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Un italiano alla guida dell’antifrode Ue? La proposta del gen. Butticé

Aperte le selezioni per la nomina del prossimo direttore generale dell’Olaf. Perché un generale della Guardia di Finanza sarebbe una scelta ottimale? L’opinione del generale in congedo Alessandro Butticé, già portavoce dell’Ufficio europeo per la lotta alla Frode, primo militare in servizio presso le istituzioni Ue e dirigente emerito della Commissione europea

L’Ufficio europeo per la lotta alla frode (Olaf) svolge un ruolo cruciale nella salvaguardia degli interessi finanziari dell’Unione europea. Con la recente pubblicazione, sulla Gazzetta Ufficiale Ue del 31 ottobre, della posizione di direttore generale, per la quale le candidature possono essere introdotte sino al 29 novembre, si presenta l’opportunità di riflettere sull’importanza di avere un italiano, e in particolare un generale della Guardia di Finanza, alla guida di questa istituzione fondamentale.

Competenza specifica e leadership esperta degli ufficiali della Guardia di Finanza

La Guardia di Finanza italiana è un’istituzione con una tradizione consolidata nella lotta contro le frodi economico-finanziarie. Diventata da anni un modello organizzativo ed investigativo a livello europeo e mondiale, ha dato sin dall’inizio, negli anni Novanta, un indiscusso contributo al funzionamento ed al consolidamento dei servizi antifrode dell’Ue.

È ben noto, a Bruxelles e nel resto d’Europa, che i suoi migliori ufficiali hanno una formazione specifica ed un’estesa esperienza nel campo delle indagini finanziarie ed economiche, competenze che sono estremamente preziose per l’Olaf.

Un generale di corpo d’armata o di divisione della Guardia di Finanza – e chi scrive, di possibili ottimi candidati, dotati anche di conoscenze linguistiche per esercitare la funzione, ne conosce diversi – porterebbe con sé non solo una vasta conoscenza tecnica, ma anche capacità strategiche e di leadership maturate in contesti complessi, caratteristiche essenziali per guidare un organismo europeo di tale rilevanza.

L’Olaf, oggi che esiste il Procuratore europeo, ha assunto più la funzione di braccio operativo dell’Eppo. E quindi, oltre che un servizio di indagini amministrative, anche una sorta di polizia giudiziaria europea, a capo della quale un finanziere saprebbe come guidarla.

È da anni che l’Olaf non ha un suo dirigente proveniente dalla Guardia di Finanza

La nomina di un ufficiale della Guardia di Finanza alla testa dell’Olaf sarebbe, a mio avviso, un doveroso riconoscimento non solo alle Fiamme Gialle, ma anche all’Italia per il supporto fornito sinora nella materia. Dopo che il governo italiano, al momento della creazione dell’Olaf, nel 2000, subì lo smacco di vedere reclutati, nonostante il proprio diniego, alcuni magistrati. Come ex magistrato, oltre che ex politico, dal 2011 al 2017, è stato il direttore generale italiano ell’Olaf Giovanni Kessler, la cui gestione è stata la più controversa della storia di ormai un quarto di secolo dell’Ufficio. Lo stesso Kessler che, da parlamentare del Pd, il 28 gennaio del 2002, fece un’accesa arringa difensiva, contro il governo Berlusconi, delle ragioni per le quali dovevano assolutamente essere reclutati dall’Olaf tre magistrati italiani: Alberto Perduca, Mario Vaudano e Nicola Piacente. Solo l’ultimo dei quali, attualmente procuratore della Repubblica di Genova, ottemperò al diniego della necessaria autorizzazione governativa, ai sensi della legge nr. 1114 del 1962, al distacco presso l’Olaf, e rientrò nelle file della magistratura italiana.

È invece da molti anni che la Guardia di Finanza, nonostante i suoi meriti indiscussi, non dispone di un dirigente (capo unità, direttore o Direttore generale) che provenga dalle sue fila, nell’organigramma dell’Olaf.

Approccio integrato e visione paneuropea

L’Italia, grazie alla sua posizione strategica e alla dimensione della sua economia, oltre che per le organizzazioni criminali autoctone, è spesso al centro di fenomeni di frode a livello europeo. Anche se da tempo, almeno tra gli addetti ai lavori, non è più considerata solo come patria di mafie, ma anche come esempio efficace di lotta alla criminalità economico-finanziaria.

Avere un finanziere come Direttore Generale potrebbe quindi dare un significativo impulso al coordinamento delle attività antifrode a livello comunitario, promuovendo un approccio integrato. Un alto ufficiale della Guardia di Finanza, abituato da tempo a lavorare in sinergia con altre forze di polizia e autorità giudiziarie e doganali europee, ed a dirigere strutture investigative complesse, potrebbe fornire una visione armonizzata e particolarmente incisiva alle operazioni di Olaf.

Rafforzamento delle relazioni internazionali

Un direttore generale dell’Olaf italiano potrebbe inoltre fungere da mediatore naturale tra le diverse autorità di controllo europee, migliorando le relazioni internazionali e promuovendo la cooperazione transfrontaliera. La tradizione diplomatica e le capacità comunicative degli ufficiali della Guardia di Finanza italiane sono ben note in Europa, e rappresentano un valore aggiunto per una struttura che deve collaborare strettamente con Stati membri e istituzioni esterne.

Un messaggio di cambiamento e rinnovamento

In un contesto europeo in continua evoluzione, dominato da sfide nuove e complesse come il digitale, la globalizzazione delle finanze, il traffico internazionale anche dei rifiuti (nuova priorità operativa dell’Olaf) per il governo ed il nuovo commissario italiano, riuscire ad orientare la scelta verso un valido generale della Guardia di Finanza, che abbia ovviamente tutte le carte in regola per essere nominato, significherebbe anche inviare all’Europa un messaggio chiaro. Quello dell’attuazione delle strategie antifrode, anche in materia di Pnrr, che il commissario europeo designato dall’Italia, Raffaele Fitto, ha già delineato come ministro per le Politiche europee. Sarebbe inoltre un segnale forte delle Istituzioni Ue della volontà di rafforzare la lotta alla corruzione e alle frodi, innovando le tecniche di contrasto e puntando su nuove tecnologie e metodologie d’indagine. Un segnale benvenuto da molti, dopo il periodo di calma (da alcuni definita «piatta») della gestione del finlandese Ville Ittälä.  Calma certamente desiderata da molti, e lo si può comprendere, dopo il turbolento, e a tratti surreale, periodo della gestione dell’Italiano Giovanni.

Si cominci a stimolare le migliori candidature

In conclusione, la nomina di un italiano, in particolare un generale della Guardia di Finanza, alla guida dell’Olaf rappresenterebbe non solo un doveroso riconoscimento, da parte delle istituzioni Ue (la nomina è inter-istituzionale: Commissione, Consiglio e Parlamento europeo) delle competenze italiane nel settore, ma anche un passo verso una gestione più efficace e coordinata delle risorse e delle strategie antifrode a livello europeo. Una scelta che potrebbe dunque rivelarsi vantaggiosa non solo per l’Italia, ma per tutta l’Unione europea.

Ma il primo passo perché tale auspicio possa realizzarsi, dovrebbe essere quello, da parte del governo e della Guardia di Finanza, di stimolare (o quanto meno di non ostacolare, come a volte accade) la candidatura dei migliori cavalli di razza dei quali dispongono il Paese e le Fiamme Gialle. Senza considerarlo, facendo i conti senza l’oste, un modo di premiare gli amici.  Perché le candidature devono essere formalmente presentate dai singoli candidati, non dal governo. Ed è indispensabile che i candidati abbiano davvero tutte le carte in regola per superare le diverse severe prove di selezione, che termineranno con un hearing di fronte al Parlamento europeo, simile a quello dei commissari europei.

Sarà capace l’Italia, se non di vincere, almeno di partecipare con onore, lungimiranza e spirito di squadra a questa competizione europea? Se ci sarà la volontà, personalmente, non ne ho alcun dubbio. Ma staremo a vedere.



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