Se da un lato, e forse finalmente, c’è una alleanza schiettamente ed autenticamente di sinistra e che contempla al suo interno le multiformi espressioni della sinistra italiana, sul fronte alternativo si può dispiegare una vera coalizione di centrodestra. Ad una condizione, però. E cioè che Forza Italia diventi, e visibilmente, sempre di più il luogo politico del Centro nel nostro Paese
Man mano che il nuovo e rinnovato bipolarismo assume il suo profilo politico e culturale, diventa anche più chiaro lo stesso profilo politico dei rispettivi schieramenti. E, nello specifico, della rappresentanza politica, culturale e sociale dei partiti. Ora, è abbastanza evidente che il futuro confronto politico sarà sempre più caratterizzato da una sinistra radicale, massimalista e populista alternativa a un centrodestra.
Entrambi, almeno si spera, con una spiccata e qualificata cultura di governo. Ed è proprio all’interno di questo contesto che si inserisce uno degli ingredienti fondamentali di questa ristrutturazione. Ovvero il ruolo e la prospettiva del Centro politico e, soprattutto, della praticabilità concreta di una “politica di centro”. E su questo versante emerge, in modo persino troppo plastico, la profonda diversità politica, culturale e sociale tra i due schieramenti in campo.
Se da un lato, e forse finalmente, c’è una alleanza schiettamente ed autenticamente di sinistra e che contempla al suo interno le multiformi espressioni della sinistra italiana, sul fronte alternativo si può dispiegare una vera coalizione di centrodestra. Ad una condizione, però. E cioè che Forza Italia diventi, e visibilmente, sempre di più il luogo politico del Centro nel nostro Paese. E per centrare e radicare questo obiettivo sono sempre più necessari due elementi. Da un lato, come ha ricordato giustamente il segretario Tajani nei giorni scorsi, il partito si deve aprire a tutto quell’elettorato – abbastanza numeroso e cospicuo – che negli ultimi anni, di fronte a un bipolarismo sempre più violento ed aggressivo, si è semplicemente astenuto o ha votato stancamente altri partiti. Parliamo, come ovvio, dell’elettorato centrista, moderato, riformista e di governo.
E, dall’altro, la necessità che questo luogo politico centrista per eccellenza sia culturalmente il più plurale possibile. Al riguardo, una delle componenti decisive, accanto a molte altre correnti di pensiero come ovvio, è sicuramente rappresentata dall’area cattolico popolare e cattolico sociale. Un’area culturale e politica che, nel passato, è stata importante all’interno del “partito italiano” per eccellenza, cioè la Democrazia cristiana, ma che poi ha giocato un ruolo altrettanto importante nel Ppi, nella Margherita e nella esperienza iniziale del Partito democratico.
Ma la profonda trasformazione dei partiti in questi ultimi anni, compreso e soprattutto il profilo, la natura e lo stesso progetto politico del Partito democratico, ha modificato profondamente la situazione italiana e adesso interpella, in chiave aggiornata e rivista, l’iniziativa dei singoli partiti. Ed è proprio su questo versante che si gioca il futuro e la prospettiva politica della stessa Forza Italia. Un partito che, se vuole realmente raggiungere un significativo consenso popolare da un lato e declinare sino in fondo una vera e credibile “politica di centro” dall’altro, non può che essere sempre più plurale sul versante culturale e centrista nel profilo politico.
Solo così sarà possibile intercettare quei mondi vitali che nel nostro Paese, e storicamente, hanno avuto un peso determinante nel condizionare elettoralmente l’evoluzione dello stesso sistema politico evitando di cadere nel massimalismo, nel radicalismo e nel populismo. E oggi Forza Italia, unico partito centrista rimasto in campo, può svolgere sino in fondo questo ruolo. E l’area cattolico popolare e cattolico sociale non può che continuare a spendersi per rafforzare il Centro e una vera e trasparente “politica di centro” nel nostro Paese.