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Vi spiego l’approccio laico dell’Iss sul Fentanyl nella terapia del dolore. Scrive Bellantone

Di Rocco Bellantone

Nel suo ruolo istituzionale, l’Istituto superiore di sanità non può che supportare l’adozione di un atteggiamento “laico” nei confronti dell’uso dei farmaci oppiacei che, mettendo in atto tutte le necessarie misure di minimizzazione del rischio di abuso e dipendenza, ne favorisca l’utilizzo, ove appropriato, nella terapia del dolore. L’intervento di Rocco Bellantone, presidente Iss

Il tema della terapia del dolore, affrontato in un recente incontro organizzato da Formiche, con particolare riferimento all’uso dei farmaci analgestici oppiodi riveste grande importanza non solo sul piano scientifico, ma anche su quello assistenziale e sociale. Il diritto dei cittadini ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore è sancito dalla legge n. 38 del 15 marzo 2010. Sebbene si riscontrino ancora una serie di importanti criticità nella piena applicazione di tale legge (difficoltà riguardo al funzionamento delle reti locali di cure palliative, l’integrazione di queste strutture sul territorio, l’attivazione di percorsi assistenziali di presa in carico del paziente nelle diverse realtà regionali, l’esigua presenza nei territori dei percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (PDTA), la disomogeneità dell’offerta formativa universitaria e post-universitaria), non c’è dubbio che essa rappresenti una misura di civiltà, che tutela la dignità e la qualità della vita del malato fino al suo termine.

Riguardo all’uso dei farmaci per la terapia del dolore, i dati derivanti dall’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) indicano che negli ultimi anni il ricorso a tali farmaci è aumentato (dalle 6,9 DDD/1000 abitanti die del 2014 alle 8,1 DDD del 2022 e 2023). La prevalenza d’uso nella popolazione generale ha raggiunto nel 2023 il 5,4%, e gli oppioidi maggiori da soli o in associazione rappresentano circa il 40% della spesa dell’intera categoria. Come atteso, per questi farmaci si rileva un aumento dei consumi e della prevalenza d’uso all’aumentare dell’età. A livello delle aree geografiche, i maggior livelli di consumo si registrano al Nord (9,3 DDD) rispetto al Centro (8,2) e al Sud (6,3 DDD), tutte in aumento rispetto al 2022. In termini di prevalenza d’uso vi sono marcate differenze tra Regioni, con valori che passano dal 7,0% del Piemonte al 3,7% della PA di Bolzano.

Mentre l’efficacia dei farmaci oppiacei non è mai stata in discussione, il loro utilizzo a volte è frenato da timori relativi al profilo di sicurezza e in particolare al loro potenziale di abuso e dipendenza. La cosiddetta crisi degli oppiacei, che ha causato un aumento delle morti negli Stati Uniti e in Canada, ha portato a rivalutare l’uso di questi farmaci e ha favorito un approccio più integrato al trattamento del dolore cronico, che comprende interventi multimodali e sviluppo di linee guida specificamente mirate a ridurre il rischio di abuso e a introdurre buone pratiche cliniche per un utilizzo più sicuro. Tra queste, appare rilevante il suggerimento di limitare la dose giornaliera di farmaci, ma anche l’implementazione di strategie di sospensione in caso di comportamento aberrante e dipendenza.

Ci sono diversi lavori che sostengono che i Paesi europei abbiano atteggiamenti diversi nei confronti della prescrizione e dell’uso degli oppiacei rispetto agli Stati Uniti e al Canada; infatti, c’è ancora una differenza di consumo di oppiacei 3 volte superiore in Nord America rispetto ai Paesi dell’Europa occidentale, nonostante negli ultimi anni nei suddetti Paesi si sia registrata una riduzione globale dell’uso. Al contrario, il consumo di oppiacei ha subito un significativo aumento nella maggior parte dei Paesi europei dalla metà degli anni ‘90 in poi, segno di una crescente attenzione nel trattamento del dolore nel vecchio continente. L’uso di oppiacei nel dolore cronico non oncologico è considerato per certi versi più controverso dell’uso in oncologia.

È pertanto particolarmente importante la recentissima pubblicazione (sul sito del Sistema Nazionale Linee Guida) della LG sul “Buon uso dei farmaci oppiacei nella terapia del dolore cronico non da cancro dell’adulto” risultato di una collaborazione multidisciplinare tra società scientifiche e associazioni di pazienti, tra cui SIAARTI (Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva), Cittadinanzattiva, FNOPI (Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche), SIF (Società Italiana di Farmacologia), SIGG (Società Italiana di Gerontologia e Geriatria), SIMG (Società Italiana di3/3 Medicina Generale e delle Cure Primarie), SIMI (Società Italiana di Medicina Interna) e SITD (Società Italiana Tossicodipendenze).

La nuova linea guida punta a promuovere l’uso responsabile degli oppiacei, con particolare attenzione alla minimizzazione dei rischi e all’ottimizzazione degli effetti analgesici attraverso un approccio più strutturato e integrato e delinea raccomandazioni basate sulle evidenze scientifiche per l’uso degli oppiacei nella terapia del dolore cronico non oncologico, suggerendo anche interventi multimodali e strategie per minimizzare i rischi di abuso. Queste raccomandazioni includono la limitazione della dose giornaliera di oppiacei e l’adozione di strategie di sospensione in caso di comportamenti a rischio, contribuendo così a una gestione più sicura del dolore cronico non oncologico.

Concludendo, il tema della terapia del dolore e dell’uso dei farmaci oppiacei in particolare – oltre ad essere estremamente rilevante – abbraccia molti dei campi di attività del nostro Istituto, dallo studio dell’uso e dell’appropriatezza dei farmaci, ai percorsi assistenziali, alle linee guida (la legge n. 24/2017 sulla responsabilità professionale ha affidato all’Iss il ruolo di garante metodologico e di governance nazionale del processo di produzione di LG di buona qualità, informate dalle migliori evidenze disponibili e rispondenti ai bisogni di salute del Paese).

Nel suo ruolo istituzionale, l’Iss non può che supportare l’adozione di un atteggiamento “laico” nei confronti dell’uso dei farmaci oppiacei che – mettendo in atto tutte le necessarie misure di minimizzazione del rischio di abuso e dipendenza- ne favorisca l’utilizzo, ove appropriato, nella terapia del dolore.



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