Prima la criticavano ma adesso non la vogliono perdere (il presidente Macron in primis). Dietro l’interesse dei francesi alla serie di Netflix ci sono i dati economici, che fanno salire i prezzi del settore immobiliare, il turismo e anche l’attenzione per la lingua…
Nuove tensioni tra Roma e Parigi. Questa volta, però, il motivo dello scontro non arriva dai palazzi del potere politico ma va in onda in streaming su Netflix: la serie “Emily in Paris”. A parlarne per primo è stato il presidente francese, Emmanuel Macron, in un’intervista di colore per Variety. Nella conversazione, il capo dell’Eliseo ha detto che il probabile spostamento di Lily Collins, che nell’ultima stagione sembra possa trasferirsi in Italia, non ha alcun senso: “Emily deve restare a Parigi”.
“Caro Emmanuel Macron, tranquillo: Emily a Roma sta benissimo. E poi al cuor non si comanda: facciamo scegliere lei”, ha risposto il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri sulla piattaforma X. Ma perché ora tutti vogliono Emily nella propria città?
Quando nel 2020 Netflix ha pubblicato la prima stagione di “Emily in Paris ” la critica francese è stata spietata. Il dramma della giovane americana esperta di marketing è stato ridicolizzato per i suoi cliché. “È una visione fantasiosa scollegata dalla realtà”, ha scritto il quotidiano Le Parisien; per Le Monde la prima stagione ha provocato la nausea “come se avessi mangiato tutti gli amaretti nella scatola da solo”. Tuttavia, il pubblico americano ha adorato la produzione: “Emily in Paris” è stata nominata per Emmy awards e Golden Globes. Durante la settimana di lancio della terza stagione, la serie ha accumulato 117 milioni di ore di visualizzazione, uno dei migliori inizi di Netflix.
Nel 2024, con la quarta stagione, la situazione è ben cambiata. Come scrive il settimanale The Economist, dopo che Netflix ha pubblicato cinque episodi della quarta stagione ad agosto, “Emily in Paris” è salito in cima alla lista dei più visti in Francia. Anche la critica è cambiata. E cosa vedono adesso i francesi in “Emily a Parigi”? “Una risposta potrebbe essere un maggiore uso della lingua francese […] Un’altra spiegazione, in particolare per gli spettatori francesi più giovani, potrebbe essere che la quarta stagione introduca una trama #MeToo […] Una nuova generazione di donne francesi è sempre più intollerante nei confronti del comportamento maschile che le loro madri hanno accettato o celebrato”.
Secondo l’Economist, “Emily in Paris” serve soprattutto come promemoria per i francesi di quello che rende la Città della Luce così affascinante: “I parigini tendono a lamentarsi di metropolitane sovraffollate, ratti e lavori stradali. Gli stranieri si fermano a guardare le sue panetterie, i ponti e i negozi di lusso. Come i giochi olimpici hanno fatto questa estate, la serie Netflix rivela Parigi ai francesi di nuovo”. I produttori l’hanno pensata proprio così, una lettera d’amore per la città.
L’accoglienza della produzione di Netflix – e il perché Roma cerca di attirarla – ricade specialmente nei benefici economici che porta. Tra gli americani che hanno visto la serie, l’ 86% ha una buona impressione dei francesi, mentre i marchi di lusso francesi presenti nello show, come per l’esempio la borsa di Carel indossata da Emily nella seconda stagione – sono aumentate vertiginosamente.
Alcuni luoghi delle riprese, come il Place de l’Estrapade, dove vive Emily, sono stati invasi da turisti che scattano selfie. Terra Nera, il ristorante gestito da Gabriel, si è trasformato in un posto di attrazione turistica. “Gli agenti immobiliari segnalano un aumento di interesse per le proprietà nei quartieri in mostra”, scrive l’Economist.
Il sito francese Slate ha ripreso le statistiche di uno studio dell’Organizzazione Mondiale del Turismo che sostiene come il numero di viaggiatori influenzati da film e serie nella scelta della destinazione è raddoppiato nei cinque anni precedenti la pandemia: si trattava di quasi 80 milioni di persone nel 2019. Ci sono le guide turistiche sulla vita di Emily a Parigi. “Si tratta soprattutto di turisti, ovviamente, spesso un pubblico femminile e americano, circa il 70%”, spiega uno degli organizzatori al sito.
“La mia panetteria è diventata un’attrazione turistica – spiega il direttore Thierry Rabineau -. Un cliente ci ha addirittura comprato 100 euro di pasticcini da portare sull’aereo e riportare a casa”. Alla panetteria sono arrivate anche proposte per aprire nuovi punti vendita nei Paesi del Golfo.
I proprietari di Terra Nera non esitano a beneficiare del successo dello spettacolo. Oltre a mantenere il nome fittizio del ristorante della serie sul loro account Instagram, propongono soprattutto un menu speciale Emily in Paris. I loro affari sono aumentati del 10% dall’inizio della trasmissione.
Intanto, gli agenti immobiliari si fregano le mani, come sostiene il sito francese Challenges. Con la seconda stagione di “Emily in Paris sono aumentate vertiginosamente le richieste di abitazione (da 2.500 euro al m² nel 2001 fino ai 12.000 euro al m² di oggi). Nel settore, successe lo stesso 20 anni fa, da Montmartre alle Badesse, nel 18° arrondissement, luoghi che hanno ospitato il famoso film “Le Fabuleux Destin di Amélie Poulain”. La giovane Amélie lavorava viveva tra un caffè, il Café des deux Moulins, dove lavorava come cameriera, e il negozio di alimentari Collignon. Entrambi sono ancora lì.
Sébastien Kuperfis, amministratore delegato del gruppo Junot, spiega che “la percentuale di americani è aumentata del 65% da un anno all’altro. Ma non c’entra solo Emily. Gli americani sono aiutati da un dollaro forte, che ha aumentato il loro potere d’acquisto del 20%.
Tra i quartieri preferiti dallo spettatore di “Emily in Paris” ci sono il Marais, il settore del Palais-Royal-Tuileries e ovviamente il V arrondissement, dal Panthéon al Lussemburgo. Caroline Baudry, direttrice dell’agenzia Barnes Marais, ha dichiarato che nel Marais “abbiamo venduto un appartamento lì a un attore della serie… impossibile sapere a chi per il segreto professionale”.