Mosca “ha investito denaro, personale, una quantità enorme di sforzi” nelle minacce ibride contro l’Europa, dice Avril Haines, direttrice dell’Intelligence nazionale. L’obiettivo principale è allontanare l’Ucraina e i suoi sostenitori. Intanto gli alleati si interrogano su come affrontare queste attività
La Russia “ha investito denaro, personale, una quantità enorme di sforzi” nelle minacce ibride contro l’Europa – come sabotaggi e incedi – “e penso che continuerà a farlo”. A dirlo è stata Avril Haines, direttrice dell’Intelligence nazionale degli Stati Uniti, intervenuta ieri al Council on Foreign Relations, uno dei principali think tank americani. “In larga parte, riteniamo che” questa attività “sia incentrata sul tentativo di dissuadere la Nato e alcuni Paesi dal fornire assistenza e dal farsi coinvolgere maggiormente nel conflitto ucraino a sostegno dell’Ucraina”, ha continuato.
Si continua, dunque, a cercare una soluzione contro le minacce ibride. Quelle che, per definizione, rientrano nella cosiddetta “zona grigia”, e colpiscono soprattutto l’Europa, e in particolare la Nato, che non sembra pronta davanti distinguendo solo tra guerra e pace. Diversi gli incidenti negli ultimi tempi. Tra questi, i cavi sottomarini tagliati nel Mar Baltico, gli ordigni incendiari contro gli aerei cargo di Dhl (società che serve diversi clienti governativi), altri casi di sospetto sabotaggio e cyber-attacchi legati alla Russia in tutto il continente. Nei giorni scorsi ne hanno parlato i capi dei servizi d’intelligence di Regno Unito (MI6) e Francia (Dgse). Ma anche il tedesco Bruno Kahl, il direttore del Bundesnachrichtendienst (Bnd), il servizio tedesco di intelligence esterna, che ha citato l’ipotesi di attivazione dell’articolo 5 della Nato, ovvero quella sulla difesa collettiva, anche per le minacce ibride.
Intanto, questi tanti interventi pubblici – una tendenza emersa tre anni fa con i discorsi e la declassificazione strategica usati per mettere in guardia gli alleati sull’imminente invasione russa dell’Ucraina – servono anche ad alimentare la consapevolezza nella popolazione. In questo contesto, il fatto che nei giorni scorsi il governo lituano abbia spiegato che il recente incidente all’aereo non sia stato causato da un sabotaggio russo rappresenta un punto cruciale, considerata l’importanza di non alimentare psicosi e offrire pubblicità gratuita ai russi e alle loro campagne ibride.
Questo intervento è una sorta di lascito per Haines che sta per concludere il suo mandato. Non è l’unico. Nelle scorse settimane aveva dialogato con gli studenti di Stanford. Ospite del Council on Foreign Relations, ha parlato anche della sua agenzia, l’Ufficio del direttore dell’Intelligence nazionale (Odni), of the istituita in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001 come organismo di coordinamento delle altre 17 agenzie della comunità. Haines ha parlato della transizione verso una seconda amministrazione di Donald Trump e ha fatto alcuni sottili riferimenti a un Odni dell’era Trump, osservando che sarebbe “difficile” per lei “credere che qualcuno in arrivo non voglia mantenere queste relazioni” di collegamento con i servizi di intelligence partner, e che “il lato gestionale” del direttore dell’intelligence nazionale (Trump ha indicato Tulsi Gabbard) è fondamentale, data la sua responsabilità di integrazione e coordinamento dell’intelligence.