Il ministro Tajani ha nominato l’ex ambasciatore a Lussemburgo a capo dell’Unità per l’innovazione tecnologica e la sicurezza cibernetica. “L’impatto delle tecnologie emergenti sulla geopolitica è innegabile”, ha dichiarato il diplomatico
Diego Brasioli, 64 anni, già ambasciatore a Lussemburgo, è il nuovo inviato speciale per la cybersicurezza e capo dell’Unità per l’innovazione tecnologica e la sicurezza cibernetica della Farnesina. Lo ha nominato Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri.
Il curriculum
Laureato in scienze politiche all’Università di Roma nel 1985, Brasioli è entrato nella carriera diplomatica l’anno successivo. Dal 2008 è ministro plenipotenziario. Nei suoi quasi quarant’anni di servizio, è stato a Islamabad (Pakistan), Amman (Giordania) e Los Angeles come console generale; è stato poi capo dell’Ufficio III della Direzione Generale Cooperazione politica multilaterale e i diritti umani; ha presieduto il Comitato interministeriale dei diritti umani nel 2010; è stato ambasciatore a Bucarest, vicedirettore generale per gli Affari politici e di sicurezza/direttore centrale per i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente e successivamente vicedirettore generale vicario per gli Affari politici e di sicurezza/direttore centrale per la sicurezza; l’ultimo incarico è stato a Lussemburgo come ambasciatore dal 2020 al 2024.
Le sue dichiarazioni
“È un onore e una responsabilità di grande importanza, soprattutto in un momento storico in cui il cyber e l’IA, unitamente alle crescenti minacce ibride, stanno trasformando in modo profondo la politica internazionale e hanno ampie ripercussioni sulla sicurezza nazionale”, ha scritto il diplomatico in un post su LinkedIn. “L’impatto delle tecnologie emergenti sulla geopolitica è innegabile”, ha proseguito citando l’intelligenza artificiale, lo sviluppo della computazione quantistica e la sicurezza dei dati. “La protezione delle informazioni sensibili non solo salvaguarda gli interessi nazionali, ma è anche essenziale per garantire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nei processi governativi”, ha aggiunto. “È cruciale” che la Farnesina “giochi un ruolo di primo piano in questo ambito, promuovendo politiche e pratiche che proteggano il nostro patrimonio informativo dalle minacce ibride e cibernetiche”, ha concluso.