La vittoria di Trump alle presidenziali americane impone all’Europa di ripensare la propria difesa, rendendo urgente la costruzione di una reale autonomia strategica. La nuova difesa comune europea dovrà basarsi su quattro pilastri: politico, militare, finanziario e industriale, sviluppando capacità complementari ma autonome dalla Nato. L’obiettivo non è sostituire l’Alleanza, ma sviluppare capacità complementari che permettano all’Europa di gestire crisi anche in assenza del supporto americano. Dall’apertura francese sulla Force de Frappe alla creazione di “campioni” industriali continentali, l’Europa ha gli strumenti per una difesa indipendente, ma deve agire subito. L’analisi del generale Ivan Caruso
La vittoria di Donald Trump alle recenti elezioni presidenziali americane segna un punto di svolta per la difesa europea. Le sue dichiarazioni, che mettono in discussione l’articolo 5 del Trattato Nato e la minaccia di non difendere i Paesi che non raggiungono il 2% di spesa militare, impongono all’Europa di ripensare radicalmente la propria sicurezza. Per costruire una credibile difesa comune europea sono necessarie azioni decisive su quattro fronti: politico, militare, finanziario e industriale.
Sul piano politico, la priorità è superare le tradizionali rivalità tra Stati membri e costruire una vera governance europea della Difesa. La nomina di un Commissario europeo alla Difesa, promessa dalla presidente Ursula von der Leyen, dovrà essere accompagnata da reali poteri decisionali. Risulta fondamentale la creazione di un Consiglio europeo della Difesa permanente per coordinare le politiche nazionali e definire una strategia comune. Il rafforzamento del ruolo dell’Alto rappresentante nel settore difesa, con capacità decisionale effettiva sulle operazioni militari europee, garantirebbe all’Europa di parlare con una voce sola nei consessi internazionali su temi di sicurezza e difesa.
La dimensione militare richiede la creazione di una struttura di comando e controllo permanente europea, complementare ma autonoma rispetto alla Nato. Questo Comando dovrebbe comprendere un quartier generale operativo europeo con capacità di pianificazione strategica, sostenuto da un centro di Intelligence e sorveglianza comune. Occorre costituire forze di reazione rapida genuinamente europee, supportate da una capacità di difesa aerea e missilistica integrata. L’esperienza ucraina ha evidenziato l’importanza cruciale della deterrenza nucleare: in questo senso, l’apertura della Francia a mettere a disposizione la Force de Frappe (la forza nucleare francese) rappresenta un’opportunità storica, con Italia e Germania che potrebbero contribuire con tecnologie e infrastrutture per creare una credibile deterrenza europea.
Sul fronte finanziario, sono necessari strumenti innovativi per sostenere questo sforzo comune. La nuova Struttura per il Programma di armamento europeo (Seap) rappresenta un passo importante, permettendo l’emissione di titoli di debito comuni per programmi militari e garantendo esenzioni Iva sugli acquisti congiunti di equipaggiamenti. È necessario un significativo potenziamento del fondo europeo per la Difesa, accompagnato da una revisione dei vincoli di bilancio per gli investimenti nel settore. Fondamentale sarà anche l’introduzione di meccanismi di finanziamento comune per le operazioni militari europee, con l’obiettivo di raggiungere una massa critica di investimenti che permetta economie di scala e sviluppo di capacità avanzate.
La dimensione industriale è cruciale per l’autonomia strategica europea. L’attuale frammentazione del mercato della difesa va superata attraverso un deciso consolidamento dell’industria europea attorno a “campioni continentali”. La standardizzazione delle procedure di procurement e gli investimenti congiunti in ricerca e sviluppo su tecnologie critiche permetterebbero di creare catene di approvvigionamento resilienti all’interno dell’Unione. Il raggiungimento dell’obiettivo del 40% di acquisti congiunti entro il 2030 sarà fondamentale, con particolare attenzione ai settori emergenti come cybersecurity, spazio, intelligenza artificiale e sistemi autonomi.
Questi quattro pilastri devono svilupparsi in modo sinergico e coordinato. La struttura militare ha bisogno di una solida base industriale, che a sua volta richiede adeguati strumenti finanziari, il tutto guidato da una chiara visione politica comune. L’obiettivo non è sostituire la Nato, ma sviluppare capacità complementari che permettano all’Europa di gestire crisi anche in assenza del supporto americano.
Il tempo a disposizione è limitato. Le crescenti tensioni con la Russia, l’instabilità nel Mediterraneo e Medio Oriente, e la competizione globale con la Cina richiedono un’Europa capace di difendere autonomamente i propri interessi. La vittoria di Trump e il possibile disimpegno americano rendono questa trasformazione non più rinviabile. Come sottolineava Alcide De Gasperi, “il contatto con le difficoltà rende realisti”: l’Europa ha oggi l’opportunità storica di dimostrare di essere all’altezza delle sfide del XXI secolo, trasformando la necessità in virtù e costruendo finalmente una reale capacità di difesa autonoma.