La visita del Presidente in Cina punta a sottolineare e rafforzare il dialogo tra i due popoli, dopo la decisione dell’Italia di non rinnovare il memorandum sulla Via della Seta, spiega il professore. Sullo sfondo, l’esito delle elezioni americane e la minaccia di nuovi dazi
La visita a Pechino del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è la prima di un leader di un Paese del G7 dopo l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. “Si tratta di un evento di grande rilevanza, poiché rappresenta un’opportunità per rilanciare i rapporti istituzionali tra i due Paesi, dopo l’ultimo incontro del 2019, un momento particolarmente delicato in cui l’Italia decise di aderire alla Via della Seta”, spiega Enrico Fardella, professore associato presso l’Università di Napoli “L’Orientale” e direttore del progetto ChinaMed, a Formiche.net.
Il governo Meloni ha deciso un anno fa di non rinnovare quel memorandum d’intesa. Ci sono state ripercussioni?
Certamente, la decisione ha generato qualche malcontento da parte cinese. Tuttavia, le visite di Meloni a luglio e quella attuale di Mattarella rappresentano un modo elegante per riavviare il dialogo e rafforzare le relazioni, nonostante gli strascichi di quella scelta.
In che modo?
Questa visita ha un significato principalmente culturale, ma non per questo meno rilevante, essendo una visita di Stato. L’obiettivo è sottolineare e rafforzare il dialogo tra i due popoli. Ci sono numerosi dossier di importanza culturale: ad esempio, oggi il Presidente ha visitato la Peking University, la migliore università cinese, dove è stato avviato il primo corso di laurea in studi italiani, che oggi conta circa un centinaio di studenti. Prima di allora, programmi di questo genere non esistevano in università di tale prestigio.
Come detto, la visita avviene poco dopo l’elezione di Trump. Quale impatto potrebbe avere la sua agenda?
L’Italia si interroga già da tempo sulle possibili conseguenze delle politiche che Trump intende implementare all’inizio del prossimo anno, in particolare quelle di natura economica. È giusto rifletterci, perché si prevede l’introduzione di una serie di dazi generalizzati che colpiranno direttamente le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti e provocheranno un effetto a catena.
Cosa intende?
Questi dazi ostacoleranno l’accesso cinese sia al mercato dei beni sia a quello dei capitali, infliggendo un duro colpo a Pechino e causando una riconfigurazione dei flussi commerciali e finanziari verso altri mercati maturi, tra cui l’Europa.
Come dovrà agire l’Europa?
L’Europa dovrà decidere come affrontare questa situazione. Di fronte all’eccesso di produzione che potrebbe riversarsi sui nostri mercati, sarà fondamentale capire se siamo in grado di assorbirlo o se sarà necessario adottare strumenti di contenimento. In caso contrario, come insegna l’economia, la pressione sui livelli di disoccupazione rischia di aumentare considerevolmente.