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Difesa ed economia. La convergenza necessaria per l’Europa del futuro

L’Europa deve affrontare sfide economiche, politiche e di sicurezza con un approccio strategico e sistemico per garantire autonomia, competitività e stabilità nel contesto globale. Ecco cosa si è detto al dibattito di Formiche

Le sfide che l’Europa si trova ad affrontare nel contesto economico, politico e di sicurezza globale si sono sviluppate nel corso dei primi anni del ventunesimo secolo, ma saranno caratterizzanti per il futuro dell’Unione negli anni e nei decenni a venire. Unione che non deve trovarsi impreparata per gestire le minacce che si profilano all’orizzonte.

Questo il tema della discussione organizzata da Formiche lunedì 16 dicembre nella cornice romana del Bar del Fico, durante il quale le voci dei partecipanti,  Nicoletta Pirozzi, responsabile del Programma “Ue, Politica e Istituzioni” e responsabile delle relazioni istituzionali dell’Istituto Affari Internazionali, Elena Grech, direttrice della Rappresentanza della Commissione europea in Italia, Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente della commissione Politiche dell’Unione europea del Senato della Repubblica, con la moderazione della direttrice di Formiche Flavia Giacobbe, hanno sottolineato l’importanza di ripensare i paradigmi attuali, affrontando le criticità con un approccio sistemico e pragmatico. A partire dalla dimensione della Difesa, dove la convergenza di visioni è stata netta.

Pirozzi ha messo in luce l’inadeguatezza della sterile discussione sulla percentuale di Pil destinata alla difesa, giudicandola deleteria sia per l’efficacia militare sia per l’unità politica europea in seno all’Alleanza Atlantica. “Discutiamo invece di come produrre insieme, meglio e più velocemente le capacità che ci servono per renderci autonomi”, ha sottolineato l’esperta. Anche Elena Grech ha sottolineato l’importanza di una spinta forte verso un mercato europeo integrato, di investimenti comuni per la difesa e di una strategia di competitività che permetta all’Europa di mantenere un ruolo centrale nel contesto internazionale.

Il presidente della commissione Politiche dell’Unione europea del Senato ha invece posto l’accento sulla guerra ibrida e sulla disinformazione come minacce principali. Ha parlato della necessità di guardare in faccia la realtà di un’Europa esposta a minacce che vanno oltre il conflitto armato, come la manipolazione delle informazioni, le interferenze tecnologiche e la riscrittura della storia. Secondo Terzi, il rischio è che l’Europa, distratta dalla sua “bolla di pace”, non si renda conto della gravità della situazione. Ha citato esempi concreti, come l’attacco russo in Ucraina e la propaganda che nega l’esistenza stessa di quel Paese, per sottolineare l’urgenza di una risposta chiara e decisa. Ha richiamato l’importanza di strumenti come il Golden Power per proteggere i settori strategici e ha denunciato l’ingenuità con cui si è creduto che l’apertura economica verso attori come Russia, Cina e Iran potesse portare a un loro cambiamento positivo.

Oltre la dimensione della Difesa, un tema centrale affrontato nel dibattito è stato quello economico, nelle sue varie sfaccettature. Sulla questione della transizione energetica Grech ha condiviso un prezioso punto di vista interno, sottolineando come “La nuova Commissione europea si trova ad affrontare sfide cruciali per garantire una transizione verde equa e sostenibile. Abbiamo fissato degli obiettivi climatici ambiziosi ma necessari per affrontare e prevenire le sfide dell’Unione. È fondamentale, tuttavia, che questi obiettivi siano accompagnate da un approccio attento ai bisogni dei cittadini e delle imprese. Attraverso strumenti come il Fondo sociale per il clima, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e il dialogo costante con le parti interessate, il lavoro della Commissione sarà decisivo per garantire che nessuno venga lasciato indietro in questa transizione. La sostenibilità ambientale deve andare di pari passo con la sostenibilità sociale”.

Mentre sulla proiezione esterna è stata Pirozzi a dettare la linea, evidenziando il fatto che “se l’Ue vuole competere a livello globale, serve un nuovo approccio sistemico che punti sulle capacità produttive interne europee, limiti gli ostacoli al completamento del mercato interno, punti a partenariati commerciali di nuova generazione a livello internazionale e allo stesso tempo tuteli settori industriali strategici”.

Le parole di Pirozzi, Grech e Terzi di Sant’Agata convergono su un messaggio chiaro: l’Europa non può permettersi divisioni interne o ritardi. Solo un approccio europeo nuovo, pragmatico e strategico potrà garantire sicurezza, autonomia e prosperità in un contesto globale sempre più complesso e competitivo.


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