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Xi recluta anche gli youtuber per prendersi Taiwan

Il rapper Chen Po-yuan ha rivelato in un video come il Dipartimento per il Lavoro del Fronte Unito gli abbia fornito materiali e linee guida per creare contenuti critici nei confronti del Partito progressista democratico. Questa situazione ha sollevato preoccupazioni tra i funzionari governativi taiwanesi riguardo alle violazioni delle leggi sulla sicurezza nazionale e all’infiltrazione di Pechino

Il Partito comunista cinese sta tentando di influenzare l’opinione pubblica taiwanese anche attraverso YouTube. Un video documentario realizzato dal noto youtuber taiwanese Pa Chiung ha acceso i riflettori sul caso del rapper Chen Po-yuan, che ha rivelato come il Partito comunista cinese, guidato dal leader Xi Jinping, abbia offerto compensi e supporto per promuovere contenuti favorevoli alla Cina tra gli influencer di Taiwan.

Chen ha raccontato di essere stato contattato dal Dipartimento per il Lavoro del Fronte Unito, al centro delle attività di influenza all’estero, che gli ha fornito diversi modelli e materiali, inclusi comunicati stampa e suggerimenti su come creare contenuti. Alcuni di questi materiali menzionavano figure politiche del Kuomintang come Hung Hsiu-chu e il sindaco di New Taipei City, Hou Yu-ih, chiedendogli di scrivere canzoni che criticassero il Partito progressista democratico, il partito di governo a Taiwan. Sebbene Chen affermi di aver prodotto contenuti su richiesta, non ha ricevuto i diritti d’autore promessi e ha subito attacchi da parte di troll cinesi dopo aver denunciato un ex socio in affari per frode.

La sua esperienza evidenzia una realtà scomoda: la Cina non è solo una fonte di opportunità, ma può anche rivelarsi un terreno per pratiche manipolative e oppressive.

La Commissione per gli affari continentali di Taiwan ha ricordato che accettare fondi o istruzioni dalla Cina per produrre propaganda comunista può rappresentare una violazione delle leggi sulla sicurezza nazionale taiwanese. La legge anti-infiltrazioni, in particolare, vieta qualsiasi attività che possa minare l’ordine sociale, diffondere disinformazione o interferire nelle elezioni. La situazione ha destato preoccupazioni tra i funzionari governativi, inclusi il ministro della Cultura Lee Yuan e i deputati del Partito progressista democratico, i quali hanno sottolineato l’importanza di proteggere la libertà di espressione in Taiwan, conquistata con sacrifici storici.

Tuttavia, l’aumento delle operazioni di influenza da parte della Cina non può essere ignorato. Il deputato del Partito progressista democratico, Puma Shen, ha sottolineato la necessità di stabilire meccanismi che consentano al pubblico di segnalare le attività del Fronte Unito degli influencer. Shen ha avvertito che i canali di finanziamento potrebbero essere elusi tramite valute virtuali e scambi sotterranei, complicando ulteriormente la tracciabilità. Inoltre, esperti come Ho Cheng-hui, a capo dell’ong Kuma Academy, hanno evidenziato che gli influencer non devono necessariamente recarsi in Cina per ricevere fondi; possono tranquillamente utilizzare piattaforme social per pubblicare contenuti con codici QR per donazioni, aggirando le leggi. Questa strategia rappresenta un tentativo di infiltrazione che sfrutta la libertà di espressione e la disinformazione.

L’analisi delle operazioni di influenza della Cina ha mostrato che, oltre a cercare di costruire legami con le forze pro-Cina in Taiwan, il Partito comunista cinese si affida sempre di più agli influencer per raggiungere un pubblico vasto. Queste figure, che godono di libertà online, possono operare senza affrontare immediatamente conseguenze legali, a patto di non effettuare attacchi personali. In conclusione, il caso Chen non è solo un episodio isolato, ma un campanello d’allarme per Taiwan. Mentre il governo taiwanese cerca di rafforzare la sicurezza nazionale e la consapevolezza pubblica, è cruciale che i cittadini rimangano vigili riguardo alle influenze esterne e alle manipolazioni, promuovendo una narrativa autentica e democratica che possa contrastare le pressioni di Pechino.


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