Skip to main content

L’Ue deve ritrovare la sua identità popolare. L’opinione di Chiapello

Di Giancarlo Chiapello

Qual è il punto di equilibrio del sistema che difende il sogno europeo e il cuore cristiano della democrazia e permette di tentare l’iniziativa? La risposta di Giancarlo Chiapello, segreteria nazionale Popolari/Italia Popolare

Gli equilibri mondiali sono in movimento, si rivedono cozzare, in particolare in Medio Oriente, più imperialismi mentre l’Europa sembra impantanata ritrovandosi all’improvviso, come detto da qualche analista, come un dinosauro erbivoro, di stazza certamente notevole, ma circondato da carnivori che la osservano mentre si stupisce pur essendo la principale area economica e culturale del pianeta.

È evidente che serva riandare alla forza del sogno originario dei padri fondatori democristiani per non rischiare un lento logoramento che non tutela innanzitutto gli interessi dei suoi popoli inquieti che devono ritrovare le sue ragioni fondamentali della pace, della difesa sociale, della comune identità. Sulla seconda basti citare il World Inequality Database gestito dal Global Inequality Lab che, sulle macroregioni prese in esame, indica che, in una situazione comunque in peggioramento, gli Stati Uniti (per citare solo questa macroregione a mo’ di esempio) sono, rispetto all’Europa, un’area dove vige una peggiore equità, ossia, prima di tasse e trasferimenti, il 10% di popolazione più ricco nei primi guadagna il 47% della ricchezza totale mentre nella seconda la media è il 36% con l’Italia al quarto posto (37,1%) per disuguaglianza di reddito superata solo da Polonia, Bulgaria e Romania (il caso francese sarebbe da analizzare a parte).

È un’analisi per riscoprire il popolo, bistrattato dal “follemente corretto” (cit. Luca Ricolfi) di un progressismo sempre più ideologico tanto da diventare un ottimo alleato di sistema della parte estrema opposta ma egualmente esasperata in una sorta di rossobrunismo, ben emerso in Francia con la caduta del governo Barnier, che a sua volta ha il bisogno di mantenere inqueta la massa senza ritrovarsi popolo che imporrebbe di riprendere in mano lo storico greco Polibio per capire il rischio che si sta correndo di decadimento della democrazia in oclocrazia con strumento la demagogia (a destra) che contemporaneamente è lo stesso, pur con declinazioni diverse, delle tendenze oligarchiche e tecnocratiche (a sinistra).

Può correre in soccorso ritrovare l’identità europea perché un edificio non sta in piedi senza fondamenta che non possono che essere cristiane proprio per fermare le contrapposte estremizzazioni che finiscono per amoreggiare per dominare la scena: va dunque riaperta la questione delle radici, nel mentre che si ragiona di una Carta fondamentale dell’Europa unita, per affrontare queste due parti che altrimenti spaccherebbero in due lo stesso cristianesimo riducendolo a “cattolicismo democratico” (cfr. Gramsci che vedeva nella migliore tradizione di cattolici, il popolarismo, un nemico peggiore del fascismo) vs “cristianesmo” (cfr. Brague, con una sorta di riduzione della fede a mero instrumentum regni).

Soccorrono, per comprendere le parole dell’articolo uscito qualche settimana fa sul quotidiano spagnolo ABC del filosofo Remi Brague: “Nelle élite occidentali si osserva un odio verso il cristianesimo. Non solo disaffezione verso la pratica religiosa, ma piuttosto un desiderio positivo di porre fine alla religione, soprattutto a quella cattolica. Una scuola sociologica considera ogni istituzione come una mera costruzione, senza alcun fondamento nella natura umana. Una natura di cui negano l’esistenza. Di conseguenza tutto può essere ‘decostruito’. C’è un passaggio finale: viene messa in discussione la legittimità dell’uomo nella sua esistenza concreta. Secondo l’ecologia radicale, sarebbe meglio che il pianeta si liberasse di questo parassita che lo macchia. Questi fenomeni, sebbene diversi, hanno un focus comune: l’odio verso se stessi. L’esempio chiave è l’odio verso il cristianesimo. C’è proprio perché siamo di eredità cristiana. Chi odia se stesso odia ciò che lo caratterizza più profondamente. Questo odio è la prova dell’importanza decisiva del cristianesimo nella storia europea”.

Sarebbe solo rafforzativo andare a citare De Gasperi, Fanfani, Moro, Adenauer, Schuman, ecc. basti proporre lo stile e il metodo che fu del così detto “Codice di Camaldoli” rispetto alla Cosituzione italiana in sede europea, che dovrebbe vedere i cattolici, chi si richiama direttamente alla Dottrina Sociale della Chiesa, al popolarismo, alla storia e presenze democratico cristiane, chi ne è stato richiamato (cfr. il messaggio al Ppe di Papa Francesco), anche in chiave di lotta contro le colonizzazioni ideologiche destrorse e sinistrorse (woke, nazionalismo, transumanesimo, suprematismo, paternalismo, ecc…), costruire non un tatticismo “centrista” bensì una proposta che si discosti dall’impostazione ad esempio del “Manifesto di Ventotene” contenente la tipica sfiducia progressista verso il popolo.

Su queste basi si può ragionare di come costruire la pace e ridare protagonismo e centralità all’Europa riprendendo – come ipotizza il generale di C.A. dell’Esercito Gianni Marizza sul numero di luglio/agosto 2024 della rivista “Le fiamme d’argento” ricordando che l’accordo del 1952 prevedeva che “un solo ministro della Difesa europea avrebbe diretto politicamente questa Comunità, un solo Capo di stato maggiore della difesa europeo avrebbe coordinato la strategia politico-militare dell’Europa, con un solo comando unificato, un solo esercito europeo sovranazionale, una sola marina, una sola aviazione e una sola polizia militare avrebbero assicurato la difesa europea. Leggi comuni avrebbero uniformato gli equipaggiamenti, il reclutamento, lo status, l’avanzamento, le uniformi e gli stipendi degli ufficiali, dei sottufficiali e dei soldati in tutta Europa dal Mediterraneo al Mare del Nord e dall’Atlantico al Centroeuropa” – il cammino del Trattato CED, “Comunità Europea di Difesa”, che stava profondamente a cuore proprio ad Alcide De Gasperi, che fu impallinato dall’Assemblea Nazionale francese in quello che si è scordato essere stato un precedente, pur con debite differenze, della convergenza rossobruna con il voto contrario di socialcomunisti e destra gollista il 30 agosto 1954.

Qual è il punto di equilibrio del sistema che difende il sogno europeo e il cuore cristiano della democrazia e permette di tentare l’iniziativa? Rompere i rischi del rossobrunismo, possibile grazie essenzialmente a due elementi caratteristici europei, ossia la presenza delle democrazie cristiane e dei popolari, irriducibili a “componenti” servili di destra e sinistra, conservatrici o cattdem e il principio e il sistema elettorale proporzionale. Notazione finale, per capire l’ultimo problema da affrontare, riportando un ricordo personale: anni fa, durante la presentazione del suo bel libro “La Repubblica delle giovani marmotte. L’Italia e il mondo visti da un democristiano di lungo corso” a Torino con Guido Bodrato, Paolo Cirino Pomicino ebbe così a rispondere alla domanda di una giovane giornalista su quanto si sentissero dei dinosauri, “vero, in due ci avviciniamo ai due secoli. Ma occorre ricordare che dopo l’epoca dei dinosauri venne quella dei moscerini!”.


×

Iscriviti alla newsletter