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A che punto è la battaglia legale di TikTok negli Usa

La legge firmata da Joe Biden pone ByteDance di fronte a una scelta drastica: vendere TikTok o affrontare un divieto totale nel Paese. La decisione finale potrebbe dipendere dalla Corte suprema. La piattaforma cinese punta sul Primo emendamento, ma la strada appare in salita

Poco di più tre mesi, poi il tempo per TikTok negli Stati Uniti potrebbe essere scaduto. Ad aprile il presidente americano Joe Biden ha firmato la legge che mette la società ByteDance davanti a un bivio: vendere l’applicazione o essere vietata. Ragioni di sicurezza nazionale, ha detto l’amministrazione federale dopo anni di scrutinio da parte delle agenzie d’intelligence e della politica. I timori principali sono legati ai dati degli utenti (170 milioni negli Stati Uniti), con riferimento alle leggi che consentono al governo cinese di richiederli alle aziende e ai cittadini cinesi per operazioni di raccolta di informazioni. C’è poi la preoccupazione che la Cina possa utilizzare le raccomandazioni di contenuti di TikTok per alimentare la disinformazione.

La scadenza è fissata per il 19 gennaio prossimo, ovvero il giorno prima dell’insediamento della nuova amministrazione (il candidato repubblicano, l’ex presidente Donald Trump, ha promesso di fare marcia indietro rispetto alla sua precedente posizione a favore del divieto per TikTok).

Tiktok è comparsa davanti a un tribunale federale il mese scorso per contestare la legge firmata dal presidente Biden. Si ipotizzava che l’udienza potesse dare un’idea di quale sia la posizione dei giudici. Ma così non è stato. “Dopo diverse ore di domande”, riporta NPR, “è stato difficile capire da che parte propenda la corte in questa saga legale con un’alta posta in gioco, che rappresenta la sfida più difficile che TikTok abbia mai affrontato”.

Difficilmente la sentenza sarà l’ultima parola sul futuro di TikTok negli Stati Uniti. Anzi, gli esperti del settore scommettono che la Corte Suprema deciderà se ascoltare il caso prima che il divieto entri in vigore a metà gennaio. TikTok ha deciso di giocare la carta del Primo emendamento, sostenendo che la sua libertà di parola e di stampa, in quanto editore e redattore di contenuti, e quella dei suoi milioni di utenti sono state entrambe violate. Molto dipenderà dall’esame: uno “strict scrutiny” potrebbe assicurare qualche chance in più di un “intermediate scrutiny”. Ma le informazioni raccolte dal governo statunitense che (presumibilmente) provano che TikTok è (o potrebbe essere) sotto le direttive del governo cinese sono classificate e redatte. Quindi nessuno, a parte i giudici può vedere queste prove per motivi di sicurezza nazionale. Di fatto, TikTok rischia di avere le mani legate dietro la schiena, come osservato da Kevin Xu.



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