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Così i tabloid cinesi spingono sul tracciamento del Dna

Il Global Times, megafono della propaganda cinese in inglese, ha celebrato una curiosa scoperta genetica, evidenziando la forza della genomica cinese, dominata da BGI Group. Il colosso che è attivo anche in Italia

È su molti giornali, che hanno ripreso il South China Morning Post. Ma è interessante vedere come il Global Times, megafono in lingua inglese della propaganda del Partito comunista cinese, celebra la notizia. “Una donna con il cognome Dong, della provincia di Henan, nella Cina centrale, si è sottoposta a un test genetico dopo che i colleghi avevano scherzato sul fatto che non sembrava una persona del posto e ha scoperto di essere originaria della regione autonoma di Guangxi Zhuang, nella Cina meridionale, e di non essere biologicamente imparentata con i suoi genitori”.

C’è la curiosità tipica del tabloid, certo. Ma bisogna anche considerare che cosa sia il Global Times. Ovvero un giornale, controllato dal Partito comunista cinese, che diffonde in lingua inglese, cioè all’estero, le posizioni più estreme e nazionaliste di Pechino tale da essere paragonato all’emittente americana Fox News. L’articolo, dunque, suona come un’esaltazione della genomica cinese.

E l’azienda campione globale in questo campo è BGI Group, già Beijing Genomics Institute, con sede a Shenzhen, sostenuto da società statali, e classificato dal dipartimento della Difesa degli Stati Uniti come società militare cinese che opera negli Stati Uniti. In passato, il dipartimento del Commercio degli Stati Uniti aveva accusato BGI e due filiali di aver contribuito a presunte violazioni dei diritti umani nella regione a maggioranza uigura dello Xinjiang. Ora la questione, almeno negli Stati Uniti, è di sicurezza nazionale: infatti, a settembre la Camera dei rappresentati degli Stati Uniti ha approvato il Biosecure Act, che se passasse al Senato vieterebbe, per ragioni di sicurezza nazionale, contratti federali con cinque aziende biotecnologiche cinesi – WuXi AppTec, WuXi Biologics, BGI Group, MGI e Complete Genomics – e con quelle che fanno affari con loro.

Come rivelato su Formiche.net, BGI sembra essere l’azienda a cui il sottosegretario Alfredo Mantovano ha fatto riferimento, presentando il Piano d’azione nazionale per tutelare l’università e la ricerca italiane dalle ingerenze straniere. Tra gli esempi di casi che devono richiedere “particolare attenzione” quando si parla di ingerenze straniere nella ricerca italiana, aveva spiegato, c’è quello di “una collaborazione tra un’azienda italiana e un’azienda di uno Stato straniero sul sistema di sequenziamento del Dna con dati trasmessi tutti, nel dettaglio, nello Stato straniero”.

Formiche.net ha raccontato tanti dei contratti che legano il gigante biotech cinese a istituti e università in Italia. Un esperto ci ha spiegato il vantaggio strategico di un’azienda come BGI all’interno del sistema cinese: la raccolta di massa di dati sanitari, elaborati poi con l’intelligenza artificiale, può assicurare conoscenze importanti sulle tendenze del settore. Per esempio, se i dati suggeriscono una crescita dell’ipertensione in Europa, allora il governo cinese potrebbe incentivare le aziende farmaceutiche a produrre farmaci contro l’ipertensione.



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