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Di Centro ne è rimasto uno solo. La versione di Merlo

Se del Centro e della “politica di centro” c’è assolutamente bisogno, è altresì necessario che il partito che li interpreta, e cioè Forza Italia, sia realmente l’espressione e la sintesi di queste culture. E questo per il bene e la qualità della democrazia nel nostro Paese e non solo, o non tanto, per il destino delle singole culture politiche

Sì, è vero. In Italia si governa storicamente “dal centro” e si vince elettoralmente “al centro”. Tramontata, ma purtroppo non ancora del tutto archiviata, la squallida e incommentabile parentesi populista, demagogica, anti politica e qualunquista dei 5 Stelle e di tutti coloro – a destra come a sinistra – che hanno disinvoltamente cavalcato quella deriva profondamente anti democratica e anti costituzionale.

Ma per poter declinare concretamente, e credibilmente, il Centro e una “politica di centro” nel nostro Paese, occorre anche e soprattutto praticare quella cultura e quella prassi. E, su questo versante, lo scenario attuale è fortunatamente più chiaro e meno confuso rispetto a qualche tempo fa. E cioè, tramontato definitivamente ed irreversibilmente quello che è stato definito il ”terzo polo” per i contrasti irriducibili tra i due capi dei rispettivi partiti personali, ovvero Renzi e Calenda; collocato il Pd – antico partito di centro sinistra – definitivamente nell’area della sinistra radicale e massimalista alleato con le altre due sinistre, quella populista e demagogica dei 5 Stelle e quella fondamentalista ed estremista del trio Fratoianni/Bonelli/Salis, è di tutta evidenza che il Centro non può che guardare altrove. E quell’altrove è, oggi e non ieri, rappresentato dal “nuovo corso” politico di Forza Italia sotto la guida accorta, responsabile ed equilibrata di Antonio Tajani.

Perché il Centro, come dimostra la storia democratica del nostro Paese, è un impasto di ingredienti che contribuisce, se cementato da una sintesi feconda e costruttiva, a costruire un vero progetto politico e di governo. Non si tratta, però, di un impianto riconducibile alla sola cultura politica che non è mai, comunque sia, condizionato da un solo filone di pensiero e da una sola tradizione ideale ma, semmai, è la sommatoria di tutte quelle sensibilità che sono legate da un’indole lontana dai radicalismi e dai massimalismi. Ma, accanto alla cultura politica e di governo, esiste anche una prassi – o meglio ancora uno “stile” – che caratterizza visibilmente la presenza del Centro e, appunto, di una “politica di centro”. Uno stile che nel nostro Paese viene comunemente e sbrigativamente definitivo come “democristiano” a ricordo di una esperienza politica, culturale e di governo che, malgrado la permanente e scientifica demolizione storica, politica, culturale, ed etica da parte dei soliti e noti detrattori del “politicamente corretto”, continua a suscitare forte attenzione e grande interesse per chi vuole governare seriamente il Paese senza ricorrere a metodi di sola propaganda populista e demagogica.

E oggi il contributo, il ruolo e la funzione che può giocare Forza italia possono essere decisivi e determinanti per il buon governo del nostro Paese. E tra gli elementi indispensabili che si rendono necessari per centrare questo obiettivo c’è indubbiamente l’apertura di questo partito a quella cultura politica e a quella tradizione che storicamente hanno saputo declinare, con efficacia ed incisività, una vera e credibile prospettiva centrista, moderata e riformista nel nostro Paese. Ovvero, la cultura e il pensiero riconducibili al cattolicesimo popolare e sociale.

Ecco perché, se del Centro e della “politica di centro” c’è assolutamente bisogno, è altresì necessario che il partito che li interpreta, e cioè Forza Italia, sia realmente l’espressione e la sintesi di queste culture. E questo per il bene e la qualità della democrazia nel nostro Paese e non solo – o non tanto – per il destino delle singole culture politiche.


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