei lavoratori poveri, dei lavoratori saltuari, delle file d’attesa e rinuncia alle cure sanitarie dei meno abbienti.

Il contrasto al fenomeno richiede una pluralità di interventi con effetti a breve e medio termine. Da una parte ridurre o eliminare le differenze di accesso a istruzione e sanità, dall’altra favorire formazione e riqualificazione dei lavoratori nei processi di creazione e distruzione di posti di lavoro sempre più frequenti per via della rapidità del progresso tecnologico. Una maggiore progressività fiscale è anche auspicabile e desiderata dalla maggioranza (70%) degli italiani. Sul fronte delle imprese la Global Minimum Tax si va implementando come misura capace di contrastare efficacemente elusione ed evasione.

Su quello delle persone le proposte di maggiore tassazione dei grandi patrimoni si scontrano con la concorrenza che gli stati sovrani si fanno, proprio con gli sconti fiscali, per attrarre nuovi contribuenti. Il dibattito sulle misure di reddito di base o di cittadinanza procede. Le misure oggi esistenti devono discriminare con sempre maggiore efficacia i poveri occupabili da quelli non lo sono. Aumentando prossimità e dialogo degli operatori sociali con i beneficiari al fine di poter inquadrare correttamente le loro situazioni. Soluzioni avveniristiche ma da studiare sono quelle di banche centrali che potranno in parte contribuire in futuro creando moneta digitale in grado di alimentare i redditi di base adottando tutte le precauzioni necessarie per evitare effetti inflazionistici.



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