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Corsa contro il tempo. Il futuro di TikTok negli Usa passa dalla Corte Suprema

Il futuro di TikTok negli Stati Uniti potrebbe essere deciso dalla Corte Suprema, che il 10 gennaio ascolterà le argomentazioni sulla costituzionalità della legge “divest-or-ban” firmata da Biden. La norma obbliga ByteDance a cedere le attività americane dell’app per evitare un divieto, ma TikTok contesta che limiti la libertà di parola e spera nel prossimo inquilino della Casa Bianca

Il 20 gennaio Donald Trump si insedierà per la seconda volta alla presidenza degli Stati Uniti. È fissato per il giorno prima il termine entro cui la società cinese ByteDance è obbligata, da una legge firmata ad aprile dal presidente uscente Joe Biden, a cedere le attività di TikTok in America per evitare il divieto dell’app, che ha più di 170 milioni di utenti nel Paese. Al calendario di TikTok, considerata da Washington un rischio per la sicurezza nazionale (per via dei legami con il Partito comunista cinese, della gestione dei dati e del rischio disinformazione), si è aggiunta ieri un’altra data: il 10 gennaio. In quel giorno la Corte Suprema ascolterà le argomentazioni sulla costituzionalità della legge federale divest-or-ban, in particolare sulla questione se la norma limiti inammissibilmente la libertà di parola, violando il Primo Emendamento.

Non è chiaro quanto tempo impiegherà la Corte a emettere una sentenza. Lunedì scorso TikTok ha presentato un ricorso presso la Corte Suprema degli Stati Uniti, chiedendo di rinviare l’entrata in vigore della legge. La richiesta presentata dall’azienda punta a sospendere l’entrata in vigore della norma approvata dal Congresso, prevista per il 19 gennaio. “La misura porterà alla soppressione di una delle piattaforme più popolari nel Paese, il giorno prima dell’insediamento della nuova amministrazione presidenziale”, si legge nel ricorso, in cui TikTok afferma anche che la legge “silenzierà la voce di molti cittadini statunitensi che utilizzano la piattaforma per parlare di politica, commercio, arte e altri temi di pubblico interesse”.

La richiesta è stata presentata mentre Shou Zi Chew, l’amministratore delegato di TikTok, avrebbe incontrato il presidente eletto Trump nella residenza privata di quest’ultimo a Mar-a-Lago, in Florida, secondo quanto riportato dalla Cnn.

ByteDance puntava su un’ingiunzione per avere il tempo di trovare un accordo con Trump, che si è detto contrario al divieto a TikTok perché ciò rafforzerebbe Meta, che considera un problema maggiore. Tuttavia, il destino dell’app potrebbe essere deciso in tempi molto rapidi. La Corte dovrebbe concedere l’ingiunzione solo dopo l’udienza se la maggioranza dei giudici concorderà che la legge viola il Primo Emendamento. In altre parole, se la Corte “conferma” la legge, non concederà l’ingiunzione. E viceversa. La decisione potrebbe arrivare prima del giuramento di Trump. E se la Corte “confermerà” la legge (scenario possibile), allora il presidente potrebbe avere grandi difficoltà a salvare TikTok. Anche perché il forte sostegno bipartisan alla legge rende improbabile che il Congresso la abroghi. Non rimarrebbe, dunque, che la strada politica, con l’ipotesi di un accordo tra i governi americano e cinese.


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