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Cyber, integrare difesa civile e militare. Le parole di Frattasi (Acn)

Il direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale all’evento “Spazio virtuale”: “Serve una più stretta collaborazione fra tutte le strutture, comprese quelle dell’intelligence”

Serve un’integrazione tra la componente civile e quella militare degli organismi dello Stato attivi nella salvaguardia della sicurezza cibernetica nazionale “in considerazione della natura della minaccia e della sua offensiva multidominio”. Lo ha detto ieri il prefetto Bruno Frattasi, direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, intervenendo all’evento collaterale del G7 a presidenza italiana “Spazio virtuale. Le garanzie di giurisdizione nella resilienza e nella difesa della sicurezza nazionale”, organizzato dalla Fondazione Occorsio alla Farnesina.

La minaccia ibrida

Frattasi ha fatto riferimento a minacce ibride, tali “per la fluidità dei contesti in cui agisce, la sua aterritorialità” e “con potenziali effetti di tipo sistemico”. In questo scenario, ha spiegato ancora, “sarebbe impossibile, ma anche sbagliato, pensare in maniera non olistica alla sicurezza nazionale cibernetica”. Serve, dunque, una “più stretta collaborazione fra tutte le strutture, comprese quelle dell’intelligence, deputate a tale forma di sicurezza del Paese, ovviamente ciascuno operante nel rispetto del proprio ruolo e secondo la propria missione”, ha ribadito.

La sfida del ransomware

In riferimento alla minaccia cibernetica, Frattasi, ha parlato di una sfida “globale e incrementale, nel senso sia quantitativo sia qualitativo”. Crescono gli attacchi informatici alle infrastrutture critiche con l’aumento della superficie d’attacco nei Paesi più ricchi. In questo senso, gli attacchi ransomware “sono la minaccia più insidiosa perché colpiscono due pilastri su cui poggia la sicurezza nazionale: la sicurezza dei dati e la sicurezza economica”, ha osservato il direttore. Sembra dunque affacciarsi all’orizzonte, secondo Frattasi, un “principio solidaristico di sicurezza collettiva posto a mutua garanzia dell’integrità e indipendenza dei Paesi che liberamente aderiscono al vincolo di alleanza”. Per questo, l’Italia si è immediatamente unita alla coalizione globale lanciata nel 2021 dagli Stati Uniti per evitare che i cyber-criminali passano trovare facile rifugio in alcuni “paradisi”.

Il futuro quantum

“Il carattere incrementale della minaccia alla sicurezza digitale nazionale è anche legato allo sviluppo delle tecnologie emergenti. Si stagliano su questo sfondo la tecnologia quantistica e l’intelligenza artificiale. La natura duale che le accomuna ci consente tuttavia di dire che lo sfruttamento positivo di entrambe può alimentare e rafforzare, rendere più incisive ed efficace, la risposta alla minaccia”, ha continuato Frattasi. “È questo il campo di impegno più prospettico cui corrisponderà una modificazione strutturale e anche operativa dell’Agenzia prefigurata dalla creazione, prevista dalla legge 90, del Centro nazionale di crittografia, e dall’impiego all’interno del nostro organismo di personale militare, anche funzionale al disimpegno, nell’ambito del nucleo di cybersicurezza, dei compiti discendenti in materia di cyberdifesa dal memorandum di intesa sottoscritto con la Nato”, ha concluso.



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