La parola “sostenibilità” è associata esclusivamente alla spesa sanitaria, senza considerare appieno il suo impatto economico, sociale e ambientale. Intervista a Federico Chinni, amministratore delegato di Ucb Pharma Italia
In un contesto globale in continuo cambiamento, la salute è più che mai un tema centrale, non solo per il benessere individuale, ma anche per la crescita economica e la sicurezza del Paese.
Troppo spesso, la parola “sostenibilità” è associata esclusivamente alla spesa sanitaria, senza considerare appieno il suo impatto economico, sociale e ambientale. È proprio da questa consapevolezza muove il position paper, dal titolo “Salute & Sostenibilità: binomio strategico per il Sistema Paese“, elaborato da The European House – Ambrosetti in partnership con UCB Pharma Italia. Il paper sottolinea l’importanza di adottare un approccio integrato, capace di riconoscere e valorizzare la complessa interconnessione tra ambiente e salute, al fine di sviluppare politiche e azioni di salute pubblica mirate ed efficaci.
Ne parliamo con Federico Chinni, amministratore delegato di UCB Pharma Italia.
La sostenibilità e la salute sono temi sempre più centrali nel settore farmaceutico. Qual è il suo punto di vista?
La sostenibilità è un elemento cardine della nostra strategia globale. Non si tratta solo di proteggere l’ambiente, ma di adottare una visione olistica che includa anche il benessere sociale. Dal 2019, infatti, abbiamo intrapreso un percorso che non è solo un impegno formale, ma un approccio concreto che tocca cinque aree cruciali: creare valore per i pazienti, per i dipendenti, per la comunità, per il pianeta e per gli azionisti.
Per quanto riguarda l’ambiente, siamo fermamente impegnati verso la carbon neutrality, lavorando su pratiche di efficienza energetica e su una gestione responsabile delle risorse naturali. In parallelo, abbiamo creato comitati di governance dedicati, con esperti che ci supportano nel monitorare i progressi e nel fissare obiettivi ambiziosi. Ma la sostenibilità non si ferma all’ambiente. E’ importante innovare e offrire soluzioni che migliorano la qualità della vita dei pazienti, promuovendo accesso alle cure, inclusività e diversità.
Le partnership pubblico-private sono un altro tema cruciale. In che modo possono contribuire alla sostenibilità del sistema Paese?
Le partnership pubblico-private sono fondamentali per garantire la sostenibilità di un sistema sanitario efficiente. Non si tratta solo di risorse economiche, ma di come questi legami possano creare valore a 360 gradi, affrontando temi sociali e ambientali. Se guardiamo alla pandemia, ad esempio, è stato chiaro come la salute non possa essere separata dall’economia e dalla sostenibilità. Per noi, è fondamentale che tutti abbiano accesso equo alle cure, un concetto che va ben oltre la gestione dei fondi sanitari.
Un esempio concreto: gli studi clinici dimostrano che ogni euro investito può generare fino a tre euro di valore aggiunto. Le partnership pubblico-private sono quindi un veicolo potente per stimolare l’innovazione e la ricerca. In Belgio, per esempio, il sistema fiscale favorevole ha incentivato enormemente l’attività di ricerca, creando un ambiente favorevole per lo sviluppo. Questo è un esempio di come politiche ben strutturate possano attrarre risorse e generare benefici per l’intera comunità.
In Italia, dal suo punto di vista, c’è un contesto favorevole per le partnership pubblico-private?
In Italia, siamo convinti che le partnership pubblico-private abbiano un grande potenziale, ma necessitano di un quadro normativo più chiaro e stabile. A volte, le complicazioni burocratiche possono frenare l’innovazione. Per questo, sarebbe utile semplificare alcune normative, come il codice dei contratti per il settore sanitario, e offrire maggiore supporto legale agli operatori pubblici. In questo senso, il tema della semplificazione e della sburocratizzazione emerge come un filo rosso che attraversa tutti i settori, rappresentando una necessità comune per favorire il progresso e migliorare l’efficienza in ogni ambito.
Le risorse stanziate per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) potrebbero essere un volano per diffondere le best practices nelle partnership pubblico-private. Talvolta, è molto più semplice individuare cose che già funzionano e replicarle. Per noi le partnership pubblico-private non sono solo un’opportunità, ma anche una responsabilità. Il nostro approccio multi-stakeholder ed olistico ci ha permesso di sviluppare progetti che dimostrano come pubblico e privato possano, da un lato, co-creare soluzioni innovative per migliorare la qualità della vita dei pazienti e, dall’altro, garantire sostenibilità economica e sociale.
In conclusione, quale futuro si augura per il settore sanitario e farmaceutico in Italia?
Mi auguro un futuro in cui salute, ricerca e innovazione siano strettamente connesse e lavorino in sinergia, diventando parti integranti di una visione strategica globale. È fondamentale che questa visione promuova la sostenibilità in tutte le sue forme: economica, sociale e ambientale. Solo così, un sistema sanitario che si evolva in questo senso non si limiterà a curare, ma avrà un impatto positivo su ogni aspetto della vita dei cittadini, migliorando la qualità dei servizi e l’accesso alle cure per tutti.
La promozione della ricerca e dell’innovazione, in particolare in un contesto di crescente digitalizzazione e personalizzazione delle cure, aprirà nuove opportunità per prevenire malattie e migliorare il benessere generale. In questo modo, non solo saremo in grado di rispondere alle necessità immediate, ma costruiremo un servizio sanitario che sappia creare valore a lungo termine per l’intera comunità, favorendo una crescita sana, sostenibile e inclusiva per tutti.