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Come e perché Meloni è nel mirino dei fan di Putin

Il Centre for Defence Reforms pubblica un’analisi “open source” su ex militari e funzionari d’intelligence coinvolti nelle campagne di Mosca in otto Paesi europei. Ecco le “misure attive” delle spie russe in Italia

Ci sarebbe Alexander Dugin, ideologo dell’ultradestra russa, al centro delle “misure attive” russe in Italia. Lo racconta il report, basato su fonti aperte, “Toy Soldiers: Nato military and intelligence officers in Russian active measures” pubblicato dal Centre for Defence Reforms, think tank ucraino presieduto da Oleksandr V Danylyuk, ex consigliere del ministero della Difesa di Kyiv, che insegna sul tema di minacce ibride anche a funzionari di governo in collaborazione con il King’s College London.

Il documento si concentra sulle misure attive russe nel contesto dell’invasione dell’Ucraina, pensate per “destabilizzare l’Unione europea e la Nato, scardinare l’unità interna di queste organizzazioni, radicalizzare alcuni gruppi sociali e influenzare la politica di questi Paesi, anche attraverso il sostegno di proxy politici. Inoltre, mirano a ostacolare varie forme di assistenza all’Ucraina”. Per portarle a termine, si legge nello studio, i servizi segreti russi “si avvalgono di agenti di influenza che hanno un peso significativo nelle loro società, come personalità politiche, pubbliche, culturali, religiose, noti personaggi dei media, esperti e scienziati”. Questa cooperazione viene “accuratamente nascosta” in quanto rivelarla “minerebbe in modo significativo la fiducia del pubblico – sia la popolazione generale sia i politici – su cui la Russia cerca di esercitare la propria influenza”. Esaminati otto Paesi: Norvegia, Francia, Grecia, Repubblica Ceca, Italia, Bulgaria, Spagna e Germania.

Dugin sarebbe collegato all’Italia così come ad altri Paesi osservati, tra cui Repubblica Ceca e Bulgaria. Secondo il report tra i suoi legami in Italia c’è quello con il Centro studi Eurasia e Mediterraneo di Claudio Mutti, che si descrive come un “nazi-maoista”. L’altro collegamento citato è con la rivista Eurasia, di cui Mutti è patron e direttore e che dal 2004 al 2011 è stata diretta da Tiberio Graziani, anch’egli membro del Movimento internazionale eurasiatista di Dugin.

Se questi è legato direttamente al Cremlino, Dmitri Trenin è legato all’intelligence militare russa. Infatti, è un ex funzionario del Gru. È tra i docenti della Scuola di Limes, come Sergei Karaganov, membro del comitato scientifico del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa. Collegata al servizio d’intelligence esterna Svr è la Pugwash Conference, che, si legge nel rapporto,  secondo i ricercatori americani ed europei, è una piattaforma che “funge da copertura per i servizi segreti russi (in passato sovietici)”. Di essa fa parte Fabio Mini, generale dell’Esercito italiano, già addetto militare a Pechino e comandante Nato della missione Kfor in Kosovo, tra le voci e le penne più critiche verso l’Ucraina di Volodymyr Zelensky, favorevoli alla Russia di Vladimir Putin e apprezzate nei circoli “pacifisti” come il Fronte del dissenso.

Non manca nella sezione “Italia” del rapporto il riferimento ad altri ufficiali. Tra questi spicca il generale Roberto Vannacci, oggi parlamentare europeo della Lega, fortemente voluto dal segretario Matteo Salvini. Al centro della sua rete c’è Fabio Filomeni, anch’egli paracadutista, tenente colonnello dell’Esercito italiano, autore del libro “Morire per la Nato?” e regista dell’operazione che ha portato in politica l’ex comandante della Folgore e addetto militare a Mosca. Filomeni è a capo del Comitato “Il mondo al contrario”, nato dal volume del generale Vannacci. Le loro posizioni critiche verso la Nato hanno spesso trovato accoglienza e visibilità nei circoli filorussi. Tra questi: l’Associazione Cantiere Laboratorio, in Calabria, i cui rappresentanti sono stati osservatori alle elezioni farsa nella cosiddetta Repubblica Popolare di Lugansk l’anno scorso; l’Associazione culturale Russia Emilia-Romagna, nota per la mostra a giustificazione dell’occupazione russi di Mariupol; il Coordinamento modenese contro la guerra, che ha organizzato azioni “a sostegno dei bambini del Donbas” contro il sostegno della Nato all’Ucraina.

La posizione “fermamente” pro Ucraina “facilita il dialogo” di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, con le istituzioni europee ma la rende “anche un bersaglio per gli attacchi dell’opposizione”, conclude il rapporto. Tra i nomi citati c’è quello di Gianni Alemanno, che dopo la rottura con Fratelli d’Italia ha dato via al movimento Indipendenza! di cui responsabile esteri è Michele Geraci, che da sottosegretario del governo gialloverde fu uno dei registi dell‘adesione dell’Italia alla Via della Seta cinese. Non mancano ex militari ai suoi eventi “pacifisti”. In generale, “ufficiali dell’esercito e dei servizi segreti italiani sono stati molto attivi nell’indicare l’esistenza di un’alternativa all’attuale capo del governo e nel promuovere uno spostamento dell’orientamento pubblico e statale da Bruxelles”, si legge nel rapporto.



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