La partnership Italia-India sui minerali critici offre opportunità strategiche per ridurre la dipendenza dalla Cina, rafforzare le catene di approvvigionamento e supportare la transizione energetica. Entrambi i Paesi possono collaborare su tecnologie, diplomazia mineraria e investimenti, sfruttando le rispettive competenze e reti globali. L’Africa e l’Asia centrale emergono come aree chiave per progetti congiunti
La geopolitica globale sta andando oltre i tradizionali gruppi e alleanze, sia formali che informali. La geoeconomia è diventata un pilastro fondamentale della geopolitica, poiché la competizione si è spostata dai campi di battaglia tradizionali a nuovi domini di confronto, come la potenza di calcolo, lo spazio, la connettività e lo stoccaggio energetico. Le economie globali si sono digitalizzate, e l’industrializzazione, così come le infrastrutture elettroniche, richiedono maggiore potenza di calcolo, connettività affidabile e rapida, stoccaggio energetico efficiente e produzione di energia economica e sostenibile.
Per attuare con successo strategie relative all’economia digitale, spaziale, blu e alle energie rinnovabili, i paesi devono garantire l’autosufficienza nei minerali rari, fondamentali per assicurare l’autonomia tecnologica. La pandemia di Covid-19 non solo ha evidenziato la dipendenza delle catene di approvvigionamento dalla Cina, ma ha anche sollevato interrogativi sulla loro resilienza. Mentre l’Italia sta sviluppando autonomamente strategie per il calcolo quantistico, lo sviluppo di chip e l’autonomia mineraria, potrebbe essere utile collaborare strettamente con l’India, un paese con cui sta costruendo una solida partnership strategica.
Politicamente, l’India deve dissociarsi dalla Cina e mantenere la propria indipendenza, sfruttando le economie di scala per giustificare la produzione di chip. Inoltre, l’India deve costruire relazioni solide in Asia centrale e in Africa per sviluppare una strategia coerente di diplomazia mineraria. Taiwan vede nell’India una riserva strategica, con aziende taiwanesi come Foxconn che investono in India per sviluppare una produzione che potrebbe rappresentare un piano B in caso di un’invasione cinese.
In questo complesso scenario, i chip rimangono fondamentali per la produzione di automobili, difesa e praticamente ogni innovazione tecnologica moderna. Sebbene i chip e i minerali rari siano strettamente interconnessi, un’analisi separata dei chip sarà trattata in un altro articolo.
I minerali rari hanno usi specifici che spaziano dalle batterie ai metalli utilizzati in veicoli spaziali e sottomarini. La Cina detiene il 36% delle riserve mondiali di terre rare, ma controlla il 77% della capacità globale di raffinazione e il 70% dell’offerta globale dalle miniere. Con una nuova amministrazione Trump negli Stati Uniti, un aumento dell’ostilità verso la Cina richiederebbe risultati rapidi per rafforzare la resilienza delle catene di approvvigionamento dei minerali rari. Collaborare con l’India in entrambi i settori — investendo nel segmento dei chip ed elettronica e collaborando sulla diplomazia mineraria — potrebbe portare benefici rapidi all’Italia, risultati che potrebbero richiedere molto più tempo con il Piano Mattei.
Entrambi i paesi fanno parte di iniziative multilaterali come il Minerals Security Partnership (MSP) e il Critical Raw Materials Club, che mirano a diversificare e garantire le catene di approvvigionamento di minerali critici, riducendo la dipendenza dalla Cina.
L’India si colloca al quarto posto a livello globale per capacità di energia rinnovabile installata e punta ad avere il 50% della sua capacità elettrica basata su fonti non fossili entro il 2030, con l’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2070. Al centro di questi obiettivi vi è una fornitura affidabile e sostenibile di minerali critici, tra cui litio, cobalto, nichel e terre rare (Ree), essenziali per le tecnologie di energia rinnovabile e i veicoli elettrici.
L’India sta implementando cambiamenti normativi e strutturali per aumentare la produzione interna di minerali critici. Tra le iniziative principali vi sono le modifiche alla Mines and Minerals (Development and Regulation) Act, per favorire la partecipazione del settore privato e semplificare le aste. Stati come Karnataka e Rajasthan hanno introdotto licenze di esplorazione per minerali critici, e la creazione di entità come Khanij Bidesh India Ltd. (Kabil) mira ad assicurare approvvigionamenti minerari all’estero.
Nonostante questi sforzi, l’India affronta sfide tecnologiche e finanziarie che richiedono investimenti significativi in ricerca e sviluppo per tecnologie di estrazione e riciclo sostenibili, dove l’Italia potrebbe intervenire e aggiungere valore. Inoltre, le riserve nazionali indiane di minerali critici rimangono limitate, aumentando la necessità di partenariati internazionali solidi.
L’India ha un settore privato forte con accesso generazionale all’Africa. Le recenti politiche inclusive del governo indiano hanno formalizzato la sua posizione come voce del Sud globale. Un risultato significativo è stata l’inclusione permanente dell’Unione Africana nel G20, ottenuta al vertice di Nuova Delhi nel 2023 grazie agli sforzi indiani. Le joint venture italo-indiane potrebbero sfruttare questa forza per aumentare concretamente la resilienza delle catene di approvvigionamento di terre rare in Africa.
In America Latina, l’India ha consolidato partnership strategiche. Nel gennaio 2024, ha concluso un accordo da 24 milioni di dollari con un’impresa statale argentina per l’esplorazione del litio in cinque blocchi di salamoia. In Asia centrale, l’India ha lanciato una joint venture con il Kazakistan, IREUK Titanium Limited, per produrre scorie di titanio in India.
Questi elementi evidenziano l’importanza di una cooperazione italo-indiana, in cui l’Italia potrebbe mettere a disposizione competenze e tecnologie per un beneficio reciproco, con opportunità per il settore privato italiano di collaborare con i partner indiani e investire in esplorazione e estrazione mineraria.