La Difesa non è solo un pilastro della sicurezza nazionale, ma anche un motore di crescita economica e innovazione. In un contesto globale sempre più instabile, l’Italia ha l’opportunità di rafforzare il proprio ruolo strategico puntando su una maggiore cooperazione industriale europea e su investimenti mirati in tecnologia e capitale umano. Ecco il rapporto di Mediobanca presentato all’evento “The Defence era: capital & innovation in the current geopolitical cycle”
La Difesa torna al centro del dibattito economico e politico grazie al nuovo rapporto Mediobanca “Sistema Difesa nel mondo e in Italia”. Il documento esplora le dinamiche di un comparto cruciale per la sicurezza globale e per l’economia, tracciando un quadro dettagliato su investimenti, politiche e prospettive future. La ricerca dell’istituto di credito è stata presentata a Milano all’evento “The Defence Era”, con Alberto Nagel, ad di Mediobanca, Gabriele Barbaresco e Nadia Portioli, rispettivamente direttore e senior corporate financial analyst dell’area studi dell’istituto, Glenn McCartan, rappresentante della Defence innovation unit presso il Comando europeo Usa, Domitilla Benigni, ceo e coo di Elt Group; Pierroberto Folgiero, ad di Fincantieri; Guido Lami, condirettore generale di MBDA Italia, Emanuele Serafini, vice president Western Europe di Lockheed Martin e Matteo Perego di Cremnago, sottosegretario di Stato alla Difesa, moderati da Flavia Giacobbe, direttore delle riviste Formiche e Airpress. Tra i temi principali emergono il ruolo strategico della Difesa come bene pubblico, l’evoluzione dell’industria mondiale e l’importanza dell’Italia nel panorama Ue. Per lo scenario europeo, in particolare, un problema resta l’efficienza dell’industria della difesa, frammentata e poco integrata. Come anticipato da Folgiero al Financial Time: “Dobbiamo deframmentare l’industria della difesa europea, in un settore in crescita, con forte attenzione ai campioni nazionali, ci vorrà molta volontà politica per farlo”.
La rilevanza politica della Difesa
La Difesa non è solo un pilastro della sicurezza nazionale, ma un asset politico di rilevanza strategica. In quanto bene pubblico, è caratterizzata da non escludibilità e non rivalità: tutti i cittadini ne beneficiano senza ridurne la disponibilità per altri, indipendentemente dal contributo individuale. Tuttavia, come emerge dal rapporto, il valore della Difesa è spesso sottostimato perché il suo prodotto finale, la sicurezza, è percepibile solo in situazioni di emergenza, rendendolo simile a una forma di assicurazione preventiva. La Difesa è però indispensabile per garantire stabilità sociale e politica, nonché per affrontare sfide transnazionali come il terrorismo e il traffico di risorse. Indicatori globali come il Global peace index confermano un peggioramento della stabilità internazionale, con 92 Paesi coinvolti in conflitti oltre i propri confini e un ritorno a livelli di militarizzazione elevati.
La dimensione economica della Difesa
Dal punto di vista economico, il settore della Difesa genera una doppia spinta: da un lato, contribuisce al Pil attraverso investimenti e occupazione; dall’altro, alimenta l’innovazione tecnologica, con importanti spillover verso settori civili. Nel 2023, le spese militari globali hanno toccato un record di 2.443 miliardi di dollari, pari al 2,3% del Pil mondiale, spingendo molti Stati a incrementare i propri budget per rispondere alle crescenti sfide geopolitiche. Questi numeri evidenziano l’importanza economica e politica della Difesa come strumento per preservare stabilità e deterrenza.
Industria mondiale della Difesa, il campione Top40 e focus sull’Europa
Il 2023 ha segnato un record per la spesa globale in Difesa dove le aziende statunitensi dominano il mercato, con il 68% del giro d’affari delle TOP40, seguite dai player europei (27%) e asiatici (5%). Tuttavia, nonostante la loro rilevanza, le imprese europee soffrono di un ritardo competitivo rispetto ai colossi americani, che si distinguono per una maggiore concentrazione e capacità di innovazione. Le aziende europee, pur eccellendo nei settori dell’aerospazio e dei sistemi terrestri, risultano meno orientate all’innovazione tecnologica e agli investimenti rispetto ai loro omologhi statunitensi, che dominano nel comparto dell’elettronica e dell’IT. Per questo motivo, la necessità di consolidamento e cooperazione emerge come priorità per affrontare le sfide globali, migliorare l’interoperabilità e ridurre i costi.
La struttura del comparto industriale e selezione delle maggiori aziende italiane della Difesa
Il settore della Difesa in Italia si distingue per una struttura industriale altamente diversificata, composta da grandi gruppi leader e un vasto ecosistema di piccole e medie imprese (Pmi) specializzate in settori ad alta tecnologia. Questo equilibrio tra eccellenze consolidate e un solido tessuto industriale rappresenta un elemento di forza, ma anche una sfida in termini di coordinamento e investimenti.
L’Italia è rappresentata nella Top40 mondiale delle industrie della Difesa da due gruppi principali: Leonardo e Fincantieri che giocano un ruolo chiave nel panorama industriale. Leonardo, specializzato in aviazione, sistemi elettronici e cyber-sicurezza, è il maggiore player italiano nel settore, con un fatturato di 11,5 miliardi di euro nel 2023. Fincantieri, invece, si distingue nella cantieristica navale, con un focus su applicazioni militari e civili, e registra ricavi di 2 miliardi di euro, posizionandosi al 31esimo posto tra i leader globali del settore.
Accanto a questi giganti, le Pmi italiane contribuiscono a progetti innovativi e programmi multinazionali, con aziende come MBDA Italia che partecipano allo sviluppo di sistemi missilistici avanzati. Il rapporto Mediobanca sottolinea che, per competere a livello internazionale, il settore deve rafforzare le sinergie tra grandi gruppi e Pmi, aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo e puntare su tecnologie dual-use, capaci di soddisfare esigenze sia civili che militari.
In sintesi, il comparto italiano della Difesa, seppur competitivo, deve affrontare sfide cruciali: la frammentazione industriale, l’insufficienza degli investimenti pubblici e privati, e la necessità di un maggiore coordinamento a livello europeo. Solo attraverso politiche mirate e un rafforzamento delle collaborazioni tra Stato, industria e partner europei, l’Italia potrà consolidare il proprio ruolo come leader nella Difesa globale.