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Un Paese che invecchia. Quale strada verso l’healthy ageing? Il punto di Zullo

Di Ignazio Zullo

L’Italia è una delle nazioni più longeve al mondo. Fondamentali per il nostro Ssn l’invecchiamento in salute e la prevenzione. Stamattina ad Ancona la sessione di lavoro dedicata al tema dell’invecchiamento sano ed attivo che vede partecipi i ministri del gruppo e i rappresentanti delle organizzazioni internazionali. In occasione del G7 Salute, l’articolo pubblicato su Healthcare Policy a firma di Ignazio Zullo, senatore, membro commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

Il G7 rappresenta per il nostro Paese una grande occasione di riflessione e confronto globale sulle priorità, criticità e soluzioni necessarie per vincere sfide che le principali economie si trovano ad affrontare in questi anni, ma anche in futuro. In questo contesto è fondamentale poter lavorare su documenti di policy, che partano da una operazione di confronto con tutti gli stakeholder del sistema Italia, in grado di guidarci nel nostro ruolo politico e istituzionale. È una grande occasione per recepire le priorità di policy e gli impegni che il nostro governo contribuirà a definire attraverso i vari incontri e gruppi di lavoro attivi in questi mesi.

LO SCENARIO ITALIANO IN DATI

Sappiamo benissimo che l’Italia rappresenta una delle nazioni più longeve e con una tra le più alte percentuali di over 65, che già oggi rappresentano il 24% della popolazione e, secondo le stime di Istat, potranno aumentare fino al 34% nel 2050. Siamo anche consapevoli del fatto che circa il 70% delle risorse sanitarie vengono assorbite dalla domanda di cura relativa a pazienti cronici e fragili, popolazione che si concentra nelle fasce di età superiori ai 55 anni. Più l’aspettativa di vita aumenta, maggiore potrebbe essere l’incidenza e la prevalenza di patologie croniche e invalidanti, quindi la necessità di risorse che vadano a coprire la crescente domanda di salute. Per questo l’invecchiamento in salute e la prevenzione sono così importanti, come anche ha evidenziato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel corso dell’incontro G7 tenutosi a Genova lo scorso 11 e 12 luglio.

IL FUTURO DEL SSN

In questo momento storico è più che mai necessario ripensare alla gestione delle risorse e all’organizzazione del nostro Servizio sanitario nazionale, mettendo a sistema strategie e azioni che possano contribuire alla prevenzione, quindi a un processo di invecchiamento in salute, per ritardare o ridurre l’insorgenza di patologie e condizioni invalidanti che limitano la qualità della vita dei nostri cittadini, e rendono il nostro Ssn meno sostenibile.

LA SINERGIA NECESSARIA: CITTADINI, MEDICI ED ENTI PUBBLICI

L’invecchiamento attivo si basa sicuramente sulla consapevolezza del cittadino circa le corrette abitudini, stili di vita e interventi di prevenzione disponibili, ma anche sul rendere sempre più attiva la sinergia tra cittadino e medico. Alla base c’è quindi la necessità di investire maggiormente in azioni di formazione, comunicazione e informazione, per portare al centro dei programmi formativi delle professioni sanitarie il valore della prevenzione e della salute pubblica. Allo stesso tempo, è importante lavorare con le Regioni, i Comuni ed enti pubblici per promuovere la prevenzione in tutte le sue forme: dai corretti stili di vita fino alle vaccinazioni e agli screening.

LA SALUTE COME OBIETTIVO INTERGENERAZIONALE

Le vaccinazioni, ormai note per la loro capacità di debellare patologie che hanno inciso gravemente sull’aspettativa di vita di giovani e anziani, sono uno degli interventi di prevenzione su cui possiamo fare ancora tanto, sia in termini di cultura dell’immunizzazione, sia per quanto riguarda le modalità di erogazione. Grazie alle vaccinazioni possiamo ridurre l’incidenza di patologie di alto impatto che oltre a limitare l’invecchiamento attivo, sono anche causa di decessi e perdite di produttività, considerando che molti senior sono ancora attivi nel mondo del lavoro e rappresentano un pilastro per la nostra società. Ma questa cultura alla vaccinazione va portata anche alle generazioni più giovani, perché l’active ageing si costruisce nel tempo e a partire dalla gioventù. Per avere anziani sani dobbiamo avere giovani e adulti in salute.

IL RUOLO CHIAVE DELLO SPORT

Un altro tema importante è la cultura al movimento e allo sport che, unito all’adozione di stili di vita corretti e un’alimentazione sana, può portare enormi benefici alla popolazione. Bisognerebbe adottare politiche che uniscano interventi sanitari e sociali, ma anche innovazioni di approccio alla salute. La prescrivibilità dello sport come intervento di salute, la formazione dei medici di medicina generale (e non solo) per comprendere la potenzialità del movimento nel prevenire numerose patologie cardiovascolari, metaboliche, oncologiche e anche condizioni legate alla salute della mente. Lavorare sull’attivazione di palestre e centri che possano promuovere lo sport per tutte le fasce di età. Tutte innovazioni che potrebbero contribuire a ridurre del 60% il carico della malattia in Italia, in quanto riconducibile a fattori di rischio che possono essere modificati grazie all’adozione di stili di vita sani e orientati a un healthy ageing.

LA SFIDA DELL’ISOLAMENTO

Un ulteriore fattore di grande importanza è l’ingaggio della popolazione anziana nella nostra società. Molti studi, anche recenti, hanno messo in evidenza il crescente numero di anziani soli e a rischio di isolamento, che lo scorso anno superavano i 9 milioni, su un totale di 13,9 milioni di senior censiti da Istat. La solitudine e l’isolamento sono importanti fattori di rischio, che portano all’insorgenza di patologie che spesso conducono ad un decadimento fisico e cognitivo accelerato, limitando ancora una volta un percorso di invecchiamento in salute. L’Oms ha segnalato l’importanza di implementare interventi che permettano alle città e alle comunità di essere più inclusive con i senior, anche per contrastare la passività fisica e cognitiva.

LA STRATEGIA DA SEGUIRE

In questo senso la Legge delega 33/2023 contenente la riforma della non autosufficienza rappresenta per l’Italia un elemento importante che può aiutarci a generare un percorso nuovo, in cui l’ageing possa avere un capitolo ben definito nel più ampio scenario delle politiche nazionali, dall’assistenza fino alla sanità. Sarà importante definire una strategia che passi per le Regioni e poi per i Comuni, per attivare servizi e progetti che possano rispondere in modo più strutturato alle situazioni di fragilità e isolamento più critiche, facendo leva sugli attuali servizi esistenti e potenziando azioni come l’assistenza domiciliare. A questo va sicuramente aggiunto un tassello importante, ovvero il coinvolgimento degli anziani in attività di valore sociale, ripensando anche al ruolo che possono avere i Comuni, i centri anziani, le università della terza età su questi temi.

LA TRASFORMAZIONE TECNOLOGICA AL SERVIZIO DEGLI ANZIANI

La tecnologia può essere di supporto per l’assistenza domiciliare sociale e l’assistenza sociale integrata con i servizi sanitari, quale servizio rivolto a persone anziane non autosufficienti o a persone anziane con ridotta autonomia o a rischio di emarginazione, che richiedono supporto nello svolgimento delle attività fondamentali della vita quotidiana caratterizzato dalla prevalenza degli interventi di cura della persona e di sostegno psico-socio-educativo anche ad integrazione di interventi di natura sociosanitaria; soluzioni abitative, anche in coerenza con la programmazione degli interventi del Pnrr, mediante ricorso a nuove forme di coabitazione solidale delle persone anziane, rafforzamento degli interventi delle reti di prossimità intergenerazionale e tra persone anziane, adattamenti dell’abitazione alle esigenze della persona con soluzioni domotiche e tecnologiche che favoriscono la continuità delle relazioni personali e sociali a domicilio, compresi i servizi di telesoccorso e teleassistenza.



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