Dopo quasi trent’anni trascorsi all’estero in ambienti internazionali, posso dire, senza esitare, che la mia straordinaria esperienza in Italia, in Asi, mi ha reso ancora più orgoglioso di essere italiano e del ruolo che possiamo avere, solamente se lo vogliamo, a livello globale. L’intervento di Giorgio Saccoccia, già presidente dell’Asi
Parlare di Spazio e del complesso ed affascinante scenario che rende possibile le attività spaziali non è mai ovvio né banale. Bisogna viverlo dal di dentro questo settore, con passione, dedizione, ma anche sacrificio e resilienza per comprendere a fondo il delicato intreccio di tecnologia, innovazione, diplomazia internazionale, scienza, interessi economici, (geo)politica e visione che lo caratterizza, in una sempre continua evoluzione.
E, come sempre accade in ambienti sfidanti quale quello spaziale, il successo o le difficoltà delle attività ad esso legate sono il risultato dell’impegno delle persone che ne fanno parte, come singoli e come “teamwork”.
Vorrei dedicare solamente qualche pensiero legato alla mia esperienza da presidente, per il mandato 2019-2023, della nostra Agenzia Spaziale: l’Asi. Lo faccio, in maniera personale e spero obiettiva, sulla scorta di 34 anni di esperienza in Agenzie spaziali e di una vita intera dedicata a questo settore, che mi ha affascinato fin da bambino ed al quale ho avuto poi la fortuna di dedicare in seguito i miei studi e la mia carriera.
Nel mio periodo in Asi ho avuto modo di capire a fondo che lo spazio è uno dei settori nei quali l’Italia esprime al meglio la propria unicità fatta di genio, originalità, determinazione, creatività, capacità di eccellere e distinguersi nonostante le mille difficoltà di natura economica, dimensionale, logistica, organizzativa, amministrativa che dobbiamo affrontare ogni giorno, inevitabili o, a volte, da noi stessi generate. L’Italia dello spazio è un insieme ammirevole (ed ammirato all’estero, vi assicuro) di realtà industriali di eccellenza, grandi e piccole, di laboratori e centri di ricerca all’avanguardia e di un tessuto accademico capace di una formazione invidiabile, che ho avuto modo di riscontrare ogni qual volta, nel corso di decenni, facevo colloqui di lavoro a neolaureati italiani e stranieri.
Ad orchestrare la totalità di questa infrastruttura, completa e complessa, ad alimentarne le attività ed a proteggerne i prodotti, abbiamo la fortuna di avere da oltre trent’anni una Agenzia Spaziale nazionale, capace di stabilire, nutrire, mantenere ed aggiornare nel tempo gli obiettivi di innovazione, sviluppo e crescita del nostro Paese nello Spazio. A volte dimentichiamo l’importanza di questo, proprio in un momento in cui nel resto del mondo le nazioni fanno a gara a crearne di nuove, laddove manchino, per permettere ai governi e al privato di rispondere al meglio alle sfide della tanto menzionata “Space Economy”, un formidabile e riconosciuto acceleratore di crescita.
Essere una Agenzia Spaziale Nazionale vuol dire oggi sempre di più rendere possibile il non banale equilibrio tra le esigenze industriali (differenti con la dimensione delle imprese coinvolte) e del mondo della ricerca; le indicazioni politiche dei governi che si avvicendano; la reperibilità dei finanziamenti necessari; il rigore delle giuste regole di cautela nella gestione del denaro dei contribuenti; la flessibilità nell’attuazione di progetti sempre diversi in natura, disegno e gestione; la necessaria interazione con partners internazionali, caratterizzati da esigenze, culture, priorità e metodologie di attuazione spesso profondamente differenti dalla nostra… e mille altri aspetti che rendono affascinante, complesso, visibile e, spesso, troppo facilmente criticabile il lavoro di chi opera nelle Agenzie.
Mi ritrovo a pensare ai miei primi tempi in Asi, alle sfide quotidiane che affrontavo solamente grazie agli scambi e al supporto dei colleghi e alla loro esperienza: nuove dinamiche da affrontare insieme nella prima attuazione della nuova Governance Spaziale introdotta dalle Legge del 2018; una ministeriale Esa a Siviglia in arrivo dopo pochissimi mesi e debiti precedenti da sanare con l’Esa stessa; un cambio di governo (il primo di 4!) dopo soli 3 mesi dal mio insediamento e a ridosso della stessa ministeriale. Le cose funzionarono, e con grande successo, pensando ad esempio al risultato straordinario che l’Italia ottenne a Siviglia. Tutto grazie all’impegno dello staff di Asi e della interazione eccellente con la nostra industria, orchestrata in pochissimo tempo come solo noi italiani sappiamo fare!
E ripenso, inevitabilmente, subito dopo, ai momenti bui del Covid, nei corridoi deserti e freddi in Asi, che ho impressi nella memoria. Non c’è stato un solo istante in quel lungo periodo, che non riuscissi a raggiungere in ogni momento un collega del quale avessi bisogno, che non fossi “inseguito” a distanza dalla loro iniziativa per continuare a mandare avanti le attività in corso, per avviarne di nuove, per permettere al nostro ecosistema spaziale di continuare ad operare nonostante le difficoltà inconcepibili del momento. E fu in quel periodo che, grazie alla dedizione del personale dell’Agenzia, nacquero nuovi programmi in sostegno, ad esempio, delle nostre Pmi, che gettammo le basi (non senza un dibattito anche infervorato, a volte, ma sempre costruttivo) per riorganizzare l’Agenzia, e renderne le operazioni più facilmente compatibili con lo sviluppo tipico dei progetti spaziali, che trovammo la soluzione per permettere di riaprire le assunzioni di personale e far crescere, alla fine del mio mandato, del 60% lo staff (una esigenza assoluta, dato che il budget medio pro-capite gestito dal personale Asi resta ancora oggi di gran lunga il più alto di ogni Agenzia spaziale mondiale!). Fu grazie all’impegno ed alla passione dei colleghi che un momento di crisi assoluta e globale si è trasformato in un motore di crescita per lo spazio italiano: con presenza, anche da lontano, determinazione e l’orgoglio di lavorare per un settore del quale andare fieri, sempre e comunque.
Potrei parlare a lungo di quanto ho imparato dai colleghi in Asi, delle nostre discussioni, dei confronti, dei litigi e della passione condivisa per il nostro lavoro: ben consci della responsabilità che ognuno di noi aveva per il benessere dello spazio italiano. Mi piacerebbe poter condividere la soddisfazione che provavo ogni qual volta mi veniva espressa la stima assoluta da parte di rappresentanti illustri dei nostri partner internazionali (americani, francesi, tedeschi, giapponesi e tanti altri) per il lavoro e le idee di alcuni dei miei colleghi, i portavoce, grazie alla loro esperienza e leadership, del lavoro di tutto il personale dell’Agenzia. Un orgoglio che difficilmente ho provato in altri momenti della mia carriera!
Ed è solo grazie al loro impegno che lo spazio italiano è cresciuto: che le risorse economiche a disposizione si sono moltiplicate come mai prima; che la fiducia e la visibilità italiana a livello internazionale è aumentata offrendo nuove opportunità di partnership per la nostra industria e ponendo l’Italia al centro di iniziative internazionali (come il G20 per lo spazio o la vittoria della candidatura per lo Iac a Milano); che nuovi progetti e collaborazioni sono stati avviati (pensiamo al programma per i nanosatelliti, unico in Europa, alle collaborazioni con Nasa su Artemis, la Scienza e l’Osservazione della Terra, la garanzia di voli per i nostri astronauti su Iss e il Lunar Gateway, l’evoluzione di Cosmo Skymed, ecc); che molti altri, iniziati con impegno da precedenti gestioni, sono stati completati (IXPE, LiciaCube, ecc.) con la soddisfazione della continuità di un ruolo, quello dell’Agenzia Spaziale, di garante del ritorno nel tempo degli investimenti e delle idee non di singoli, ma di un intero Paese.
Niente è perfetto, si può sempre migliorare, costruendo sui propri limiti del passato, ma soprattutto valorizzando al meglio e riconoscendo il valore di chi, ogni giorno, in ogni situazione, dedica il proprio impegno e la propria passione al futuro del ruolo che l’Italia gioca nel settore spaziale.
Dopo quasi trent’anni trascorsi all’estero in ambienti internazionali, posso dire, senza esitare, che la mia straordinaria esperienza in Italia, in Asi, mi ha reso ancora più orgoglioso di essere italiano e del ruolo che possiamo avere, solamente se lo vogliamo, a livello globale.