La sinistra sociale di ispirazione cristiana, espressa storicamente dalla Democrazia Cristiana, diverge profondamente dall’attuale conduzione della Cgil, incarnata da Maurizio Landini, in termini di approccio e cultura politica e sociale
La storica esperienza politica e culturale della sinistra sociale di ispirazione cristiana non può, come ovvio e scontato, essere confusa con l’attuale conduzione della Cgil guidata da Maurizio Landini. Sinistra sociale che ha trovato la sua compiuta espressione nel partito della Democrazia Cristiana e che è stata rappresentata da uomini come Carlo Donat-Cattin, Franco Marini, Guido Bodrato e Sandro Fontana, solo per citare i leader più significativi. Non c’è alcun confronto possibile tra le due esperienze, anche se il contesto politico, culturale e storico è profondamente diverso. Ma non sono diversi, rispetto al passato, gli ingredienti che compongono quella che comunemente viene definita come la “questione sociale”. E cioè, difficoltà quotidiane dei ceti popolari, crescita delle disuguaglianze, aumento della povertà e dell’emarginazione, tenuta dell’occupazione e ricette per lo sviluppo. E questo seppur al netto dell’azione del governo di cercare di porre un rimedio ad una situazione che nel nostro paese si trascina da decenni.
Ora, la sinistra sociale della Dc, e non solo nella Dc ma anche nei partiti che hanno seguito la Dc, non ha mai inneggiato – parlando di temi sociali – al tanto peggio tanto meglio, non ha mai alimentato un clima di contrapposizione anche violento nei confronti della controparte e, soprattutto, ha sempre cercato di costruire soluzioni politiche e condivise utili in particolare per migliorare le reali condizioni di vita dei ceti popolari senza accampare ridicole e grottesche pregiudiziali politiche nè tantomeno di natura ideologica. Insomma, l’esatto contrario di quello che predica, pratica e coltiva l’attuale strategia della Cgil. Certo, l’una era una corrente all’interno di un partito di governo; l’altro è un sindacato ormai quasi partito che fa della opposizione politica frontale rispetto a chi considera un nemico la sua ragione di vita. Non a caso, ormai, non si capisce più chi detta l’agenda a chi. E cioè, se Elly Schlein e il trio Fratoianni/Bonelli/ Salis la dettano alla Cgil o se la Cgil guida la linea politica dei partiti di riferimento. Altroché la storica “cinghia di trasmissione” tra il vecchio ed antico Partito comunista italiano e lo storico sindacato rosso. È appena sufficiente ricordare il ruolo giocato da un grande ed indimenticabile dirigente sindacale della Cgil, Luciano Lama, per cogliere la profonda diversità tra il passato e il presente. È pur vero che l’esperienza della sinistra sociale di ispirazione cristiana all’interno della Dc e dopo la Dc si è sempre rifatta alla cultura che ha caratterizzato il ruolo e la funzione della Cisl nella storia democratica del nostro pese. Una cultura che ha sempre fatto della contrattazione la sua centralità, il dialogo e il confronto il suo metodo di comportamento e il merito la priorità dell’azione sindacale. Una concezione, questa, che ha caratterizzato anche e profondamente l’iniziativa e lo stesso metodo di lavoro della sinistra sociale di ispirazione cristiana quando si affrontavano i temi sociali in sede politica.
Ecco perché, pur essendo due piani diversi – l’uno sul versante politico e partitico e l’altro, si fa per dire, su quello sindacale – e pur avendo a che fare con una perdurante e strutturale questione sociale, non possiamo non sottolineare che esiste una diversità profondissima sul ruolo che devono avere il partito, il sindacato, la politica e le parti sociali nell’affrontare i temi sociali, quelli legati alla crescita, allo sviluppo e al come si devono costruire le relazioni sociali e la cultura della concertazione nel nostro paese. Una diversità che, parlando proprio di questi temi, evidenzia la profonda differenza tra la cultura del cattolicesimo sociale e la storica concezione della sinistra ex e post comunista. Una diversità che di fronte ad una accentuazione populista e demagogica come quella declinata dal capo della Cgil Landini rischia di trasformarsi in un fossato incolmabile.