Il candidato del Fronte Ampio ha vinto il secondo turno delle elezioni presidenziali in Uruguay. Così la sinistra torna al potere con l’erede di José “Pepe” Mujica. Sfide e priorità del programma di governo
La sinistra torna al potere in Uruguay. Yamandú Orsi, candidato del partito Fronte Ampio, ha vinto il ballottaggio di domenica delle elezioni presidenziali. Secondo i dati ufficiali della Corte Elettorale dell’Uruguay, Orsi ha ottenuto il 49,84% dei voti, contro il 45,87% del suo rivale, il candidato del centrodestra Álvaro Delgado, già membro del governo uscente del conservatore Luis Lacalle Pou come segretario della presidenza. La differenza sarebbe di circa 90.000 voti in più.
Nel suo primo discorso dopo la vittoria, Orsi ha detto che sarà il presidente di tutti, nonostante le differenze. “Sarò il presidente che convocherà più volte il dialogo nazionale per trovare le migliori soluzioni – ha promesso -. Ovviamente, con le nostre proposte, ma anche ascoltando bene cosa ci dicono gli altri”. La sua missione è costruire un Uruguay più integrato, dove “nessuno potrà restare indietro dal punto di vista economico, sociale e politico”.
A differenza del Messico, Argentina o Brasile, le divisioni tra destra e sinistra non sono così marcate in Uruguay. Lo scenario politico è calmo, ma restano le grandi sfide del continente: combattere la criminalità, l’inflazione e la diseguaglianza. Tuttavia, negli ultimi mesi il costo della vita si è abbassato e gli indici di lavoro e di stipendi sono aumentati.
Durante la campagna elettorale Orsi ha promesso una politica di governo di “sinistra moderna” e ha assicurato che non ci saranno cambiamenti drastici. Nel programma, come priorità, Orsi ha assicurato di riformare la sicurezza sociale, per abbattere gli indici di povertà e aumentare la sicurezza. Ha anche garantito di intervenire sul sistema di pensioni per procurare più accesso agli assegni. Come ricorda l’agenzia Nova, ha detto di volere modificare il funzionamento dei fondi privati e di portare l’età pensionabile a 60 anni.
Se rispetta quello che ha detto in campagna elettorale, Orsi non dovrebbe aumentare le tasse e dovrebbe portare il sistema fiscale dell’Uruguay sempre più vicino alle normative internazionali sull’imposta minima globale. Apertura per gli investimenti stranieri e rilancio degli investimenti pubblici a protezione dell’industria nazionale.
Molta attenzione anche per il rilancio del sistema sanitario nazionale, cercando di ridurre i tempi di attesa per le visite e l’incentivo per portare personale sanitario fuori dai grandi centri abitati. Nella lotta contro la povertà e a favore dell’uguaglianza c’è la creazione di un sistema di residenze per studenti, borse di studio per le famiglie meno abbienti, crediti per l’acquisto della prima casa e centri abitativi per gli anziani.
Effettivamente Orsi conosce bene la povertà. Durante i suoi primi anni ha abitato in una casa umile senza elettricità in una zona rurale. Nel 1972, per un problema di salute del padre, si trasferì a Canelones, una città al nord di Montevideo. Viveva e lavorava in un negozietto vendendo frutta e articoli di prima necessità.
Orsi faceva parte di un gruppo di ballo municipale. L’interesse per la politica è arrivato da adolescente, quando in Uruguay è tornata la democrazia nel 1985. Ha frequentato l’Istituto di Professori Artigas di Montevideo, dove si è formato come professore di storia. Per il presidente eletto, il marxismo è uno strumento che l’ha aiutato a capire la storia, ma lui dice di non appartenere a quella dottrina filosofica e abbraccia invece il pragmatismo in politica, come sottolinea l’emittente Bbc.
Per molti analisti, i progetti di Orsi subiranno la pressione dei sindacati da una parte e degli imprenditori dall’altra. Lui è visto come l’erede politico dell’ex presidente José “Pepe” Mujica, ma ha con sé un’arma in più: il potere di negoziare. Il primo discorso, infatti, lo dimostra: “Il messaggio non può essere diverso: che continuino ad abbracciare bandiere, idee. Perché a partire del dibattito di idee si costruisce una società migliore, un Paese migliore e, su ogni cosa, una repubblica democratica con futuro. Non c’è futuro se poniamo un muro alle idee”.