Connettività nelle aree remote e dipendenza da un singolo fornitore sono le due facce della medaglia Starlink. L’emittente Abc ha sentito diversi esperti. Ecco che cosa è emerso, tra timori per la sicurezza nazionale e necessità di competitività
Da una parte le esigenze di connettività nelle zone più remote. Dall’altra il rischio di dipendere da un singolo fornitore. È questo, in sintesi, il dilemma di diversi Paesi quando si parla del servizio internet satellitare Starlink di Elon Musk. Il dibattito è acceso anche in Italia: due settimane fa Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva e membro del Copasir, ha chiesto al governo di riferire sulle “ipotesi di coinvolgimento” di Starlink anche per le comunicazioni criptate dei servizi segreti, delle forze armate e della diplomazia.
Se ne parla anche in Australia, Paese che per ragioni geografiche ((vasta superficie e bassa densità di popolazione) è particolarmente adatto alle comunicazioni satellitari. Dal lancio nel 2021, Starlink è diventato essenziale nelle telecomunicazioni con 200.000 utenti nelle aree remote, compresi i servizi di emergenza. Il NSW Rural Fire Service, nel Nuovo Galles del Sud, ha investito 41 milioni di dollari australiani (poco meno di 25 milioni di euro) per integrare Starlink nei suoi mezzi, facilitando così la trasmissione di video in tempo reale dai luoghi degli incendi La Difesa ha pianificato di equipaggiare 50 navi della Marina con questo sistema.
Ne ha scritto l’emittente Abc. Secondo Luke Coleman, amministratore delegato di Communications Alliance, le reti mobili coprono il 99,5% della popolazione ma solo il 30% del territorio. Starlink si è quindi inserita in un vuoto di mercato importante, offrendo internet veloce grazie ai satelliti in orbita bassa.
Tuttavia, alcuni analisti vedono con preoccupazione questa crescente dipendenza. Malcolm Davis, analista dell’Australian Strategic Policy Institute, teme che affidarsi a un unico operatore come Starlink possa essere rischioso. Secondo Davis, se Musk decidesse di interrompere il servizio, l’Australia potrebbe ritrovarsi senza un’infrastruttura vitale per la comunicazione, soprattutto in caso di crisi. Esperienze passate, come la limitazione del servizio Starlink in Ucraina durante il conflitto, hanno mostrato come il magnate sudafricano possa usare il controllo delle sue aziende per perseguire obiettivi politici personali, rendendo la stabilità del servizio potenzialmente imprevedibile. Paul Budde, analista delle telecomunicazioni, sostiene che questa dipendenza sia “molto pericolosa”, considerando che Starlink rappresenta ormai un servizio essenziale per molte comunità e servizi critici. Budde suggerisce che il governo australiano non dovrebbe ignorare questi rischi, specialmente dato il ruolo fondamentale che Starlink ha acquisito in poco tempo.
La crescente rilevanza di Starlink ha sollevato interrogativi sulla sovranità tecnologica australiana. Coleman e altri esperti ritengono che la migliore soluzione per ridurre i rischi di sovranità sia la competitività. Alternative come Eutelsat OneWeb e il Project Kuiper di Amazon stanno sviluppando servizi simili, anche se nessuno ha ancora una presenza consolidata paragonabile a Starlink. Sebbene alcuni analisti, tra cui Davis, propongano la creazione di una rete satellitare sovrana, ciò comporterebbe costi e difficoltà significative. Starlink, per esempio, opera con oltre 6.000 satelliti, mentre una costellazione australiana richiederebbe centinaia di satelliti per garantire una copertura costante su tutto il territorio. Infine, i lanci spaziali sono dominati da SpaceX, l’azienda madre di Starlink, che è leader nel settore grazie alla tecnologia dei razzi riutilizzabili, offrendo prezzi molto competitivi rispetto ai concorrenti.