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La guerra dei chip e il ruolo della sovranità tecnologica coopetitiva. Scrive Crespi

Di Francesco Crespi

Considerato che gli obiettivi relativi alle grandi sfide globali possono essere in linea con gli interessi delle singole nazioni, è proprio in questo campo che c’è spazio per elaborare strategie di sovranità tecnologica coopetitiva. Di cosa si tratta nell’analisi di Francesco Crespi, direttore ricerche del Centro Economia Digitale

È notizia di questi giorni che la Cina ha annunciato la sospensione “con effetto immediato” dell’esportazione di componenti cruciali per la produzione di microprocessori diretti negli Stati Uniti. La misura riguarda materiali fondamentali non solo nella produzione di semiconduttori, ma anche per le tecnologie legate alle energie rinnovabili e alle applicazioni nel settore della difesa. La decisione arriva in risposta all’inasprimento delle restrizioni americane sulle esportazioni di chip avanzati verso la Cina che riguardano anche i controlli su alcuni tipi di apparecchiature e software per lo sviluppo e la produzione di microprocessori.

Questa è una tipica dinamica di tipo “Tit for Tat”, ben nota nelle analisi sulle interazioni di tipo strategico, e che ben si applica all’attuale contesto internazionale caratterizzato da crescenti tensioni geopolitiche e di intensificazione della competizione per il raggiungimento di una supremazia tecnologica, economica e militare.

Uno scenario completamente diverso rispetto a quello a cui eravamo abituati fino a qualche anno fa, in cui, senza che ci si sia posti troppe domande, il processo di iper-globalizzazione aveva trainato la crescita economica mondiale ma anche accresciuto enormemente il grado di interdipendenza sistemica dei vari paesi con le relative conseguenze in termini di squilibri economici, finanziari, sociali, ambientali e geopolitici. Squilibri che oggi presentano il conto e che dovranno essere affrontati attraverso l’adozione di strategie adeguate, capaci di abbracciare la complessità delle interdipendenze globali, per gestire al meglio le sue vecchie e nuove forme in un contesto di relazioni internazionali caratterizzate da profonda incertezza.

La strategia per agire in un tale scenario secondo il Rapporto Strategico 2024 del Centro Economia Digitale è la Coopetizione. Per gli Stati, la capacità di gestire strategicamente relazioni internazionali di tipo coopetitivo, ovvero in grado di combinare simultaneamente dinamiche cooperative e competitive, è infatti essenziale per godere dei benefici derivanti dalla cooperazione economica, tecnologica e produttiva senza compromettere gli obiettivi ormai essenziali di Sovranità Tecnologica, Sicurezza Economica e Autonomia Strategica.

In particolare, considerando la natura dell’innovazione tecnologica e la sua crescente complessità, è irrealistico sostenere che un Paese debba possedere tutte le capacità tecnologiche e produttive che compongono una tecnologia specifica, sebbene possa essere un argomento politicamente persuasivo. Questo è ancor più vero considerata la sempre maggiore integrazione sistematica tra i diversi settori tecnologici e la crescente rilevanza delle tecnologie a uso generale come l’Intelligenza Artificiale o le tecnologie quantistiche.

Proprio nel settore dei semiconduttori, le catene del valore dalla progettazione di chip, alla produzione, distribuzione e utilizzazione coinvolgono più Paesi. Sia la produzione sia le conoscenze scientifiche e tecnologiche all’interno di ciascuna catena del valore sono distribuite a livello internazionale. In questo contesto, garantire la Sovranità Tecnologica relativa alla tecnologia dei semiconduttori attraverso politiche scientifiche e tecnologiche chiuse, che si allontanano dalla collaborazione internazionale e dai sistemi di divisione del lavoro, è per certi versi impraticabile.

Questo è ancor più vero per l’Italia e per l’Unione europea. I gap tecnologici accumulati nel tempo rispetto ai principali competitor a livello mondiale negli ultimi decenni accrescono infatti l’esigenza di andare oltre, rispettivamente, i confini nazionali e il mercato unico europeo, e di strutturare reti internazionali di collaborazione per avere accesso a conoscenze complementari e favorire lo sviluppo congiunto di nuove tecnologie. Occorre però farlo in maniera più consapevole rispetto a quanto fatto in passato.

Un cambio di passo necessario rispetto ad una certa “ingenuità” che aveva caratterizzato l’Unione su questi temi come esplicitamente ammesso nella Comunicazione congiunta al Parlamento europeo e al Consiglio sulla Strategia per la Sicurezza Economica, dove si legge: “Più che mai, la nostra sicurezza è profondamente interconnessa con la nostra capacità di diventare più resilienti e di ridurre i rischi derivanti da legami economici che negli ultimi decenni abbiamo considerato innocui”. E come abbiamo purtroppo constatato tanto innocui non erano.

Su questo la via indicata nel Rapporto del Centro Economia Digitale è quella della Sovranità Tecnologica Coopetitiva: una strategia strutturale e longitudinale in cui gli Stati competono per la leadership tecnologica e al contempo collaborano in modo consapevole e ponderato con altri Paesi alla generazione di tecnologie critiche essenziali, attraverso l’utilizzo di conoscenze complementari.

Un approccio che potrebbe rivelarsi particolarmente utile nella definizione e implementazione delle strategie dell’Unione europea, in particolare quelle riguardanti la Sicurezza Economica e l’Autonomia Strategica Aperta.

Da un lato, significa ripristinare politiche interne che favoriscano lo sviluppo tecnologico e la produzione nei settori strategici. Dall’altro, instaurare partnership multilaterali tenendo ben presente il principio seguito dalla stessa Commissione europea in merito alle relazioni di cooperazione internazionale nell’ambito della ricerca che dovranno essere: “Aperte quanto possibile, chiuse quanto necessario”.

L’adozione da parte dell’Unione europea e dei suoi Stati membri di un sistema di governance della competizione in grado di coinvolgere, ai vari livelli, le Istituzioni e le organizzazioni adibite alla definizione e all’implementazione delle politiche, può rappresentare, quindi, lo strumento operativo per valutare di volta in volta l’intensità dei rischi e delle opportunità derivanti dalle attività di collaborazione. Questo riguarda, tra gli altri, la valutazione delle partnership sia all’interno sia all’esterno dell’Ue per lo sviluppo delle filiere strategiche, lo screening degli investimenti diretti esteri sia in entrata sia in uscita, il procurement pubblico, le attività di collaborazione nel campo della ricerca e del trasferimento tecnologico.

L’adozione di una strategia di Sovranità Tecnologica Coopetitiva può d’altra parte contribuire ad affrontare le grandi sfide che la società globale ha di fronte. I cambiamenti climatici, le pandemie, l’invecchiamento della popolazione e la trasformazione digitale sono difficili da affrontare esclusivamente con le capacità tecnologiche di un singolo Paese. Senza sforzi concertati all’interno della comunità internazionale, nessuna nazione può affrontare efficacemente crisi potenzialmente catastrofiche, come dimostrato nel caso dello sviluppo collaborativo a livello internazionale dei
vaccini Covid-19.

Considerato che gli obiettivi relativi alle grandi sfide globali possono essere in linea con gli interessi delle singole nazioni, è proprio in questo campo che c’è spazio per elaborare strategie di Sovranità Tecnologica Coopetitiva. Questo anche al fine di ridurre i rischi per la sicurezza mondiale derivanti da progressivi processi di decoupling tra le diverse aree del pianeta, che proprio dinamiche del tipo di quelle osservate nel settore dei microprocessori possono favorire.


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