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Sanzioni Usa alla rete pro Hamas in Italia. Ecco le conseguenze

Nel primo anniversario dell’attacco di Hamas in Israele, il Tesoro americano ha annunciato sanzioni contro tre individui e diverse entità legali accusate di finanziare il movimento palestinese. Tra loro, il palestinese Mohammad Hannoun, basato a Genova, e la sua associazione benefica che ha inviato almeno 4 milioni di dollari al gruppo islamista

L’Office of Foreign Assets Control del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato oggi, giorno del primo anniversario dalla strage di Hamas in Israele, nuove sanzioni nei confronti di tre persone e diverse entità legali coinvolte in attività dedite al finanziamento del movimento islamista palestinese. Tra loro c’è l’architetto palestinese, con base a Genova, Mohammad Hannoun, “membro di Hamas in Italia”, con la sua Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese, “che dice di raccogliere fondi per scopi umanitari, ma in realtà aiuta a finanziare l’ala militare di Hamas”, si legge in una nota. Come dirigente dell’associazione (che in questi anni ha avuto rapporti con diversi politici italiani come la deputata Laura Boldrini del Partito democratico e l’ex pentastellato Alessandro Di Battista), “ha inviato denaro a organizzazioni controllate da Hamas almeno dal 2018” e inviando “almeno 4 milioni di dollari ad Hamas in un periodo di 10 anni”, recita ancora il comunicato. L’uomo era stato già sospettato in Italia dall’antiriciclaggio di finanziare Hamas attraverso le sue associazioni ma non ha mai avuto ripercussioni penali. Ora, di fatto, le attività finanziarie sue e della sua associazione sono paralizzate.

“Un anno dopo il brutale attacco terroristico di Hamas, gli Stati Uniti continuano a lavorare per minare la capacità degli Houthi e di altri proxy che agiscono per conto dell’Iran di finanziare le proprie operazioni”, ha dichiarato Janet Yellen, segretaria al Tesoro degli Stati Uniti.

Quali conseguenze ora, a parte quelle politiche sottintende da un simile provvedimento americano che interessa un alleato come l’Italia e un’organizzazione considerata terroristica da tutta l’Unione europea?

Prima, il congelamento dei beni: qualsiasi proprietà o interesse in proprietà del soggetto designato che si trovino negli Stati Uniti, o che siano in possesso o sotto il controllo di persone statunitensi, sono bloccati e devono essere segnalati all’Ofac. Questo significa che il soggetto potrebbe perdere l’accesso a qualsiasi bene o capitale che abbia un collegamento diretto o indiretto con il sistema finanziario statunitense. Seconda, la proibizione delle transazioni: le regolamentazioni dell’Ofac proibiscono generalmente tutte le transazioni da parte di persone statunitensi o di chiunque operi all’interno degli Stati Uniti che coinvolgano beni o interessi del soggetto sanzionato. Anche le entità non statunitensi (come quelle italiane) potrebbero essere soggette a restrizioni se facilitano consapevolmente transazioni con il soggetto sanzionato, rischiando l’imposizione di sanzioni secondarie. Terza, il rischio di sanzioni secondarie: le istituzioni finanziarie non statunitensi e altri soggetti che intraprendono determinate attività con entità o individui sanzionati possono esporsi a rischi di sanzioni secondarie. Questo può includere il divieto di apertura o mantenimento di conti di corrispondenza negli Stati Uniti per istituti che consapevolmente facilitano transazioni significative con soggetti designati come terroristi globali. Per un’azienda o banca italiana, quindi, il rischio di perdere l’accesso al sistema finanziario statunitense è elevato. Quarta, responsabilità oggettiva (strict liability): le sanzioni dell’Ofac prevedono che una persona soggetta alla giurisdizione statunitense possa essere ritenuta civilmente responsabile anche se non era consapevole che stava violando le regolamentazioni sulle sanzioni. Questo aspetto della strict liability potrebbe indurre le aziende italiane a evitare transazioni con soggetti sanzionati per minimizzare i rischi legali.

Colpita anche la rete di Hamid Abdullah Hussein al Ahmar, cittadino yemenita residente in Turchia, e nove entità legali a lui collegate: Al Ahmar Trading Group, in Yemen; Al Ahmar Oils Supply and Distribution, in Yemen; Sama International Media, in Yemen; Al Salam Trading and Agencies General Establishment, in Yemen; Saba, Trade and Investment, in Repubblica Ceca; Sabafon International, in Libano; Sabaturk Dis Ticaret Anonim Sirketi, in Turchia; Vivid Enerji Yatirimlari Anonim Sirketi, in Turchia; e Investrade Portfoy Yonetimi, in Turchia. Gli altri individui oggetto delle sanzioni sono Majed al-Zeer, attivo in Germania, e Abdel Doughman, responsabile delle attività di Hamas in Austria. Le misure hanno colpito anche la banca Al-Intaj Bank, controllata da Hamas.

Sui social, Hannoun non ha commentato le sanzioni (almeno per ora). Si è limitato a rilanciare i suoi messaggi sul “genocidio nazi-sionista nato 76 anni fa”, ovvero con la nascita di Israele.

(Foto: Facebook, Mohammad Hannoun)



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