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Sabotaggi russi. L’alert dei servizi di Londra e Parigi

Le agenzie d’intelligence di Regno Unito e Francia, dopo quelle di Germania (un po’ a sorpresa) e Stati Uniti, mettono in guardia dai tentativi di Mosca di minare il sostegno all’Ucraina con campagne ibride. Sostenere Kyiv ha un costo, ma sarebbe più alto se non lo facessimo, ha detto Sir Richard Moore, capo di MI6

Sir Richard Moore, capo del Secret Intelligence Service (o MI6), ha lanciato da Parigi un nuovo monito sulla campagna di sabotaggi “incredibilmente sconsiderata” che la Russia sta conducendo contro gli alleati europei dell’Ucraina. Il direttore del servizio britannico d’intelligence esterna è intervenuto venerdì nel corso di un evento per celebrare i 120 della firma dell’Entente cordiale, il patto che ha trasformato vecchi rivali in alleati. Oltre a lui, che ha suggerito l’espressione Entente amicale per sottolineare gli ottimi rapporti bilaterali, ha parlato anche l’omologo francese, Nicolas Lerner, fedelissimo del presidente Emmanuel Macron che un anno fa lo ha voluto al timone della Direction générale de la Sécurité extérieure (Dgse). Parigi non è una capitale qualsiasi, considerato che lì, come a Berlino e a Roma (e a differenza di quanto accaduto a Washington e a Londra) era forte lo scetticismo sulle reali intenzioni russe di invadere l’Ucraina. Una prudenza che spesso riflette quella adottata nel mettere a fuoco le minacce ibride e denunciarle.

Il messaggio di Sir Richard sull’arsenale delle minacce ibride russe segue quello lanciato poco più di un mese fa dal suo collega Ken McCallum, direttore di MI5, ovvero il servizio d’intelligence per la sicurezza interna. Mosca sta cercando di creare “il caos” nelle strade del Paese e dell’Europa, aveva dichiarato. I funzionari del GRU, l’intelligence militare russa, hanno compiuto “incendi dolosi, sabotaggi e azioni più pericolose condotte con crescente incoscienza” nel Paese, aveva aggiunto.

In una recente analisi, Charlie Edwards, del think tank britannico IISS, ha evidenziato che “il manuale di gioco del Cremlino comprende oggi gli attacchi alle infrastrutture nazionali critiche in Europa, sia fisicamente sia tramite ransomware, il reclutamento di proxy per ridurre l’esposizione di militari e intelligence russi in Europa e l’impiego di operazioni di influenza per minare la sicurezza e la protezione dei cittadini europei”. La Russia è stata collegata, secondo funzionari occidentali, a diversi attacchi pianificati in Europa, tra cui un presunto piano per incendiare attività commerciali ucraine a Londra e l’invio di ordigni incendiari in pacchi su aerei cargo. A luglio, uno di questi dispositivi ha preso fuoco in un centro di smistamento in Germania e un altro in un magazzino in Inghilterra. Lerner ha con Sir Richard concordato sul fatto che “la sicurezza collettiva dell’intera Europa è in gioco” in Ucraina.

Nei giorni scorsi anche Bruno Kahl, il direttore del Bundesnachrichtendienst (Bnd), il servizio tedesco di intelligence esterna, aveva denunciato pubblicamente la campagna ibrida russa – che include “misure ibride di spionaggio, attacchi informatici, ma anche sabotaggi o azioni preparatorie ad atti di sabotaggio” – contro l’Europa per “influenzare l’Occidente”. Mosca “vuole confondere la nostra società, vuole seminare dubbi e paure e, naturalmente, vuole anche convincere i politici a ridurre il sostegno all’Ucraina”, aveva dichiarato. Kahl aveva citato l’ipotesi di attivazione dell’articolo 5 della Nato, ovvero quella sulla difesa collettiva, anche per le minacce ibride. Qualcosa di particolarmente insolito per un funzionario tedesco, per le ragioni di cui sopra.

Quanto accaduto a Parigi conferma, però, anche che la forma è sostanza. Infatti, Sir Richard sta portando avanti un ruolo pubblico dell’intelligence ampliando, anche con una importante presenza su X (già Twitter) e con qualche apparizione in radio e nei think tank, il lavoro fatto dal precedessore, Sir Alex Younger. A settembre aveva partecipato a un evento organizzato dal Financial Times, intervistato dalla direttrice Roula Khalaf, assieme all’omologo americano Bill Burns, direttore della Central Intelligence Agency, sottolineando la campagna ibrida in corso. Lo ha ricordato ieri dicendo: “Sono qui a Parigi per sottolineare un’altra delle nostre collaborazioni cruciali”.

In quell’occasione, così come nell’evento di ieri, il messaggio politico era chiaro: dimostrare che il fronte europeo è conscio del contesto delle minacce e deciso a non abbassare la guardia. Regno Unito e Francia sono tra gli alleati dell’Ucraina più disposti a consentire a Kyiv di utilizzare le armi fornite – in particolare i missili chiamati Scalp/Storm Shadow – per colpire obiettivi all’interno della Russia. Recentemente l’amministrazione Biden ha modificato la sua posizione contraria e la scorsa settimana l’Ucraina ha dichiarato di aver utilizzato per la prima volta i missili americani Atacms per colpire obiettivi russi.

In un avvertimento agli alleati – ai governi più che ai servizi collegati, pare – più incerti nel sostegno all’Ucraina, Sir Richard ha dichiarato che “il costo del sostegno all’Ucraina è ben noto, ma il costo di non farlo sarebbe infinitamente più alto”. Ha aggiunto che una vittoria della Russia rafforzerebbe l’asse con Iran e Cina, che finora hanno sostenuto Mosca in modo “transazionale”. “Se Vladimir Putin avrà successo, la Cina ne valuterà le implicazioni, la Corea del Nord si sentirà incoraggiata e l’Iran diventerà ancora più pericoloso”, ha concluso il capo di MI6, che ha firmato il libro degli ospiti in verde e con la C finale, come fa sempre chi ha quell’incarico.

 

(Foto: Twitter, @MennaRawlings)



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