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Tre ragioni per cui Stefano Lo Russo sarebbe un buon presidente Anci. L’opinione di Merlo

La candidatura di Lo Russo alla presidenza dell’Anci nazionale, può essere la leva decisiva per riqualificare il ruolo e la funzione di una Associazione che resta di straordinaria importanza per la vita concreta dei Comuni e, di conseguenza, delle intere comunità locali

Ci sono almeno 3 buone ragioni – di natura politica, culturale ed amministrativa – che giustificano la candidatura di Stefano Lo Russo, attuale Sindaco di Torino, a presidente Nazionale dell’Anci.

Innanzitutto di natura politica. Lo Russo è un candidato che non è il frutto di accordi romani o riconducibili alla logica degli organigrammi e della sparizione degli incarichi. Non a caso, la sua candidatura nasce dal basso, cioè dal mondo degli amministratori locali e da quel reticolato civico che rappresentano la vera ed autentica ricchezza del mondo variegato e composito delle autonomie locali. Detto in altri termini, una candidatura che non viene pianificata dall’alto e che, soprattutto, non è il frutto di veti o di investiture. Come quella indicata dal capo dei 5 Stelle sul sindaco di Napoli. Insomma, si tratta di una candidatura che individua nel sindaco di una grande città un valore aggiunto per un rinnovato ruolo del pianeta delle autonomie locali nell’architettura istituzionale e politica del nostro Paese.

In secondo luogo la ragione culturale. Lo Russo è il frutto e il prodotto di una lunga militanza. Una militanza politica e culturale che ha individuato nell’impegno amministrativo la ragione principale di quella vocazione pubblica. Un percorso che un tempo veniva semplicemente riassunto con il termine “gavetta”, per evidenziare che la politica non può mai diventare improvvisazione, casualità ed estemporaneità. Perché la politica non può essere confusa con il professionismo ma non può rinunciare alla sua professionalità che rappresenta l’elemento decisivo che qualifica il ruolo e la funzione della politica da un lato e la credibilità delle istituzioni democratiche dall’altro. E Lo Russo, al riguardo, e al di là della appartenenza partitica, rappresenta un modello concreto di come si può e si deve declinare anche nella società contemporanea l’impegno amministrativo.

In ultimo, ma non per ordine di impotenza, la cifra amministrativa. Lo Russo appartiene a quella cultura che possiamo tranquillamente definire come “riformista”. Una cultura, ed una prassi, che rappresentano il miglior approccio per poter governare i territori. Piccoli comuni o grandi comuni non fa differenza alcuna perché l’approccio riformista continua ad essere la conseguenza di un modo di governare attento ai bisogni e alle richieste che partono dai cittadini per poi trasformarli in un vero progetto di governo delle singole comunità. E quindi nessuna indulgenza nei confronti del populismo, del massimalismo e del radicalismo. Perché la cultura riformista trova proprio nella gestione e nella dimensione amministrativa la sua migliore traduzione.

Ecco perché, alla luce di queste rapide considerazioni, forse è arrivato il momento per far sì che l’Anci, soprattutto sul versante nazionale, diventi realmente un’associazione che premia alcune caratteristiche che erano e restano straordinariamente attuali e moderne anche nella geografia politica contemporanea. Per queste semplici ma essenziali ragioni, la candidatura di Lo Russo alla presidenza dell’Anci nazionale, al di là della provenienza geografica del Comune di Torino che non rappresenta affatto un aspetto rilevante e da sottolineare, può essere la leva decisiva per riqualificare il ruolo e la funzione di una Associazione che resta di straordinaria importanza per la vita concreta dei Comuni e, di conseguenza, delle intere comunità locali.


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