Le direttive mirano a sfruttare il potenziale dell’Intelligenza Artificiale, tutelando al contempo i valori democratici e prevenendo usi dannosi, come la sorveglianza di massa o l’impiego in decisioni su armi nucleari
La Casa Bianca sta chiedendo al Pentagono e alle agenzie di intelligence degli Stati Uniti di aumentare l’adozione dell’intelligenza artificiale. È una delle decisioni contenute nel memorandum sulla sicurezza nazionale pubblicato ieri. L’obiettivo è far sì che le agenzie governative intensifichino gli impieghi dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, sono vietati utilizzi di questa tecnologia in modi che “non sono in linea con i valori democratici”.
Nelle 50 pagine di memorandum, più un’appendice secretata, si sottolinea ad esempio che i sistemi di intelligenza artificiale non possono essere usati nell’ambito di decisioni sulle armi nucleari, che spettano esclusivamente al commander-in-chief, o in decisioni che riguardano le richieste di asilo da parte di migranti. Si sottolinea inoltre che l’intelligenza artificiale non deve essere usata per tracciare qualcuno in base all’etnia o alla religione, o per classificare qualcuno come “noto terrorista” senza l’intervento umano. Ma la parte forse più interessante del documento è quella che definisce i progressi del settore privato nel campo dell’intelligenza artificiale come “beni nazionali che devono essere protetti” – proprio come furono le prime armi nucleari – dallo spionaggio o dal furto da parte di Paesi stranieri ostili, come Cina o Russia.
La nuova direttiva è stata annunciata ieri al National War College da Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale, una delle figure di punta dell’amministrazione presieduta da Joe Biden su opportunità e rischi delle nuove tecnologie. Sullivan ha riconosciuto che una sfida è rappresentata dal fatto che il governo degli Stati Uniti finanzia o possiede pochissime delle tecnologie chiave di intelligenza artificiale, e che queste si evolvono così velocemente da sfidare la regolamentazione. “Il nostro governo ha avuto un ruolo precoce e critico nel plasmare gli sviluppi, dalla fisica nucleare all’esplorazione spaziale, fino al personal computing e a Internet”, ha dichiarato Sullivan. “Non è stato così per la maggior parte della rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Mentre il dipartimento della Difesa e altre agenzie hanno finanziato gran parte del lavoro sull’intelligenza artificiale nel XX secolo, il settore privato ha dato impulso a gran parte dell’ultimo decennio di progressi”.
Il memorandum riconosce che l’intelligenza artificiale potrebbe essere determinante nel campo militare: ad esempio, droni autonomi sempre più sofisticati potrebbero operare in modo indipendente, permettendo agli Stati Uniti di monitorare e controllare il Pacifico più efficacemente. Tuttavia, esiste il rischio che la stessa tecnologia sviluppata per difendere gli Stati Uniti possa essere usata per minare i diritti civili all’interno del Paese, come dimostrano le preoccupazioni sollevate da gruppi per la difesa della privacy e dei diritti umani.
La competizione con la Cina è un tema centrale, anche in questo documento: il governo degli Stati Uniti ha già vietato l’esportazione verso il Paese di determinati chip fondamentali per lo sviluppo di programmi avanzati di intelligenza artificiale. La Cina, sebbene tagliata fuori da questi componenti chiave, non è però molto distante dagli Stati Uniti nel campo dell’intelligenza artificiale, secondo quanto affermano esponenti del settore tecnologico e militare.