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Ghost Shark, ma non solo. Su cosa ha lavorato Aukus durante Autonomous Warrior 2024

La recente esercitazione ha visto Australia, Regno Unito e Stati Uniti sperimentare assieme tecnologie autonome avanzate, potenziando la sorveglianza marittima e la condivisione in tempo reale dei dati per migliorare l’interoperabilità e le capacità operative congiunte

I tre Paesi membri dell’Aukus (Australia, Regno Unito e Stati Uniti, come suggerisce il nome) hanno condotto una serie di test innovativi nel campo delle tecnologie autonome, rafforzando le capacità di sorveglianza marittima e consapevolezza situazionale in scenari complessi. Durante l’esercitazione “Autonomous Warrior 2024” in Australia, avvenuta all’interno di un’iniziativa (nota come “Maritime Big Play”) volta a migliorare l’interoperabilità e sviluppare tecnologie emergenti tra i Paesi alleati, i tre Paesi hanno testato sistemi autonomi sottomarini, navali e aerei, sviluppati per operare in modo integrato, raccogliendo e condividendo dati in tempo reale.

Tra le piattaforme che sono state oggetto di sperimentazione nel suddetto framework c’è anche il “Ghost Shark”, un sottomarino autonomo extra-large sviluppato dalla start-up Anduril. Questo veicolo modulare sarà impiegato per missioni di sorveglianza, raccolta di informazioni e attacco. Il Ghost Shark ha suscitato grande interesse, grazie alla sua flessibilità e capacità di adattarsi a numerose configurazioni operative, aprendo nuove prospettive per operazioni sottomarine non presidiate.

Una tecnologia innovativa messa alla prova durante l’esercitazione è stato il sistema “Multi-Domain Uncrewed Secure Integrated Communications”, una rete di comunicazione sicura e integrata, in grado di connettere senza soluzione di continuità veicoli autonomi in mare, aria e spazio. Questa architettura permette una condivisione immediata delle informazioni tra i tre Paesi, garantendo una capacità decisionale avanzata basata su dati provenienti da diverse piattaforme autonome.

Altra tecnologia di rilievo è il “Common Control System” (Ccs), costruito su un’architettura aperta, consente di gestire diversi veicoli senza equipaggio, aumentando ulteriormente l’efficienza operativa. Un’altra tecnologia in evidenza è stata il “Triton”, un veicolo ibrido in grado di operare sia sotto che sopra la superficie del mare. Il coinvolgimento delle industrie private è stato essenziale: circa trenta diversi sistemi autonomi, forniti da aziende dei tre Paesi, sono stati testati in scenari operativi reali, gettando le basi per una futura adozione su vasta scala.

Durante “Autonomous Warrior”, sono state testate tattiche e procedure per migliorare la rapidità della trasmissione dei dati di intelligence tra gli alleati, con risultati impressionanti: attività che normalmente avrebbero richiesto mesi sono state completate in pochi minuti. Questi progressi dimostrano la crescente rilevanza delle tecnologie autonome nella gestione delle operazioni congiunte.

Madeline Mortelmans, attuale assistente segretario alla Difesa per strategia, piani e capacità, ha sottolineato come il progresso delle capacità sotto-marittime, con droni lanciati e recuperati da sottomarini britannici e statunitensi, rappresenti un balzo in avanti per l’Aukus. Allo stesso tempo, l’integrazione del siluro leggero Sting Ray negli aerei di pattugliamento marittimo P-8A rafforza l’interoperabilità delle forze alleate, migliorando la resilienza delle scorte di munizioni. Mentre Heidi Shyu, sottosegretario alla Difesa per la Ricerca e l’Ingegneria degli Stati Uniti, ha evidenziato come la cooperazione trilaterale stia contribuendo a ridurre i costi di acquisizione, manutenzione e formazione, generando economie di scala.


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