Mohammad Abedini, 38 anni, è stato arrestato ieri a Milano su richiesta delle autorità americane. L’accusa: era coinvolto nell’attacco di droni avvenuto il 28 gennaio scorso contro un avamposto in Giordania (tre morti, 40 feriti). Teheran rispolvererà la diplomazia degli ostaggi per mettere pressione all’Italia chiamata a decidere sull’estradizione?
Mohammad Abedini, trentottenne nato a Teheran, doppia cittadinanza svizzera e iraniana, è stato arrestato ieri a Milano dalle autorità italiane su richiesta di quelle statunitensi. Sarebbe coinvolto, questa l’accusa americana, nell’attacco di droni avvenuto il 28 gennaio scorso contro l’avamposto Tower 22 in Giordania, a seguito del quale tre soldati statunitensi sono morti e più di 40 sono rimasti feriti. Il dipartimento di Giustizia americano sta lavorando per l’estradizione dall’Italia.
Oltre a lui, vero nome Mohammad Abedininajafabadi, è stato arrestato Mahdi Mohammad Sadeghi, 42 anni, un cittadino iraniano-statunitense residente in Massachusetts. Sadeghi lavora per una società attiva nel settore dei semiconduttori con sede in Massachusetts, mentre il secondo imputato possiede una azienda basata in Iran. Abedini, accusato anche di violazioni della legge antiterrorismo, avrebbe creato una società in Svizzera (Illumove SA) come copertura della sua società in Iran (San’at Danesh Rahpooyan Aflak Co. – SDRA o SADRA), per ottenere informazioni sensibili provenienti dall’azienda in Massachusetts. A quel punto, Sadeghi avrebbe fatto arrivare in Iran “prodotti” della società statunitense e le attrezzature sarebbero state utilizzate per produrre almeno uno dei droni utilizzati durante l’attacco in Giordania compiuto da milizie sostenute dai Pasdaran.
I legami tra Abedini e i Pasdaran appaiono molto forti dai documenti americani. L’uomo, infatti, è anche accusato di aver fornito supporto materiale ai Pasdaran: tra il 2021 e il 2022, circa il 99% delle vendite della sua società del sistema di navigazione Sepehr, utilizzato dai droni, è stato destinato alla forza aerospaziale dei Pasdaran.
Nelle 36 pagine di affidavit dell’Fbi, che ricostruisce le attività criminali della coppia, l’Italia non compare mai. Sembra la conferma che la tappa milanese fosse solo un passaggio.
L’arresto in Italia e la richiesta di estradizione delle autorità americane hanno fatto alzare la guardia sulla situazione degli italiani e degli italo-iraniani in Iran e di quelli intenzionati a viaggiare nel Paese. Si teme che Teheran possa reagire prendendoli in ostaggio per mettere pressione all’Italia chiamata a decidere sull’estradizione negli Stati Uniti.
La cosiddetta diplomazia degli ostaggi non è una novità per l’Iran. Un recentissimo rapporto dell’Institut français des relations internationales evidenzia come Teheran utilizzi la detenzione di cittadini occidentali, doppi cittadini o cittadini iraniani residenti in Europa, Australia o Stati Uniti come leva nei negoziati diplomatici. Il tutto, proprio per esercitare pressioni per ottenere concessioni politiche, economiche o diplomatiche all’interno della strategia di risposta asimmetrica di Teheran.