Dall’Argentina la premier ha dichiarato che le elezioni di luglio nel Paese sudamericano sono state poco trasparenti e ha condannato la brutale repressione del regime di Nicolás Maduro. C’è però chi ancora non lo fa. Sarà uno scenario simile a quello del presidente eletto Juan Guaido nel 2019?
“Insieme all’Unione Europea, stiamo lavorando per una transizione democratica e pacifica in Venezuela, affinché la preferenza espressa dal popolo venezuelano per il presidente eletto Gonzales Urrutia e le sue legittime aspirazioni di libertà e democrazia possano finalmente realizzarsi”.
Con queste parole il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha riconosciuto a nome dell’Italia il leader dell’opposizione venezuelana, Edmundo Gonzalez Urrutia, come “presidente eletto” del Venezuela. La dichiarazione è stata firmata anche dal presidente argentino, Javier Milei, in seguito al loro incontro bilaterale tenutosi nel palazzo di governo Casa Rosada a Buenos Aires. Per Meloni, la crisi che sta attraversando il Venezuela è una questione di particolare importanza tanto per l’Argentina come per l’Italia.
La premier ha anche affermato che non riconosce la vittoria proclamata dal regime di Nicolas Maduro, giacché il processo elettorale dello scorso 28 luglio è stato poco trasparente. “Continuiamo a condannare la brutale repressione del regime, che provocò la morte di decine di manifestanti, la detenzione arbitraria di migliaia di oppositori politici e l’esilio del candidato presidenziale dell’opposizione democratica”. Lo stesso regime di Maduro ha ammesso di avere arrestato 2400 con l’accusa di incitazione all’odio, in seguito alle proteste per il risultato delle elezioni presidenziali contestate dall’opposizione.
Meloni si unisce agli Stati Uniti, che pochi giorni fa hanno riconosciuto Gonzalez Urrutia come presidente eletto del Venezuela. Antony Blinken, segretario di Stato americano, ha scritto sulla piattaforma X: “Il popolo del Venezuela ha parlato in maniera enfatica il 28 luglio e ha scelto @EdmundoGU presidente eletto. La democrazia esige rispetto per la volontà degli elettori”.
Questa è la prima volta che un’autorità americana si riferisce a Gonzalez Urrutia come “presidente eletto”. “Data la schiacciante evidenza – aveva dichiarato Blinken ad agosto -, è chiaro per gli Stati Uniti, e più importante ancora per il popolo venezuelano, che Gonzalez Urrutia ha ottenuto la maggioranza dei voti”.
Molti leader specialmente latino-americani, tra cui il presidente del Cile, Gabriel Boric, e il presidente de El Salvador, Nayib Bukele, hanno denunciato la frode elettorale di Maduro. Anche Argentina, Ecuador, Perù ed Uruguay hanno riconosciuto i certificati dell’opposizione che evidenziano la vittoria di Gonzalez Urrutia. I governi di Spagna e Repubblica Dominicana non hanno riconosciuto la sconfitta di Maduro, ma i parlamentari di questi Paesi sì.
Acclamano Maduro presidente, invece, i governi di Russia, Cina, Iran, Turchia, Corea del Norte, Serbia, Cuba, Nicaragua e Honduras.
Mariano de Alba, avvocato venezuelano specializzato in geopolitica, ha spiegato a La Voz de America che la situazione di riconoscimento o non della vittoria di Gonzalez Urrutia è molto simile a quello del 2019, quando il leader dell’opposizione Juan Guaido è stato riconosciuto da molti Paesi come presidente ad interim.
De Alba crede che Maduro cerchi di rafforzare i vincoli con governi ed imprese non occidentali nel caso aumentino le sanzioni internazionali. “Sì, è possibile che ci sia un caso Guaido 2.0. Parte dell’opposizione scommetterà su questo. Quella esperienza potrebbe essere più diluita”, ma l’importante è che più Paesi influenti riconoscano l’illegittimità di Maduro.