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Come superarsi nella vita professionale. L’esempio della tennista Sara Errani

Di Giulia Iuticone

Negli ultimi mesi Heidrick & Struggles ha approfondito il legame tra mondo dello sport professionistico e quello del business, conducendo interviste a sportivi, come Sara Errani, per mutuare anche dallo sport best practice utili a chi gestisce non solo sfide aziendali complesse, ma anche quotidianamente persone: team di lavoro

La tennista Sara Errani ha dimostrato come il superamento dei limiti personali e la gestione delle emozioni possano fare la differenza nel raggiungimento degli obiettivi, sia in ambito sportivo sia professionale. Nella storica semifinale di tennis femminile alle Olimpiadi di Parigi, la coppia italiana Errani-Paolini si giocava il match point decisivo per il raggiungimento del podio e una medaglia certa. Con un turno di servizio particolarmente critico per Sara Errani, che ha spesso incontrato difficoltà con la battuta, la scelta di battere dal basso – nonostante lo stress e la pressione del momento – si è rivelata vincente, portando la coppia a una storica medaglia d’oro.

Mai accaduto prima nel tennis femminile italiano. 

La capacità dell’atleta azzurra di fermarsi un attimo, gestire la confusione, trovare la giusta soluzione e superare i propri limiti è un illuminante esempio per chi quotidianamente affronta sfide professionali decisive, come i C-level delle aziende, che vivono situazioni molto simili a quella vissuta dalla tennista azzurra. Negli ultimi mesi Heidrick & Struggles ha approfondito il legame tra mondo dello sport professionistico e quello del business, conducendo interviste a sportivi, come Sara Errani, per mutuare anche dallo sport best practice utili a chi gestisce non solo sfide aziendali complesse ma anche quotidianamente persone: team di lavoro.

Vincere una medaglia d’oro olimpica è universalmente riconosciuto come l’apice dei risultati sportivi e probabilmente la sfida più impegnativa che un atleta possa affrontare. Il significato delle Olimpiadi per uno sportivo è amplificato dal fatto che arrivano solo una volta ogni quattro anni, e attraggono su di sé un’attenzione mediatica enorme. Enorme come la pressione psicologica a cui gli atleti sono sottoposti. Sono chiamati a dare tutto e il meglio in pochi minuti, a volte secondi. Non si tratta solamente di gestire lo stress, quanto piuttosto di condividerlo.

Se a 16 anni Sara Errani non avesse conosciuto il suo allenatore Pablo Lozano, probabilmente non sarebbe diventata la tennista di oggi, e sicuramente non sarebbe riuscita a passare attraverso momenti complicatissimi, come la squalifica di 8 mesi nel 2017. Attraverso l’allenamento è stato possibile superare la crisi e rafforzare la fiducia che aveva perso, ma da soli non si va da nessuna parte. Lozano le ha insegnato che per superare certe difficoltà, bisogna passarci attraverso, come dimostrano bene i recenti successi nel doppio, che le stanno procurando un finale di carriera esplosivo.

Gli allenatori di squadre professionistiche spesso adottano un approccio di leadership trasformazionale, che si concentra sull’ispirare i membri della squadra, promuovere una visione comune e creare un ambiente di fiducia e rispetto reciproco. Ricerche accademiche mostrano come questo stile di leadership sia correlato a un aumento delle prestazioni e della motivazione intrinseca sia nello sport sia nel business. Uno studio del 2001 condotto da Charbonneau ha evidenziato come la leadership trasformazionale tra gli atleti fosse significativamente associata a un miglioramento della prestazione individuale e della coesione del gruppo. Fattore che dovrebbe trovare applicazione anche nelle aziende, soprattutto in ambienti complessi e in rapida evoluzione.

Un altro aspetto cruciale nello sport professionistico è la gestione delle emozioni, che consente agli atleti di mantenere la calma sotto pressione. Secondo alcuni studi l’intelligenza emotiva (IE) è una delle competenze chiave per i leader efficaci. È dimostrato che i dirigenti con alti livelli di IE sono più capaci a gestire conflitti, costruire relazioni positive e influenzare positivamente la motivazione e l’impegno dei collaboratori, proprio come un allenatore efficace con i propri atleti. Intelligenza emotiva è anche sapersi fermare e riconoscere i propri limiti e prendere le giuste contromisure. Come dimostrano molto bene i problemi con il servizio citati all’inizio, non importa quante ore Sara Errani si metta a fare pratica sulla battuta, quando sarà in partita e si troverà in difficoltà ci sono buone possibilità che quei fantasmi tornino a far visita. E in questo senso non importa quanto ci si alleni, certe difficoltà ritornano sul campo, perché è lì che appartengono. Pensiamo alla gestione del rischio, per esempio: in un ambiente volatile come quello attuale, anticipare il rischio può richiedere la trasformazione anche di interi modelli aziendali senza avere problemi a partire dalle basi, anche se questo vuol dire battere dal basso.

Il parallelo tra sport professionistico e gestione aziendale non è solo una metafora, ma una realtà basata su evidenze scientifiche e ricerche che dimostrano come le competenze sviluppate dagli atleti possano essere direttamente applicabili ai dirigenti. L’adozione di una mentalità orientata alla crescita, il miglioramento continuo delle prestazioni e l’investimento nello sviluppo delle competenze di leadership sono aspetti chiave che possono aiutare a competere con successo in mercati sempre più dinamici e incerti.



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