L’urbanizzazione crescente e l’urgenza climatica richiedono un approccio strutturale che coinvolga sia il pubblico che il privato, con un obiettivo chiaro: trasformare il nostro modo di costruire e riqualificare gli spazi urbani, rendendoli sostenibili, inclusivi e resilienti. L’analisi di Fabrizio Capaccioli, presidente Green Building Council Italia
Oggi, l’Italia si trova di fronte ad un bivio cruciale per il futuro delle sue città e del suo patrimonio edilizio. L’urbanizzazione crescente e l’urgenza climatica, con le continue sciagure che si abbattono sul nostro territorio, richiedono un approccio strutturale che coinvolga sia il pubblico che il privato, con un obiettivo chiaro: trasformare il nostro modo di costruire e riqualificare gli spazi urbani, rendendoli sostenibili, inclusivi e resilienti. Questo percorso ci permette non solo di affrontare i cambiamenti globali, ma di cogliere le opportunità di sviluppo che ci attendono.
L’impatto della sostenibilità edilizia non riguarda solo l’ambiente, ma anche l’economia e il benessere sociale. Secondo le Nazioni Unite, entro il 2050, il 68% della popolazione mondiale vivrà in aree urbane, richiedendo interventi significativi per evitare che l’espansione delle città porti con sé degrado e disuguaglianze. In Italia, la nuova direttiva Epbd4 (cosiddetta direttiva Case Green), che sarà operativa entro il 2025, impone uno standard rigoroso per gli edifici, che dovranno essere riqualificati per soddisfare elevati requisiti energetici. Attualmente, oltre il 74% delle abitazioni italiane si colloca in classi energetiche non conformi a questi nuovi parametri.
Tuttavia, i parametri di resilienza sismica non sono citati nella Direttiva e, questo, non può essere trascurato in un territorio come il nostro, in cui eventi sismici drammatici non sono lontani dall’accadere. Ancora una volta, il decisore pubblico supportato dalle conoscenze di associazioni, imprese, professionisti, deve essere chiamato ad adattare e a calare nella realtà italiana un provvedimento che, poco o nulla sa delle nostre peculiarità e delle esigenze del nostro Paese. Gbc Italia, la più influente e ampia rete che nel nostro Paese rappresenta oltre 400 aziende con migliaia di lavoratori dell’edilizia e dell’immobiliare sostenibile – è pronta (e lo sta già facendo) a dare il proprio contributo di conoscenza, esperienza e responsabilità.
Il patrimonio edilizio italiano: tra sfide e opportunità
Il nostro patrimonio immobiliare è in gran parte composto da edifici storici, spesso risalenti a epoche in cui l’efficienza energetica non era una priorità. La sfida di rinnovare tali edifici è complessa, poiché non si tratta solo di “metterli a norma”, ma di garantire che mantengano il loro valore storico e culturale. In questo processo che coniuga rigenerazione e valorizzazione il Green Building Council interviene con uno specifico strumento-guida: il protocollo GBC Historic Building. Molti piccoli borghi italiani sono oggi a rischio di spopolamento, privati delle infrastrutture e dei servizi necessari a renderli attrattivi e inclusivi. Si tratta di territori che, nonostante il valore storico e paesaggistico, richiedono interventi diversificati e capillari, che rispettino la loro unicità.
Penso molto spesso, a questo riguardo, al diverso significato che ha la parola “aggregare”. Letta in scala urbana essa possiede un valore cardine e su cui si incentra la morfologia della stessa città ma provando ad applicarla a una scala più ampia, per esempio all’intera nazione Italia, assume un significato diverso. Non possiamo più pensare, ad esempio, che aggregare sia la soluzione: problemi diversi necessitano soluzioni diverse. Per cui non si può pensare che standardizzare, aggregare o applicare un unico modello, sia risolutivo. Nel panorama italiano odierno, assistiamo a fenomeni sociali e urbani di carattere diverso e la stessa conformazione geografica dell’Italia suggerisce l’adozione di strategie diversificate.
Abbiamo città che crescono e si trasformano, in cui spesso si assiste a fenomeni di speculazione edilizia non controllata e di difficile gestione, mentre i piccoli borghi si svuotano, sempre più depauperati della loro identità urbana, spesso carenti di infrastrutture e servizi necessari a renderli attraenti e inclusivi. Non sarà possibile vivere tutti nel centro delle grandi città. In questi scenari, un ruolo chiave deve assumere la politica e le scelte che adotta. Sono necessari investimenti privati a supporto del pubblico, perché il sistema pubblico non potrà assumere questa sfida da solo, ma al nostro Governo chiediamo di definire una visione del sistema Paese, senza la quale sfide sociali urgenti e prioritarie non riuscirebbero ad avere una adeguata risposta.
L’edilizia sostenibile non rappresenta solo un mezzo per ridurre l’impatto ambientale, ma un’opportunità per migliorare la qualità della vita e combattere sfide sociali urgenti, come la solitudine. Immaginiamo città del futuro che non possono essere meri agglomerati di edifici tecnologici e performanti; devono essere spazi di connessione, dove le persone possano sentirsi parte integrante di una comunità. È tempo di costruire non solo strutture, ma opportunità di inclusione; in questo scenario, l’urbanistica del futuro deve promuovere la creazione di spazi dove le persone possano non solo vivere ma anche interagire e crescere insieme, favorendo il senso di appartenenza e legame con il territorio.
Sostenibilità, finanza e innovazione tecnologica
Il percorso verso la sostenibilità richiede non solo una visione integrata, ma anche un impegno da parte di tutti i settori, in particolare della finanza verde e della tecnologia. La finanza verde offre strumenti capaci di canalizzare investimenti verso progetti di edilizia sostenibile, garantendo così un impatto positivo su tutta la filiera. Gli investitori mostrano sempre maggiore attenzione ai criteri Esg (ambientali, sociali e di governance), e il settore edile può beneficiare di questo interesse per promuovere una crescita urbana sostenibile e inclusiva.
A ciò si aggiunge l’importanza di adottare tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale, che possono ottimizzare la gestione delle risorse e migliorare l’efficienza degli edifici, riducendo allo stesso tempo i costi e gli impatti ambientali. Queste tecnologie non devono solo incrementare l’efficienza, ma anche favorire un’urbanistica intelligente, che metta al centro le esigenze dei cittadini. La digitalizzazione, quando utilizzata in modo etico e conforme ai principi di sostenibilità, permette di monitorare costantemente la performance ambientale degli edifici, fornendo dati che supportano le decisioni e l’adozione di soluzioni sempre più efficaci.
Una visione di lungo termine per il benessere sociale
Il nostro percorso verso città più sostenibili e resilienti deve mettere in primo piano il benessere sociale. Questo significa creare città che siano pensate per favorire l’inclusione, l’interazione e il benessere dei loro abitanti. La sostenibilità non deve diventare un concetto riservato a pochi, ma una realtà accessibile a tutti. Le città del futuro devono essere pensate come spazi che non solo rispettano l’ambiente, ma che promuovono il benessere delle persone, incoraggiano l’inclusione sociale e favoriscono il senso di comunità.
Immaginiamo quindi città in cui le persone possano vivere, crescere e relazionarsi, in cui ogni edificio e spazio urbano contribuisca a creare una comunità viva e connessa. Per fare ciò, occorre integrare nella progettazione urbana non solo obiettivi di efficienza energetica, ma anche l’attenzione al benessere psico-fisico degli abitanti, promuovendo ambienti sani, accoglienti e capaci di migliorare la qualità della vita di tutti.
La cultura della sostenibilità come motore del cambiamento
Questo processo richiede una rivoluzione culturale: dobbiamo incoraggiare una nuova mentalità che veda nella sostenibilità un valore condiviso e accessibile. La democratizzazione delle tecnologie verdi è un passo essenziale per raggiungere questo obiettivo. È necessario promuovere una “contaminazione culturale” che favorisca la diffusione della cultura della sostenibilità in tutte le fasce della popolazione. Per farlo, è cruciale creare sinergie tra istituzioni, imprese e cittadini, così che il patrimonio immobiliare italiano possa essere adeguato agli standard più elevati di sostenibilità senza che il peso economico gravi solo sulle famiglie.
Solo attraverso una forte collaborazione tra pubblico e privato possiamo costruire città che non solo rispettino gli standard ambientali, ma che promuovano il benessere collettivo. La sostenibilità non può essere limitata a pochi, ma deve diventare un diritto condiviso, un impegno collettivo per garantire un futuro vivibile per tutti. La sfida non è solo ambientale, ma anche sociale: dobbiamo costruire città che siano più umane, inclusive e realmente vicine ai bisogni delle persone.
In conclusione, la transizione verso un’edilizia sostenibile non è solo una necessità, ma un’opportunità per trasformare le nostre città e migliorare la qualità della vita di tutti. Il futuro dell’Italia non può essere solo tecnologico, deve essere umano, sociale e inclusivo.