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Accuse, riconteggio e polemiche segnano le elezioni presidenziali in Romania

Il riconteggio dei voti presidenziali e le accuse di favoritismi contro TikTok fanno sorgere dubbi sul primo turno delle elezioni presidenziali nel Paese, che in queste ore vive anche le elezioni parlamentari

La Corte Costituzionale della Romania ha ordinato un riconteggio dei voti del primo turno delle elezioni presidenziali di domenica scorsa, in seguito ad accuse che la piattaforma social TikTok avrebbe favorito il vincitore a sorpresa, Călin Georgescu. La decisione segna una svolta senza precedenti nella storia post-comunista del paese, oltre a gettare un’ombra di incertezza sul futuro politico della Romania.

Georgescu, un candidato radicale senza un partito alle spalle, ha ottenuto il 23% dei voti, superando Elena Lasconi, del partito d’opposizione Unione Salvate la Romania (Usr), ferma al 19%. Al terzo posto si è classificato il primo ministro Marcel Ciolacu, leader del partito socialdemocratico attualmente al governo.

Ma il risultato è contestato per più motivi. Mentre la Corte Costituzionale ha respinto le accuse di finanziamenti illegali contro Georgescu, ha accettato di verificare le irregolarità sollevate riguardo al conteggio dei voti. La Commissione elettorale ha fissato il termine ultimo per completare il conteggio dei voti alle 22.00 di domenica. Se la Corte Suprema ordinerà una ripetizione del voto presidenziale, questo potrebbe tenersi il 15 dicembre, con un ballottaggio previsto per il 29 dicembre se nessun candidato otterrà il 50% dei voti, ha dichiarato Toni Greblă, capo della Commissione elettorale.

Inoltre, pesano le accuse di favoritismi da parte di TikTok. Il social è infatti stato accusato dal Consiglio Supremo di Difesa Nazionale, presieduto dal presidente uscente Klaus Iohannis, di non aver rispettato le regole elettorali. In particolare, è stato affermato che la piattaforma non abbia identificato chiaramente Georgescu come candidato politico. Dal canto suo, il social ha negato categoricamente le accuse, sostenendo di aver rimosso tempestivamente i video segnalati dalle autorità rumene. “È categoricamente falso affermare che il suo account sia stato trattato diversamente rispetto a quello degli altri candidati,” ha dichiarato TikTok. Nonostante le critiche, Georgescu ha difeso il suo utilizzo della piattaforma. “Il budget della mia campagna è stato pari a zero. Abbiamo avuto milioni di persone dietro di noi, non sono io a essere diverso, sono i rumeni a esserlo”, ha affermato in un’intervista rilasciata alla Bbc.

Le accuse contro Georgescu e TikTok hanno alimentato tensioni nel Paese. Manifestanti anti-Georgescu sono scesi in piazza a Bucarest e in altre città, mentre il candidato ha invitato i suoi sostenitori a non rispondere a provocazioni. Intanto, l’Autorità Nazionale delle Comunicazioni (Ancom) ha chiesto una sospensione temporanea di TikTok in Romania, in attesa di un’indagine da parte della magistratura.

Anche il Consiglio Nazionale dell’Audiovisivo ha chiesto alla Commissione Europea di investigare sull’uso di TikTok durante la campagna elettorale. La piattaforma, che vieta formalmente la pubblicità politica, è diventata il principale strumento di comunicazione di Georgescu, che ha visto i suoi follower crescere da 30.000 a oltre 330.000 in poche settimane.

L’incertezza elettorale arriva in un momento delicato per la Romania. Questo fine settimana si terranno le elezioni parlamentari, con i partiti di estrema destra Aur e Sos Romania pronti a capitalizzare il malcontento diffuso. Nel frattempo i partiti della coalizione di governo, Social Democratici e Liberali Nazionali, appaiono frammentati e indeboliti dalla sconfitta dei loro candidati alle presidenziali.

 



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