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Ecco le sette leve per rendere sostenibile il Ssn secondo Salutequità

Di Ilaria Donatio

Tre panel per il summit che si è svolto martedì 19 novembre a Palazzo Ferrajoli a Roma che hanno visto confrontarsi i dirigenti della sanità nazionale e regionale, i principali stakeholder scientifici, del mondo civico ed esperti, sul modello necessario a garantire un Ssn sostenibile ed equo, perché la difesa di una sanità equa e universale sia una delle priorità nella discussione della legge di Bilancio

La sostenibilità del servizio sanitario nazionale è stata al centro del summit annuale di Salutequità, “laboratorio” di analisi delle politiche sanitarie e sociali, con particolare riguardo al rispetto del principio dell’equità.

Era stata la Corte dei Conti, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, a denunciare “la grave crisi di sostenibilità del Ssn” che non garantirebbe più “alla popolazione un’effettiva equità di accesso alle prestazioni sanitarie, con intuibili conseguenze sulla salute delle persone ed un pesante aumento della spesa privata”.

Il summit

I lavori – articolati in tre panel – si sono svolti martedì 19 novembre a Palazzo Ferrajoli – nella capitale – e hanno visto confrontarsi i dirigenti della sanità nazionale e regionale, i principali stakeholder scientifici, del mondo civico ed esperti, sul modello necessario a garantire un Ssn sostenibile ed equo, perché la difesa di una sanità equa e universale sia una delle priorità nella discussione della legge di Bilancio.

Presenti, il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, il direttore generale di Agenas, Carmelo Gagliano, consigliere della Federazione ordini professioni infermieristiche, Roberto Monaco, segretario generale della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, accanto a Ylenja Lucaselli, capogruppo di FdI in Commissione Bilancio alla Camera e Ilenia Malavasi (Pd), Commissione Affari sociali, per citare solo alcuni discussant.

Le sette leve

Salutequità ha individuato e proposto agli addetti ai lavori sette leve per garantire sostenibilità al servizio sanitario nazionale. Ciascuna identifica azioni concrete con cui rispondere alle principali sfide del Servizio Sanitario Nazionale: dalla messa a punto di criteri oggettivi per definire il fabbisogno economico del servizio sanitario, all’aggiornamento costante dei Livelli essenziali di assistenza; dalla misurazione delle prestazioni alla messa a punto di un piano integrato per il contrasto delle liste di attesa.

Ma le risorse per i prossimi anni e il dibattito politico sul relativo aumento per finanziare la sanità rischiano di essere insufficienti se il sistema non sarà messo nelle condizioni di essere davvero sostenibile.

Aceti: aggiornare il PSN e poi destinare risorse

“Il primo banco di prova per la sostenibilità del Ssn è la legge di bilancio attualmente in discussione e i rilievi sulle risorse destinate alla sanità di Corte dei Conti, Ufficio Parlamentare di Bilancio e Cnel sono preoccupanti e vanno subito affrontati”, ha detto il presidente di Salutequità Tonino Aceti. Aggiungendo che “il SSN deve dichiarare la sua vision e collegarla alle risorse. Per questo abbiamo dubbi sull’efficacia delle misure che destinano circa 1 miliardo di euro all’incremento di risorse per il raggiungimento degli obiettivi di piano sanitario nazionale (Psn) sia perché l’ultimo PSN approvato risale al 2006, sia perché dopo l’annuncio dello scorso anno del Ministro di volerlo finalmente aggiornare, ad oggi non se ne sa ancora nulla”.

Dubbi anche sull’efficacia delle misure per il contrasto delle liste d’attesa: “50 milioni di euro per il 2025 e 100 milioni per il 2026”. Nè va meglio sui Lea: “I nuovi finanziamenti vincolati per l’aggiornamento dei Lea potrebbero non essere utilizzati come già accaduto per l’entrata in vigore dei nuovi Lea con ben 7 anni di ritardo”. Critiche anche alla legge bilancio: è “a rischio l’accesso all’innovazione terapeutica per i pazienti a causa delle misure che precludono nuove valutazioni di innovatività su nuove indicazioni terapeutiche per farmaci che l’hanno già ottenuta 6 anni prima”, ha concluso Aceti.

Gemmato: aiutare le Regioni a spendere risorse per abbattere liste d’attesa

Il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato ha ricordato come “dopo il Covid ci siamo trovati a gestire una massa di indagini diagnostiche e di interventi di bassa e media complessità che si sono sedimentati durante la pandemia da coronavirus e che poi hanno visto l’emergenza anche della quotidianità”.

Per le liste d’attesa il governo ha stanziato quest’anno lo 0,4% del Fondo sanitario nazionale indistinto, vale a dire 520 milioni di euro: “Dobbiamo aiutare le Regioni”, ha detto Gemmato, “a poter spendere opportunamente queste risorse per abbattere le liste d’attesa. Con il decreto liste d’attesa abbiamo introdotto una serie di misure correttive che partono dalla defiscalizzazione delle indennità aggiuntive, che passano per un Cup regionale e infra-regionale”. Tra le misure per abbattere le liste d’attesa, Gemmato ha ricordato la “possibilità di effettuare indagini diagnostiche il sabato e la domenica, andando incontro a particolari categorie professionali che riposano nel weekend”.

Mantoan: ridefinire una governance tra Stato e Regioni

Una nuova governance Stato-Regioni per avere un miglioramento dei servizi sanitari, è stata invece indicata come necessaria dal direttore generale di Agenas Domenico Mantoan: “Credo sia arrivato il momento di ridefinire una governance tra Stato e Regioni, con l’apparato centrale dello Stato (ministero della Salute, Iss, Aifa, e Agenas) che deve riprendere un ruolo di programmazione e di controllo, redigere un Piano sanitario nazionale”.

“Soprattutto”, prosegue, “deve manutenere il sistema sanitario partendo dalle tariffe e dai Livelli essenziali di assistenza (Lea), dalla governance rapporto Stato-Regioni, così da avere un miglioramento dei servizi sanitari, in primis il grande problema delle liste di attesa”. Lo Stato deve però fare la sua parte, aggiornando i Lea e le tariffe: “Non è possibile che accada ciò che è successo pochi giorni fa, con un adeguamento delle tariffe al minimo dopo 20 anni. La sostenibilità passa anche attraverso la manutenzione del Ssn e la programmazione fatta per tempo”, ha concluso il direttore di Agenas.



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