L’evento “Spazio chiama Terra – Future stazioni spaziali come nuova opportunità di business” organizzato dall’Agenzia spaziale italiana (Asi) ha offerto uno spaccato sulle sfide e le opportunità che attendono l’Italia nella New space economy. Il tema centrale? Le stazioni spaziali di nuova generazione e il ruolo strategico del nostro Paese come leader tecnologico, catalizzatore di innovazione e promotore di collaborazioni pubblico-private per garantire competitività e ricadute economiche concrete
A pochi giorni dalla Giornata dello Spazio, che si celebrerà ufficialmente il 16 dicembre e negli Stati Uniti sarà anticipata al 12 dicembre, l’Agenzia spaziale italiana ha fatto il punto sul futuro della Space economy e sul ruolo dell’Italia in questo settore in rapida evoluzione. “Stiamo vivendo un cambio di paradigma nell’economia spaziale”, così il direttore generale dell’Asi, Luca Salamone, ha inaugurato la giornata. “L’orbita bassa non è più soltanto un dominio delle agenzie spaziali governative, ma sta diventando terreno fertile per il business privato”. Il passaggio dalla Stazione spaziale internazionale (Iss) alle nuove piattaforme private, come quelle proposte da Axiom Space e Blue Origin, rappresenta un’opportunità unica.
Il contesto economico è promettente: secondo stime del World economic forum, la Space economy raggiungerà un valore di 1.800 miliardi di dollari entro il 2035, con un tasso di crescita annuale del 10%. “Per l’Italia, questo è il momento di cavalcare l’onda. Abbiamo competenze, tecnologie e una posizione di leadership che non possiamo permetterci di perdere”, ha sottolineato Salamone.
La storia delle missioni spaziali è costellata di innovazioni che hanno cambiato la vita quotidiana. “Il futuro delle stazioni spaziali commerciali ci permetterà di sviluppare tecnologie ancora più rivoluzionarie, con ricadute tangibili sulla Terra, dalla medicina all’agricoltura”, ha detto il direttore generale. Un esempio significativo è rappresentato dai sistemi biorigenerativi sviluppati per riciclare acqua e rifiuti nello spazio, tecnologie che potrebbero trovare applicazioni in contesti di emergenza climatica e carenza di risorse.
Un aspetto centrale emerso durante il workshop è la necessità di sviluppare un nuovo modello di collaborazione tra pubblico e privato per affrontare le sfide della Space economy. Il Colonnello Luigi Riggio ha evidenziato come il Comitato interministeriale per le politiche spaziali stia già lavorando su diverse opzioni: dal leasing di moduli spaziali alla loro proprietà diretta, fino a joint venture che coinvolgano aziende private come partner operativi. “La creazione di partenariati pubblico-privati è fondamentale non solo per condividere costi e rischi, ma anche per massimizzare l’innovazione e il ritorno economico”, ha spiegato.
Questo modello punta a includere non solo grandi realtà aerospaziali, come Leonardo e Thales Alenia Space, ma anche piccole e medie imprese provenienti da settori tradizionalmente lontani dallo spazio, come quello agricolo, farmaceutico o tecnologico. In particolare, il governo sta promuovendo il coinvolgimento di nuovi attori attraverso bandi dedicati, come quello annunciato per il nuovo anno da Asi per lo sviluppo di soluzioni legate alla nutrizione e al packaging per lo spazio. “Ogni nuova impresa coinvolta arricchisce l’ecosistema spaziale, rendendolo più diversificato e resiliente”, ha concluso il Colonello Riggio, sottolineando il valore strategico di un approccio multidisciplinare per affrontare le complessità di questa nuova frontiera.
L’Italia è già un protagonista della Space economy. Con il 50% dei moduli pressurizzati dell’Iss prodotti da Thales Alenia Space a Torino e una lunga tradizione di collaborazione con Nasa ed Esa, il nostro Paese è in prima fila per le nuove piattaforme. Il Colonnello Luigi Riggio, rappresentante della Presidenza del Consiglio, ha spiegato come l’Italia stia lavorando per consolidare la propria posizione.
“Abbiamo firmato un memorandum con Axiom Space per valutare la partecipazione italiana a una stazione spaziale commerciale”, ha dichiarato. L’obiettivo è ambizioso: non essere semplici utilizzatori, ma protagonisti, con un modulo italiano che rappresenti un’eccellenza tecnologica e industriale.
Il workshop ha evidenziato inoltre come le future stazioni spaziali aprano orizzonti inediti per aziende sia del settore spaziale sia non spaziale. La microgravità, ad esempio, offre un ambiente unico per la ricerca biotecnologica e farmaceutica, mentre il turismo spaziale e la produzione cinematografica stanno emergendo come settori di mercato. “Stiamo esplorando territori vergini”, ha affermato Riggio. “La sfida è definire modelli di business sostenibili e coinvolgere nuove industrie. Le opportunità sono immense, ma dobbiamo essere pronti a coglierle”.
Il futuro non si limita all’orbita bassa. Il passo successivo sarà la Luna, con la costruzione di basi permanenti, e poi Marte. Con oltre 7 miliardi di euro stanziati dal governo italiano fino al 2026 per la Space economy, Asi e le istituzioni stanno offrendo un terreno fertile per la crescita. “La Space economy è un catalizzatore di innovazione e crescita economica. Ma per mantenere la nostra leadership, dobbiamo creare network e guardare lontano”, ha concluso Salamone.